Scuole e informatica, una convivenza molto difficile

Il rapporto di ReMida21 ha fotografato una situazione quasi paradossale: nelle scuole i pc sono presenti, ma sono pochi (in media uno ogni 24,4 studenti), usati in modalità stand alone e, pur essendo attivo un account, raramente sono collegati a Internet

Le scuole italiane hanno tutte una propria dotazione informatica, ma di
solito di tratta di pc stand alone o utilizzati per scopi amministrativi; di
rado è presente un collegamento Internet e praticamente nulla è la propensione a
installare una rete locale. Questo è il panorama che ha ritratto il rapporto
Scuola 2001, risultato di un lavoro di due anni condotto da ReMida21 (Rete
Milanese per la didattica e l’Apprendimento del 21° secolo), promosso dal Comune
di Milano e condotto da MxM (Milano per la Multimedialità) con la consulenza di
A.D. Between.


Relativa al primo semestre 2001, l’indagine è stata effettuata utilizzando
come campione 364 scuole statali della provincia di Milano (74% del totale). A
un primo sguardo, questi istituti mostrano un’elevata penetrazione delle nuove
tecnologie. Infatti il 100% delle scuole ha un proprio parco pc che è
indirizzato sia a impieghi amministrativi che didattici. Il dato registrato da
ReMida21 risulta attendibile visto che secondo Sirmi la diffusione dei pc nelle
scuole italiane lo scorso anno si attestava sul 95% del totale degli istituti.
ReMida21 ha inoltre rilevato che nel 96% dei casi è anche presente un’aula
multimediale (86% per Sirmi).


A Milano tutte le scuole interpellate hanno ormai un pc a uso didattico,
mentre a livello nazionale nel 2000 Sirmi aveva rilevato la presenza di computer
nel 92,9% dei casi. Quel che è certo è che nelle scuole milanesi la dotazione
informatica è più ricca rispetto alla media delle scuole italiane: ogni scuola
ha infatti circa 43 pc (contro i quasi 26 in media in Italia), ossia un computer
ogni 19,7 allievi, mentre nel resto d’Italia risultano essere uno ogni 24,4
studenti.


Ormai tutte le scuole della provincia di Milano sono dotate di un accesso a
Internet, tuttavia la maggior parte dei computer non è ancora collegata: il
97,5% del totale ha un account (70% è la media a livello nazionale), mentre i pc
collegati a Internet sono meno di un terzo.


Le scuole milanesi che dichiarano di essere dotate di una qualche forma di
rete locale sono il 77,7% contro un dato nazionale del 53%, ma nella maggior
parte dei casi si tratta di reti semplici e spesso limitate alle sole aule
multimediali (44% dei casi). Solo il 2% ha cablato gli edifici scolastici e ha
il pc in classe.


Dal punto di vista dell’infrastruttura tecnologica, gli obiettivi del
progetto della comunità europea e-Europe prevedono sostanzialmente una scuola
interamente cablata, con pc e collegamento Internet disponibili in tutte le
classi tramite una connessione a una lan/intranet e collegamento a larga banda.
Per quanto riguarda la dotazione di computer, l’obbiettivo di e-Europe è
di arrivare a 5 pc ogni 15 allievi, ma evidentemente siamo ben lontani da questi risultati.


Per adeguare gli istituti didattici italiani al progetto e-Europe, ReMida21
ha stimato gli investimenti necessari in 3mila miliardi di lire, per 11mila
scuole, 33mila sedi scolastiche, 330mila classi e 6,7 milioni di studenti. Se
però si riuscisse a usare un pc preesistente come server e un pc in classe,
l’investimento potrebbe scendere a 2mila miliardi di lire. Le stime parlano poi
di 400 miliardi di manutenzione l’anno. La dotazione di pc portatili dei 660mila
docenti di ruolo comporterebbe una spesa di 1.900 miliardi, mentre la formazione
di 20 docenti e di un tutor didattico e tecnologico per ogni scuola porterebbe a
una spesa di 65 miliardi di lire.


“Le scuole non costituiscono ancora un mercato per i fornitori di tecnologie
didattiche – ha dichiarato Francois Brabant di A.D. Between – manca infatti una
figura assimilabile a un responsabile dei sistemi informativi. Il processo di
acquisizione di beni e servizi è lento e burocratico, la cultura
dell’investimento tecnologico è scarsa. Il cablaggio degli edifici non è ancora
un obbiettivo condiviso dalle scuole perché non c’è il minimo interesse a
riguardo. Portare la larga banda negli istituti scolastici significa risolvere
complessi problemi tecnologici, edilizi, burocratici, didattici e di
mercato”.

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