SapForum fra ottimismo e presa di coscienza

L’amministratore delegato Roberto Pasetti ribadisce l’impegno di Sap Italia di supportare l’innovazione It con architetture duttili. Quel che ci vuole per far crescere l’investimento It nelle Pmi.

Esperienza, visione e innovazione sono i tre temi che caratterizzano la capacità delle aziende di muoversi in modo dinamico sul mercato e che sono stati al centro del convegno d’apertura dell’undicesima edizione di SapForum ’05 dal tema “Percorsi per l’innovazione, la competitività e lo sviluppo”.


Nel suo intervento introduttivo Roberto Pasetti, amministratore delegato di Sap Italia, nel ricordare cifre ormai note, che delineano inesorabilmente il declino della competitività del Sistema Paese (scesa nel 2004 al 47esimo posto a livello mondiale) e come l’Italia investa ancora solo l’1,97% del Pil in It, contro un 3,13% della Francia, un 3,09% del Regno Unito e del 3,03% della Germania, ha anche osservato che se l’It non è ben strutturata può rappresentare, per paradosso, un ostacolo all’efficienza dell’azienda.


Oggi la sfida più forte dei Sistemi informativi è quella di poter disporre di una piattaforma che riesca a gestire tutte le tematiche legate ai processi di business, con l’obiettivo di offrire un supporto sempre maggiore alla produttività e all’efficienza dell’impresa.


In questo contesto, dunque, per consentire di affrontare le nuove sfide, Sap ha introdotto il termine di "applistructure" coniato da JpMorgan, cioè la convergenza tra il mondo degli applicativi e delle infrastrutture, il tutto basato sui Web services, che devono essere modulari e accessibili in modalità diverse secondo gli standard di mercato, in pratica la quarta ondata evolutiva del mondo dell’informatica. Se questa è la nuova frontiera dell’It, la vision di Sap poggia sul concetto di Business Process Platform, una piattaforma che consente di costruire processi flessibili, di garantire l’omogeneità delle soluzioni a tutto l’ecosistema nonché la massima efficienza e trasparenza. Questa piattaforma darà una più elevata autonomia nel comporre le soluzioni. Il tutto potrà contribuire ad avviare, da parte delle aziende, un nuovo paradigma di costruzione, impostato su tre filoni: velocità (tempi più brevi di realizzazione), efficienza (riuso sistematico delle componenti applicative) e qualità (livelli mai raggiunti precedentemente di qualità e scalabilità).


Il convegno è proseguito con una tavola rotonda, moderata dal giornalista Antonio Calabrò, direttore responsabile ApCom, che ha stimolato i partecipanti a dire la loro sulla perdita di competitività del Sistema Italia e di come sia possibile affrontare l’aggressività di mercati come Cina e India, che non solo ci battono perché hanno prodotti a prezzi più competitivi, ma perché anche stanno investendo in ingegneri e tecnici che fanno innovazione. Alberto Marenghi, presidente dei giovani industriali della Lombardia, ha ricordato come le difficoltà di esportare non sia solo verso i paesi dell’Oriente ma anche in Europa, per cui la situazione è grave. All’origine sta la nostra struttura produttiva fatta di tante piccole e piccolissime aziende che non sanno fare aggregazione, non sanno coalizzarsi per offrire prodotti a maggior valore aggiunto.


Francesco Casoli, amministratore delegato del Gruppo Elica, di Fabriano, ha innanzitutto ricordato che i risultati si ottengono se gli imprenditori ritrovano la capacità di operare con entusiasmo e di creare intorno a sé un microcosmo di aziende che abbiano la volontà di far accadere le cose. Come in effetti ha dimostrato il distretto di Fabriano con una serie di iniziative vincenti e come ha fatto la sua azienda che esporta in Cina prodotti di fascia bassa. Secondo Casoli, bisogna ridisegnare il sistema di approccio al mercato e creare una nuova imprenditoria che sappia fare innovazione e coagulare introno a sé nuove iniziative.


Una testimonianza di quanto stanno facendo gli enti locali è venuta da Falvio Del Bono, vicepresidente Regione Emilia Romagna, che è impegnata ad aiutare le azienda a internazionalizzare i mercati e a innovare, mettendo a disposizione una dorsale unica a banda larga pubblica, sulla quale si aspetta che vengano veicolati sempre più servizi.


Michele Perini, presidente di Assolombarda, appena tornato da un viaggio in India e Cina, ha anch’egli osservato che le nostre Pmi sono troppo piccole per il mercato Cinese, per cui è necessario pensare non solo come competere in casa ma anche cercare di vendere direttamente sul posto, in quanto anche le Pmi in termini di filiera possono operare in Cina. Secondo Perini, prevedere in futuro un’Italia senza fabbriche è un rischio, perché delocalizzare la produzione comporta anche la necessità delle aziende di prevedere maggior rifornimento di prodotti in magazzino, per cui i benefici dei costi minori di produzione si perdono con i maggiori costi di gestione delle scorte.


A tale proposito Casoli ha osservato che invece di parlare di delocalizzazione sarebbe meglio di parlare di localizzazione della produzione nei mercati più competitivi, in modo da essere già sul posto e aggredire localmente con prodotti pensati in Italia.


Per esigenza di spazio, non potendo citare tutti gli interventi dei partecipanti alla tavola rotonda, a chiusura ricordiamo il commento di Pasetti che ha sottolineato come Sap sia impegnata a portare presso le Pmi, che non investono nell’It perché spesso non hanno visto ritorni percepibili degli investimenti fatti, un prodotto ridisegnato sulle loro esigenze e più flessibile. Ma va anche sottolineato che spesso le Pmi non hanno le competenze interne per avviare il cambiamento, per cui l’impegno di Sap è anche quello di creare cultura non solo sul prodotto, ma anche sulle sue evoluzioni che possono portare a una migliore operatività interna dell’azienda.


A conclusione, aggiungiamo i dati rilasciati da Pasetti in un incontro successivo con la stampa, relativi a Sap Italia, la quale, nonostante il 2004 sia stato un anno difficile per le software house, è riuscita a crescere del 4,5% (il valore in cifre non viene rilasciato), grazie anche al successo ottenuto presso le Pmi, dove l’incremento è stato più sostanzioso (+25%), guadagnando quindi un market share del 48%. Nel corso dell’anno i nuovi clienti sono stati 350 e 300 i nuovi progetti su base installata.

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