Si riposiziona su Ip lo storage di Ibm

Ripensando alla propria offerta di memorizzazione, Big Blue punta anche maggiormente sulle Pmi. Perno della strategia e la tecnologia iScsi, che evita l’utilizzo di Fibre Channel.

Battezzando la nuova entità Total Storage, il Ceo di Ibm Lou Gerstner
è stato chiaro: "Mi attendo una fatturato equiparabile a quello
della visione pSeries
(la gamma di server Unix, ndr)". Gli
obiettivi delle ultime novità di Big Blue nel settore, dunque, sono
ambiziosi e rispecchiano le forze messe in campo, ovvero un organico
di circa 18mila persone nel mondo, in linea con quello dell’area
Global Services o delle varie divisioni server.
Dietro la gamma Total Storage, si cela l’intento di attaccare il
mercato delle piccole e medie aziende, fin qui un po’ trascurato.
Accanto a un riorganizzazione ad hoc, dunque, arrivano prodotti che
cercano di portare la soluzione San verso chi, sino a oggi, non
avrebbe potuto permettersela. Il primo tassello della composizione si
chiama Total Storage Nas 300G e, più ancora che un server Network
Attached Storage, si presenta come un gateway fra Nas e San. Infatti,
il prodotto, che sarà disponibile nel corso del mese di marzo, a per
vocazione quella di assicurare la convergenza fra reti Ethernet e
San. Appare chiaro come la mossa cerchi di infastidire Emc là dove
l’azienda, con i Celerra, si è accontentata di proporre servizi di
file server unicamente in correlazione ai propri sistemi Symmetrix.
E questa è solo la prima tappa, poiché il nuovo dispositivo dovrebbe,
più avanti, utilizzare la nuova tecnologia iScsi (sta per Ip Scsi),
un protocollo di incapsulazione dei dati Scsi sulle reti Ip. In
sostanza, entro fine giugno dovrebbe essere disponibile il primo
hardware che impiega questa nuova tecnologia e sarà indirizzato
proprio alle Pmi. Il dispositivo, che si chiamerà Total Storage iScsi
200i, si presenterà come uno step intermedio fra Nas e San (che
vorrebbe rimpiazzare) e offrirà alle piccole e medie realtà che
dispongono di una rete Gigabit Ethernet una capacità da 200 Gb fino a
1,74 Tb, con l’affidabilità e la sicurezza proprie dello Scsi.
L’intento ultimo di Ibm è arrivare a sostituire il Fibre Channel
nella maggior parte delle applicazioni correnti. Peraltro, lo stesso
costruttore ha ammesso che le prestazioni sono, per ora, inferiori,
visto che si parla di qualche centinaio di Mbit per secondo contro
gli 1 o 2 Gbit del Fibre Channel. Ma la differenza, secondo Ibm sta
già oggi nei costi, che vengono stimati inferiori di dieci volte.
La breccia aperta da Ibm nel piccolo universo delle San sembra già
poter far spazio ad altri attori. Cisco, in particolare, ha comprato,
già lo scorso anno, Newspeed, una start up specializzata nei gateway
applicativi Scsi e poi si è coalizzata con Ibm per sottoporre il
protocollo iScsi all’approvazione dell’organismo di standardizzazione
Ietf (Internet Engineering Task Force). Altri big dell’informatica
possono avere carte da giocare, poiché, aprendosi alle rei Ip, lo
storage Scsi necessita ancora di numerose migliorie. A cominciare
dall’accelerazione della costruzione di pacchetti Tcp, alla quale si
sono già attaccate alcune piccole start up californiane, come Lmg
(poi comprata da Q-Logic) o Alachritech, mentre ora stanno arrivando
i grandi nomi, come Intel, Agilent o Adaptec. Un altro aspetto da
prendere in considerazione è il naming delle risorse di storage, un
terreno che Microsoft, molto attiva, intende fare proprio in
esclusiva.
In definitiva, iScsi si presenta come uno standard nato su
considerazioni di "buon senso", ma ora occorre che si affermi
rapidamente, mantenendo le promesse disattese da San Fibre Channel,
infine bocciato dagli utenti.

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