Se il libro di testo diventa una App

I commenti a margine degli annunci di Apple sul ruolo di iPad nel mercato education portano a far paragoni con la situazione italiana. Impietosi.

Tra i toni trionfalistici che accompagnano le presentazioni di Apple, qualche dato spinge alla riflessione.
Parlando di iPad, Phil Schiller, senior vice president worldwide marketing della società, ne ha volute sottolineare il ruolo nel mercato education.

iPad come ”game changer”, ha evidenziato il manager citando verbatim le testimonianze dei rappresentanti di alcune istituzioni scolastiche americane.
Schiller ha sottolineato come siano già 2500 negli States le classi passate a iBook Textbooks, che hanno cioè adottato libri di testo concepiti espressamente per l sua piattaforma.

Il mondo Educational, tradizionale cavallo di battaglia della società di Cupertino, è più che mai negli obiettivi di Apple, che dunque promette ulteriori aggiornamenti specifici.
Si parla infatti di iBooks Author, che consentirà molta più flessibilità nei font, nella gestione delle formule e delle espressioni matematiche, che renderà disponibili nuovi widget.
Soprattutto, si parla di libri di testo aggiornabili, proprio perché concepiti come Apps.
”Un aspetto fondamentale nel mondo Education”, ha sottolineato Schiller.

E viene automatico il confronto con l’Italia, dove il libro è digitale per legge.
Digitale ma non troppo, però.
Un confronto impietoso, visto che l’argomento, in tutti i convegni dedicati all’editoria digitale, viene sempre affrontato con quel misto di timore e ineluttabilità che da sempre accompagna le situazioni bloccate.
Un confronto ancor più impietoso, se si leggono le testimonianze degli insegnanti stessi, costretti a fare i conti con uno scenario che sembra non voler cambiare

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