Scm, per gestire l’ecosistema impresa

La pianificazione industriale e la logistica non sono problematiche nuove. Da sempre, infatti, una delle prime necessità è gestire la complessità dell’approvvigionamento legato alla produzione e disporre di informazioni affidabili. In seguito è sorto i …

La pianificazione industriale e la logistica non sono problematiche nuove. Da sempre, infatti, una delle prime necessità è gestire la complessità dell’approvvigionamento legato alla produzione e disporre di informazioni affidabili. In seguito è sorto il bisogno di migliorare l’efficienza della “catena” e si è capito che un’ottimizzazione globale è molto più performante della somma di tante ottimizzazioni locali. Per mirare a tale scopo, è sorta la necessità di disporre di software e metodologie che consentissero non tanto di migliorare ciascuna fase del ciclo produttivo e della distribuzione, ma di affrontare il problema nella globalità. A questa sfida hanno cercato di rispondere produttori software come Manugistics e i2, all’inizio degli anni 90, sviluppando il concetto di Supply chain management (Scm), cioè gestione della catena logistica globale, e promuovendo soluzioni Aps (Advanced planning system).


La preistoria della Scm

Secondo il parere autorevole di Sanjiv Sidhu, fondatore di i2, lo scenario prevalente alla fine degli anni 80 vedeva utilizzate soluzioni Mrp II (Manufacturing resource planning, concetto che ha sostituito quello di Material requirement planning). Non era facile farsi ascoltare, per chi si proponeva al mercato con idee innovative sulla gestione della logistica. Molte aziende, tuttavia, si sono rese conto che i software Mrp II, alla fine, rischiavano di essere controproducenti perché generavano lunghi cicli di processo. Del resto, già i produttori di Erp promuovevano proprio soluzioni di tipo Mrp II.
Secondo i2 la sfida più grande da giocare è stata inizialmente di tipo “culturale”. Poi, gradualmente, la comparsa di soluzioni pacchettizzate, insieme all’aumentare della potenza di calcolo dei sistemi, hanno fatto emergere i nuovi concetti di gestione della catena logistica, che hanno cominciato a sostituire gli algoritmi di ottimizzazione utilizzati fino a quel momento.
Si è in seguito compreso, sostiene Sidhu, che gli algoritmi lineari non sono applicabili in tutti i casi. Sono stati sviluppati, allora, algoritmi di ottimizzazione differenti, derivati anche dall’intelligenza artificiale.
Un altro elemento fondamentale della moderna Scm è stata la rappresentazione sotto forma di oggetti della catena logistica, che ha permesso di approcciare in modo differente la modellazione dei processi. Ma senza l’incremento della potenza di calcolo ciò non sarebbe potuto accadere. In effetti, nel momento in cui l’Scm si è affacciato al mercato, esistevano numerose soluzioni di attori specializzati nella pianificazione industriale o nei trasporti, e la stessa i2 ha adottato la strategia delle acquisizioni per portarsi in casa differenti competenze. Il consolidamento dello scenario, in sostanza, ha agevolato la gestione del ciclo da un’estremità all’altra, partendo dal momento dell’ordine di un pezzo, fino alla sua consegna, e ha contribuito all’imporsi di un aproccio allargato, come quello della disponibilità alla domanda (available-to-promise). L’insieme di questi concetti ha generato l’idea attuale dell’Scm, senza trascurare, ovviamente, l’importante apporto della ricerca, che ha consentito di sviluppare software in grado di supportarla.


Unione di specialità di nicchia

In linea generale, i software di Scm sono indirizzati a tutte le aziende che producono e commercializzano beni fisici. Alcuni settori si sono mostrati più ricettivi di altri, perché mossi da necessità più cruciali. Per esempio, i comparti dove i cicli produttivi sono corti, oppure quelli che hanno a che fare con l’alta tecnologia, o ancora, le industrie che immobilizzano grandi capitali (come le acciaierie o i produttori di automobili) e quelle che trattano beni deperibili.
Quando i produttori di Erp hanno abbandonato i concetti propri del Mrp II (circa cinque anni fa) per abbracciare la nuova strategia, il mercato si è ridestato. Secondo il manager di i2, è da quel momento che tutti si sono accorti della validità delle proposte e, nonostante l’incremento della concorrenza, gli specialisti di Scm hanno trovato davanti una strada in discesa.
L’offerta dei produttori di Erp, tra l’altro, ha caratteristiche diverse da quella degli attori specializzati. Prima di tutto, ha commentato Sanjiv Sidhu, perché queste società hanno ovviamente evitato di promuovere specificamente la gestione della logistica, a rischio di danneggiare l’imporsi degli Erp, i quali, comunque, sono sempre stati presentati come pre-requisito indispensabile. Un “substrato” gestionale, certamente, è necessario, ma non per forza deve trattarsi di un Erp. Quello che conta davvero, secondo gli specialisti della Scm, è il modello di dati che risiede sotto l’applicazione.
Un’altra “resistenza” culturale, legata agli Erp, deriva dallo scetticismo che hanno generato in tutte le situazioni in cui la loro implementazione non è stata coronata da successo o non ha apportato concreti benefici economici. A fronte di tale esperienza, molte imprese hanno adottato l’ottica dell’estrema cautela. Attualmente, comunque, la situazione dell’industria occidentale si starebbe sempre più orientando verso un modello che vede la gestione della logistica “integrata” e abilitata dalle tecnologie Web come un tassello fondamentale dell’ecosistema commerciale. Il mercato, secondo gli analisti, sarà sempre più condizionato dall’efficacia di cicli il più possibile corti e pronti all’innovazione, secondo un approccio di rete che collega il sistema produttivo con la distribuzione.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome