Definito l’organigramma globale e il raggio d’azione delle varie realta locali, il gruppo franco-olandese inizia a operare con il nuovo marchio nato dalla fusione. Quasi duemila i dipendenti in Italia, ma altri mille saranno assunti il prossimo anno.
L’Italia è uno dei paesi "osservati speciali" dal management della
neonata Atos Origin, ormai pronta a operare dopo aver messo a punto
le strutture global e locali, a seguito del merge annunciato
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a fine agosto; 000; A; 28-08-2000
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. "Le due preesistenti filiali locali erano profittevoli – ha
precisato Bernard Bourigeaud, presidente e Ceo del gruppo
franco-olandese – ma la nuova realtà si colloca all’ottavo posto
fra le società di servizi in Italia, per cui occorre rafforzare il
business locale, anche attraverso acquisizioni". Qui si fermano
le rivelazioni del manager transalpino (che però opererà da
Amsterdam), lasciando intendere che gli Internet service provider e
alcuni settori verticali potrebbero essere i bersagli di possibili
espansioni. Ricordiamo che la sola Atos acquisì nel 1998 Sesam e lo
scorso anno fu a un passo dal rilevare il business della Pubblica
amministrazione locale di Bull.
Ma i piani di sviluppo, già a breve termine, prevedono un
rafforzamento anche di natura, per così dire, endogena. Il processo
di fusione fra le precedenti strutture si è sostanzialmente concluso,
dando vita nel nostro Paese a un’azienda da circa 1.900 dipendenti
(cui si aggiungono 600 subcontractor) e 197 milioni di euro di giro
d’affari. "La nostra massa è destinata ad aumentare – ha
confermato Luigi Pezzini, Ceo della Atos Origin Italia – poiché
prevediamo di assumere altre mille persone nel corso del 2001".
Oggi, a livello locale, l’azienda ha un business suddiviso per il 62%
nella consulenza e system integration e per il restante 38%
nell’outsourcing. I clienti si collocano soprattutto nelle aree
dell’industria (25%), delle telecomunicazioni e high-tech (20%), del
retail (18%) e della finanza (17%). Quattro saranno le divisioni
operative, dedicate rispettivamente a Erp estesi, software tecnico,
soluzioni per l’e-business e outsourcing. A esse si affiancano due
business unit, una dedicata al mondo bancario e finanziario, l’altra
che corrisponde alla filiale romana.
Secondo Pezzini, l’obiettivo di crescita per il 2001 è stato fissato
nel 15%, un tasso che l’intero gruppo si è invece prefisso per il
2002. "Abbiamo sofferto come tutti della frenata generalizzata
del mercato Erp – riprende Pezzini, che prima guidava Origin
Italia – ma intravediamo una certa ripresa nel mercato
dell’outsourcing, che è uno dei nostri punti di forza".
A livello globale, Atos Origin è una realtà che oggi vale 2,8
miliardi di euro, conta su 27mila dipendenti ed è presente in oltre
30 paesi. Fra le realtà europee, il merge le ha consentito di salire
fino al terzo posto, dietro a Cap Gemini Ernst&Young e a Getronics.
Francia e Olanda generano insieme il 55% del fatturato complessivo e,
al momento, Philips, ovvero il cliente di maggior peso, contribuisce
per il 24% alle vendite della società. "Vogliamo che il suo peso
scenda al 15%, ma senza che ciò comporti una riduzione del business
realizzato – ha ammesso Bourigeaud –. Questo significa che
dovremo intensificare il volume d’affari prodotto dal resto della
clientela".