Segnali e trend dal mondo delle connessioni

Se l’Interop di New York non ha forgiato novità “epocali”, ha però tracciato le linee che guidano lo sviluppo del networking. Virtualizzazione e Soa sono anche qui in primo piano

Tenutasi a New York, l’edizione autunnale di Interop, storica manifestazione
dedicata all’Ip communication e, dunque, all’interoperabilità,
ha messo in luce alcune linee conduttrici lungo le quali si stanno dipanando
gli sviluppi della connettività. Non stupisce che siano comuni ad altri
ambiti dell’It infrastrutturale.
La parola d’ordine di Ca, per esempio, è stata virtualizzazione.
Secondo il Ceo John Swainson, infatti, nei prossimi 5 anni si assisterà
a una sempre più spinta virtualizzazione delle risorse fisiche allo scopo
di alleviare la complessità dei datacenter. Il fenomeno riguarderà
processori, dispositivi, storage, reti, applicazioni e database. Spazio, dunque,
a tutte le tecnologie correlate, in primis ai software che realizzano macchine
virtuali, ma anche alle soluzioni di It management, dato che si aggiungeranno
nuovi livelli di complessità da gestire con attenzione. Inoltre, serviranno
soluzioni di sicurezza che tengano conto delle correlazioni tra le infrastrutture
e della presumibile ondata di connessioni remote. In più, dovrà
essere garantita l’interoperabilità con gli ambienti esistenti,
comprese le infrastrutture mainframe-legacy. Il secondo leit motiv cantato dal
Ceo è stata la Soa. E, anche in questo caso, c’è bisogno
di software in grado di gestire la complessità. Tutto ciò (e Ca
ne gioisce) comporta un aumento del “peso specifico” delle soluzioni
di Eitm (Enterprise It management) di sicurezza e di Business service optimization
(Bso). Niente di nuovo sotto il sole, dato che anche Ibm, Bmc, Hp, Microsoft
e praticamente tutti quelli che si occupano di It management hanno le stesse
idee.

Anche Juniper Networks ha puntato il dito sull’evoluzione trainata dalle
Soa che, secondo il Chairman e Ceo della società, Scott Kriens, sarebbero
«il prossimo grande elemento» che trainerà la spesa
It. In gioco vi sono le infrastrutture, le applicazioni e la sicurezza mentre,
trasversalmente, gli standard aperti, «elemento critico nel puzzle
Soa
», consentiranno di capitalizzare su investimenti già fatti.
Kriens non ha fornito molti dettagli sulla strategia Juniper per presidiare
il territorio Soa, ma le partnership allacciate di recente parlano chiaro: il
produttore vuole raggiungere spazi adiacenti al puro networking. In questo senso
si inquadra quella recente con Symantec per lo sviluppo di soluzioni di Unified
threat management, di intrusion prevention, di controllo degli accessi al network
e di compliance degli endpoint.

È o non è tempo di Nac?
Proprio della sicurezza degli accessi si è molto discusso all’Interop.
Protagonista è stato il Nac (Network access control) introdotto da Cisco.
In attesa che si compia la convergenza con la piattaforma di network security
di Microsoft (Nap, Network access protection), è emerso che la diffusione
degli standard presso l’industria non è ancora sufficiente per
l’adozione senza riserve da parte degli utenti. Del resto, proprio sugli
standard che rientrano nelle definizioni del Nac c’è ancora qualche
incongruenza. Basta dire che, attualmente, Juniper propone un propria concezione
del controllo dell’accesso (Unified access control) e che parimenti fanno
altri produttori. Se ciò non bastasse, il Trusted Network Connect (Tnc),
lo standard aperto che consente l’interoperabilità tra soluzioni
Nac, non è supportato da Cisco. Insomma, l’Interop sembra aver
sancito che il Nac si configura come un obiettivo da raggiungere e che gli utenti
farebbero bene ad aspettare ancora un po’. Secondo i vendor che il Nac
l’hanno ormai sposato, comunque, entro 5 anni la sua adozione sarà
generalizzata.

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