Se il B2B si riprende la scena

L’operazione Ibm-Sterling riporta l’attenzione su un settore che non ha mai perso valore.

Venti miliardi di dollari da investire in cinque anni: è il programma che si è dato il ceo di Ibm, Sam Palmisano, per continuare a dimostrare che la crescita va finanziata, con acume e disponibilità. Un annuncio che non si è fatto attendere dai fatti: Ibm ha cominciato ad assottigliare il montante destinando 1,4 miliardi all’acquisto di Sterling Commerce da At&T.

Un’operazione consistente, che porta addosso tre significati.
Quello della concretezza, innanzitutto: dalle parole ai fatti in pochi giorni.
Quello della capacità operativa, merce forse sempre più rara di questi tempi.
E quello della lungimiranza strategica. Qui si parla di business to business e non solo.

L’acquisizione di Sterling, fanno notare alcuni analisti di Gartner, va messa in collegamento con quella, tutto sommato recente, di Cast Iron Systems, che è servita a Ibm a mettere le mani su sistemi di integrazione dei servizi cloud. Cose utili per creare una rete “elastica” alla Ec2 per intenderci. E che se la si abbina alla Sterling Collaborative Network si ottiene un agglomerato di servizi (di cloud e di e-commerce) che i principali concorrenti di Ibm al momento risolvono con alleanze.

Il panorama dell’integrazione di processi di business strategici su tutta supply chain potrebbe dunque cambiare, costringendo chi vi opera anche a “detenere quote” delle reti su cui viaggiano i servizi.

Di sicuro c’è che il B2B sta rivivendo una stagione di vigore e di interesse. Ma il suo valore di fondo lo aveva perso solo per i disattenti.

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