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SAP mette in campo l’ingegnerizzazione della trasformazione digitale

Analisi ed esperienza permettono a SAP di candidarsi al ruolo di guida per ottimizzare tempi e costi dell’innovazione attraverso l’ingegnerizzazione della trasformazione digitale

Tra gli insegnamenti lasciati dalle vicende degli ultimi due anni, in campo IT uno importante riguarda il cloud. La presa di coscienza da parte delle aziende dell’impossibilità di rimandare l’innovazione tecnologica e la consapevolezza di doverlo ormai decidere senza più esitazioni, sta infatti ricevendo un’accelerazione imprevista. Grazie anche gli ultimi eventi in grado di sfatare alcune convinzioni radicate per anni. «Abbiamo l’ambizione di triplicare il nostro fatturato cloud nel giro di due anni anche in Italia – afferma Carla Masperi, acting country manager Italy e chief operating officer di SAP Italia-. L’onda è ormai seguita anche nel nostro Paese, ora sono i clienti stessi a chiedercelo e noi abbiamo gli strumenti adatti per accontentarli».

L’occasione per l’interessante punto della situazione è il recente Sapphire di Madrid, utile anche per un confronto sullo stato di avanzamento complessivo. «I clienti vogliono più velocità e un’innovazione più rapida – prosegue Masperi –. Chiedono una piattaforma al passo con i tempi e noi possiamo offrire loro RISE with SAP. Se fino a qualche anno fa si incontrava ancora molta reticenza verso il cloud, ora la propensione è decisamente cresciuta».

Superati i timori, il cloud diventa la soluzione ideale

Almeno in parte, merito anche proprio dell’eccezionale concatenazione di avvenimenti difficili da prevedere, per effetto dei quali si è ribaltata una delle sensazioni più diffuse verso il cloud. Oggi infatti visto come ambiente in grado di aumentare il livello di sicurezza per l’infrastruttura IT aziendale, mettendolo più al riparo da attacchi. Una sorta di rifugio comune, dove risolvere anche i problemi legati all’azienda aperta e alla gestione della supply chain.

«Si cerca più prossimità nella supply chain, con la convinzione di poter garantire un servizio più completo al cliente – osserva Masperi -. Una spinta in più verso il cloud, la scelta in grado di mostrare benefici tangibili nel più breve tempo possibile».

Superate le indecisioni, inevitabilmente un cliente si aspetta di poter agire praticamente nell’immediato e coglierne subito i relativi benefici. Serve quindi qualcosa di più di un semplice servizio cloud; strumenti in grado di garantire una vera e propria business transformation in ottica as a service. Esattamente ciò per cui è stato pensato RISE with SAP.

«Oltre ai vantaggi di un’infrastruttura sempre aggiornata della quale non doversi preoccupare, resta invariata la possibilità di rispettare le specificità del cliente. Un beneficio architetturale insito nella piattaforma».

La prospettiva quindi, di superare un altro degli scogli storici del cloud, soprattutto quando si parla di PMI e di conseguenza della larga maggioranza delle realtà italiane alle prese con la trasformazione digitale da assecondare e supportare. In particolare, con la possibilità di accedere ad aspetti dell’innovazione difficilmente raggiungibili in autonomia. «Il continuo investire in ricerca e sviluppo porta a risultati importanti come l’automazione dei processi e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per arrivare a un ERP sempre più autonomo».

A questo si aggiunge un’altra esigenza molto attuale, la capacità di raccogliere e analizzare dati a tutti i livelli per restituire analisi in grado di guidare le decisioni, in piena sintonia con quanto ormai la regola nelle grandi organizzazioni. Soprattutto però, a beneficio dell’intera supply chain, con l’obiettivo finale di soddisfare i bisogni del cliente, se non addirittura anticiparli. In tutto questo, deve inserirsi ormai a pieno titolo anche la sostenibilità, dove la simulazione degli scenari frutto delle potenziali decisioni può aiutare a non azzardare mosse sbagliate, controproducenti non solo per l’immagine.

Dalla migrazione all’ingegnerizzazione

In pratica, non si parla più di affrontare una semplice migrazione al cloud, quanto invece di mettere in campo una sorta di ingegnerizzazione della digital transformation. Una sfida certamente più impegnativa, ma anche più remunerativa in termini di efficienza, competitività e sicurezza, dove la buona notizia è prima di tutto una rinnovata disponibilità.

«I nostri clienti restano cerco preoccupati per la situazione complessiva. Tuttavia non stanno rinunciando a investire in ERP. Credo sia dovuto alla convinzione che in questo scenario se non si innova guardando al digitale, non si ha più molto futuro».

Le opportunità non mancano. L’indecisione degli anni passati e lo stimolo del PNNR si stanno rivelando una buona combinazione per colmare quel divario tecnologico accusato ormai da tempo in Italia. «Altrettanto importante però, è guardare al divario di competenze e di cultura. Le aziende hanno capito di dover agire a stanno inquadrando anche come. Hanno bisogno di avere qualcuno al loro fianco, e questo è il nostro compito».

Cambiare architettura, mentalità e processi non è certamente un passaggio facile. Contare su un aiuto in grado di portare ai risultati senza addentrarsi più del necessario nei dettagli tecnici, è sicuramente uno stimolo in più. «C’è bisogno di innovare, di diventare digitali e sostenibili. Ma c’è anche il bisogno di avere qualcuno al fianco in grado di guidare e insegnare. La nostra intenzione è garantire un partner tecnologico, in grado anche di accompagnare, di ripensare e aiutare a diventare più agili».

Guardando allo scenario italiano c’è ancora un aspetto da considerare. La grande varietà e frammentazione di attività sul territorio, contrasta spesso con la messa a punto di un’offerta standard. «Sosteniamo da tempo il concetto di best practice. Un punto finalmente percepito, grazie al quale riuscire a guardarsi dentro, ma al tempo stesso non sentirsi a tutti i costi diversi o unici. Spesso, l’unicità è solo nell’ultimo chilometro, dove è più facile intervenire. In ogni caso, il cloud è un’occasione importante per guardare fuori, per imparare come essere più efficienti».

In realtà, anche uno dei sintomi più preoccupanti della sempre più pericolosa riluttanza al cambiamento, dietro il pretesto di operare in un certo modo da sempre. Il vero nodo della questione è trovare la giusta misura tra un processo personalizzato, che richiede anche più tempo e soldi, e l’innovazione per come si presenta.

L’ottica nella quale vuole inquadrarsi RISE with SAP. Guidare la trasformazione digitale verso il cloud rispettando i tempi della singola organizzazione. Analizzata la base installata, si può valutare tempi e modalità dei singoli moduli, rispettando comunque le caratteristiche di singolarità e lasciando il tempo necessario per assorbire i cambiamenti.

«Una delle migliori conferme sulla bontà del progetto è la rapida discesa nei tempi dei processi di adozione – conclude Carla Masperi -. In generale, dipende dalla velocità con cui vuole procedere l’azienda rispetto al vero potenziale della tecnologia».

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