Se il dato è al sicuro è un bene per clienti e canale

Le aziende con forza lavoro distribuita chiedono accesso ai dati sempre, ma in maniera sicura. Check Point e Magirus ne discutono insieme ai propri partner

Novembre 2008

Non si esauriscono in quattro e quattr’otto gli argomenti che gravitano intorno alla sicurezza informatica. Sono talmente vari gli aspetti da affrontare che Check Point e Magirus hanno voluto continuare il discorso intrapreso nel numero 176 di Computer Dealer&Var e confrontarsi con altri operatori per completare il quadro delle opportunità, ma anche delle problematiche, che rientrano sotto l’ormai sempre più sfumato settore della sicurezza Ict.

Sfumato perché i confini non sono più così definiti come un tempo.
Dalla sicurezza non si può più prescindere, in alcun ambito tecnologico, e in alcun ambiente di lavoro che utilizzi l’It. Sempre più gli utenti richiedono la possibilità di fruizione dei dati propri e aziendali da qualsiasi device, anche personali, oggi evoluti al punto da consentire connessioni sempre e ovunque.
Ma le aziende si devono tutelare affinché la sicurezza del proprio patrimonio di dati sia garantita, e in una promiscuità tale di accesso è il dato stesso a dover essere messo in sicurezza.

All’Appuntamento con il Trade delle 9,30, come segnato in agenda, arriva Luca Lazza, responsabile sicurezza del Gruppo Bv Tech per confrontarsi con i propri fornitori sul tema “Forza lavoro distribuita: l’accesso ai dati garantito e sicuro indipendentemente dai device di utilizzo”.
Per Bv Tech il tema è noto.
Il system integrator milanese ha, tra i suoi clienti che necessitano soluzioni di sicurezza, nomi nel settore Finance, Telco, Pac e Pal. Clienti con personale sul campo e dislocato: «Che utilizza le più diverse tipologie di device per accedere ai dati aziendali – conferma Lazza -, dalla posta elettronica ad altro. E in situazioni di questo tipo, è importante riuscire a garantire, oltre all’accessibilità, la sicurezza del dato. Un problema che fino a poco tempo fa non esisteva: al massimo per accedere da remoto si utilizzavano i notebook. Ma oggi la complessità è cresciuta, i dispositivi sono i più disparati e, nella maggior parte dei casi, personali. Questo aggiunge il problema dei furti e la necessità di non rendere accessibili i dati a chi non è autorizzato. Si tratta, comunque, di soluzioni che proponiamo a utenti di medio-grandi dimensioni, tenendo conto anche del fatto che i costi sono per utente, e il progetto comporta particolari complessità di gestione».
«L’evoluzione dei device ha portato i notebook ad avere dei prezzi simili a dei cellulari e questi ultimi ad avere funzionalità simili a quelle dei pc portatili – interviene Paolo Ardemagni, regional director Southern Europe di Check Point –. Accedere ai dati è quindi sempre più facile, ma dobbiamo fare in modo che anche la fruizione della sicurezza diventi semplice per l’utente. E su questo punto si prevede un’esplosione del mercato».

Ma ancora molto c’è da fare sul fronte della cultura, sia sull’utenza, sia sul canale.

Primo Bonacina, amministratore delegato di Magirus Italia, di questo concetto si fa portabandiera: «L’education è un tema di estrema importanza, dove anche i vendor stessi si possono distinguere, con alcuni più rigorosi che propongono certificazioni con l’obbligo di rinnovo, ma nel contempo valorizzano e premiano gli sforzi dei dealer. Magirus crede con fermezza nell’importanza della formazione, che rientra nella nostra divisione dedicata ai servizi (le altre sono: Sicurezza, Storage e Software e Virtualizzazione – ndr) e che proponiamo anche come opportunità di business per i dealer stessi, che possono acquistare nostri servizi di training e rivenderli ai suoi clienti. Inoltre offriamo consulenza al dealer per renderlo pronto alla veloce evoluzione dell’offerta, arrivando a offrire body rental finché il dealer stesso non acquisisce le competenze necessarie».

«È nostro compito dare valore ai partner – interviene Giuseppe Bortolato, sales manager security di Magirus –.
Non facciamo fulfillment, ma andiamo sempre più verso la specializzazione delle nostre persone, in modo da renderle in grado di supportare i dealer presso i propri clienti. Ormai la sicurezza è insita in tutti i progetti e noi dobbiamo aiutare il canale a farne capire ai loro clienti l’importanza
».

«Bisogna fare evangelizzazione sui clienti riguardo la necessità e l’utilità di puntare sulla sicurezza del dato – insiste Lazza –, come del resto è stato fatto dieci anni fa con il firewall».
Certo, ma è importante anche trovare il giusto linguaggio per essere compresi.
«Il fatto è che le aziende che si occupano di sicurezza, sono fortemente focalizzate sulla tecnologia, e non hanno troppa dimestichezza con il marketing, soprattutto quando ci si rapporta con il mercato aziendale – rileva Ardemagni –. Noi cerchiamo di parlare facile per farci comprendere meglio. Quando incontriamo i clienti abbiamo deciso di non usare acronimi, altrimenti non capiscono cosa stiamo offrendo. La nostra proposta, in sintesi, si pone come la possibilità ai clienti di ridurre il numero di vendor per la sicurezza, grazie all’ampiezza della nostra offerta, e risparmiare in risorse dedicate, gestione, e altro ancora».
«Un discorso simile è quello che stiamo proponendo ad alcuni dei nostri clienti – fa eco Lazza –, e su questo argomento i clienti sembrano essere particolarmente sensibili».

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