Se lo smartphone tiene traccia dei tuoi spostamenti

Mentre Jobs cerca di rassicurare gli utenti di iPhone e Ipad, si sollevano dubbi su Android e Windows Phone 7. Come vengono usati i dati memorizzati?

Si è sollevato un vespaio di polemiche dopo la diffusione dei dettagli di una scoperta condotta sugli iPhone e gli iPad di Apple.

Due ricercatori (tra cui un ex dipendente della società della mela) hanno rivelato di aver individuato, sul sistema operativo iOS 4, un file in formato SQLite che tiene traccia degli spostamenti dell’utente.

All’interno di tale database sono raccolte, in chiaro, una serie di coordinate GPS, una sequenza di caratteri che rappresenta date ed orari (timestamp) ed ulteriori informazioni (tra queste spiccano i nomi delle reti Wi-Fi rilevate nelle vicinanze del dispositivo).



Steve Jobs ha voluto affrettarsi a sgombrare il campo da equivoci spiegando come la sua società non faccia in alcun modo uso dei dati raccolti.

La posizione di Apple
Con la pubblicazione della pagina “Apple Q&A on Location Data“, si afferma che: "Apple non sta tracciando la posizione del vostro iPhone. Non l’ha mai fatto e mai lo farà“.

Apple spiega che gli strumenti utilizzati per fornire agli utenti, in modo preciso e veloce, informazioni sulla loro posizione – tutelando sicurezza e privacy – hanno sollevato questioni tecniche molto complesse, difficili da chiarire in poche parole. “Gli utenti sono in parte confusi perché gli sviluppatori di queste nuove tecnologie (tra i quali Apple) non li hanno sufficientemente informati, sino ad oggi, a proposito di esse“.

Apple ha confermato che gli iPhone mantengono aggiornato un database degli hotspot Wi-Fi e delle antenne della telefonia mobile disponibili in prossimità del dispositivo.

Tali informazioni, spiegano i tecnici della società di Cupertino, vengono sfruttate per ridurre il tempo necessario per stabilire la posizione dell’utente sul globo terrestre (da qualche minuto ad una manciata di secondi).

Nei casi in cui l’utente abbia concesso un’esplicita autorizzazione, l’iPhone trasmette dati codificati e raccolti in forma anonima ad un server che risponde inviando un insieme di informazioni, salvate poi nel file consolidated.db, al centro delle recenti polemiche.

La società ha aggiunto che vi sarebbero due bug nell’implementazione del sistema che conta di risolvere definitivamente in un aggiornamento del firmware che sarà distribuito “nel corso delle prossime settimane“.

La prima imperfezione rilevata ed ammessa da Apple è che il database consolidated.db non avrebbe dovuto crescere così tanto in termini di dimensioni (alcuni utenti hanno riferito di avervi trovato salvati oltre un anno di dati). Apple ha quindi anticipato che il file SQLite consolidated.db conserverà informazioni relativamente alla sola ultima settimana di attività.

Il secondo bug è legato al fatto che, sempre secondo Apple, quando i servizi di geolocation sono disattivati, l’iPhone può continuare ad aggiornare la cache relativa al posizionamento del dispositivo. Con il rilascio di una nuova versione del firmware sarà sanato anche questo difetto.

Apple ha inoltre precisato che il file consolidated.db non sarà più inserito nelle copie di backup generate ricorrendo ad iTunes e che il contenuto del database sarà opportunamente crittografato.

La questione Android
Le informazioni contenute nel database SQLite, insomma, non verrebbero trasmesse ad Apple e resterebbero memorizzate nei dispositivi dell’utente. Jobs, piuttosto, ha preferito spostare l’attenzione sulla concorrenza puntando il dito contro Android: secondo il Ceo di Apple, Google utilizzerebbe invece i dati relativi al tracciamento della posizione degli utenti.



Secondo alcuni analisti, tuttavia, nel caso di Google Android, non sembrerebbero essere espletate attività in maniera silente.

Alla prima accensione del dispositivo Android, infatti, il sistema operativo richiede se si desideri determinare o meno la propria posizione utilizzando le informazioni relative alle reti Wi-Fi ed alle antenne di telefonia mobile nelle immediate vicinanze.

Rispondendo affermativamente, una finestra di dialogo spiega che “il servizio di geolocation di Google utilizzerà, in forma anonima, alcuni dati raccolti dal proprio dispositivo mobile“. Tali informazioni servono proprio per ampliare il database della società ed indicare nel modo più corretto la posizione dell’utente senza ricorrere, ad esempio, al GPS.

I dati trasmessi su Android sarebbero effettivamente anonimi dal momento che l’unico indentificativo univoco sarebbe un codice collegato al device in uso, generato all’avvio del dispositivo e modificato ogniqualvolta esso dovesse essere riportato alle impostazioni di fabbrica.



Il sistema operativo di Google, inoltre, farebbe sì uso di una cache di dimensioni limitate ma essa apparirebbe nettamente differente rispetto all’ampio e dettagliato database conservato sui dispositivi iOS 4 di Apple.



La questione Windows Phone 7
Anche Windows Phone 7 trasmetterebbe a Microsoft un insieme di dati: ID univoco del dispositivo, dettagli sulle reti Wi-Fi disponibili nelle vicinanze, posizione dell’utente registrata dal modulo GPS. Il perché della raccolta dei dati è correlato ad attività di geolocation, come nel caso di Android.



Negli Stati Uniti è stata già avviata una causa nei confronti di Apple, accusata di non aver informato i suoi clienti circa il comportamento di iOS 4. Alla società guidata da Jobs viene richiesto di disattivare la funzionalità di tracciamento degli spostamenti dell’utente.

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