
L’intelligenza artificiale è ormai al centro della trasformazione digitale delle imprese, ma la vera sfida è integrarla nei processi in modo strategico e sostenibile. Questo il cuore della visione emersa dal SAP Executive Summit 2025, dal titolo Prima il domani: Empower Business, Environment and Society with AI, tenutosi a Villa d’Este, a Cernobbio. In un dialogo congiunto, Emmanuel Raptopoulos, Chief Revenue Officer APAC, EMEA & MEE di SAP, e Carla Masperi, Amministratrice Delegata di SAP Italia, hanno tracciato una roadmap ambiziosa ma concreta per accompagnare le aziende verso un futuro dove dati, cloud e AI lavorano in sinergia.
Dal generativo agli agenti intelligenti: l’evoluzione dell’AI secondo SAP
Per SAP, il percorso dell’AI si articola in tre fasi. La prima, già familiare, è quella dell’intelligenza artificiale generativa, focalizzata sull’interazione con l’utente. La seconda introduce gli AI agent, capaci di collaborare tra loro, interpretare scenari complessi e supportare decisioni articolate. “Un esempio è la gestione di un contenzioso interno a un’azienda,” spiega Raptopoulos. “Coinvolgendo più attori e fasi, possiamo automatizzare il processo riducendo fino al 30% i tempi e aumentando l’efficienza su HR, finanza, supply chain”.
La terza fase riguarda l’integrazione fra dati strutturati e non strutturati, grazie anche alla collaborazione con Databricks, per allenare modelli su dataset misti e costruire intelligenze affidabili, aggiornabili dinamicamente e contestualmente rilevanti.
Il ruolo abilitante del cloud
“L’unica infrastruttura in grado di sostenere l’evoluzione continua dell’AI è il cloud”, afferma Masperi. Il cloud non è solo una piattaforma tecnologica, ma l’ecosistema dove l’AI può crescere, grazie a continui aggiornamenti, scalabilità, sicurezza e integrazione. L’adozione del cloud consente di accelerare la distribuzione di innovazione, rendere i sistemi più resilienti e abilitare un accesso più immediato a dati e insight.
SAP offre una flessibilità completa nella scelta del modello cloud, supportando sia ambienti pubblici sia privati. Le soluzioni SAP sono disponibili su infrastrutture dei grandi hyperscaler Microsoft Azure, Google Cloud Platform e AWS, attraverso l’offerta RISE with SAP. Questa modalità consente ai clienti di mantenere controllo, sicurezza e compliance, sfruttando allo stesso tempo la potenza e la scalabilità dei cloud provider globali.
Per le aziende che richiedono maggiore controllo sui dati o operano in settori regolamentati, SAP mette a disposizione anche opzioni di private cloud e cloud sovrano, garantendo localizzazione dei dati e gestione conforme alle normative europee.
“Il 99% delle nostre implementazioni avviene su ambienti gestiti dagli hyperscaler”, ha spiegato Raptopoulos, “ma offriamo anche modalità alternative per rispondere a esigenze specifiche legate a geopolitica, sovranità del dato o architetture ibride”.
Tuttavia, SAP riconosce l’emergere, soprattutto in Europa, di una maggiore attenzione alla sovranità digitale e alla localizzazione dei dati. Per questo motivo, la piattaforma è compatibile anche con provider regionali o privati, offrendo così una flessibilità totale che tiene conto delle esigenze normative, geopolitiche o settoriali dei singoli clienti. In Italia, precisa Raptopoulos, il tema della sovranità infrastrutturale non è ancora stato posto in modo rilevante, ma SAP si dichiara pronta ad affrontarlo qualora emergesse.
Questo approccio modulare permette a ogni impresa di adottare il cloud secondo le proprie esigenze e tempi, senza rinunciare all’accesso alle innovazioni continue che rappresentano il cuore dell’offerta SAP.
Migrazione al cloud: dal “se” al “come”
Il tema oggi non è più se andare in cloud, ma come farlo. Per molte aziende, la transizione dai sistemi legacy verso il nuovo SAP basato su cloud rappresenta un cambiamento complesso ma necessario. I sistemi legacy, spesso personalizzati nel corso di decenni, pongono numerose sfide: infrastrutture obsolete, mancanza di aggiornamenti, costi di manutenzione elevati e difficoltà nell’integrare nuove tecnologie.
SAP propone un approccio progressivo, che parte da una fase di assessment approfondito dell’esistente. “Abbiamo clienti con decine di sistemi SAP che interagiscono tra loro”, spiega Masperi. “In questi casi, la complessità è elevata, ma il valore che si ottiene una volta migrati è enorme”.
Un passaggio fondamentale è rappresentato dalla preparazione del core: la “pulizia” del sistema, ovvero un processo strutturato che comprende l’identificazione e la rimozione di personalizzazioni obsolete, ridondanti o scarsamente utilizzate. Questo include l’analisi dei cosiddetti “programmi Z” (custom code), spesso realizzati per rispondere a esigenze specifiche nel passato ma oggi non più rilevanti. SAP supporta le aziende nell’individuare le porzioni di codice effettivamente utilizzate e nel valutare se tali personalizzazioni possono essere sostituite con funzionalità standard o reingegnerizzate nel nuovo ambiente cloud. Inoltre, questa fase include la revisione delle interfacce, la razionalizzazione dei moduli attivi e l’armonizzazione dei dati, con l’obiettivo di rendere il sistema più leggero, efficiente e pronto all’adozione delle innovazioni continue disponibili in ambiente cloud. Questa fase consente non solo di ridurre il carico tecnico, ma anche di accelerare l’adozione di funzionalità innovative offerte dalla piattaforma cloud.
La migrazione può avvenire con diverse modalità, tra cui la conversione del sistema attuale, la riprogettazione completa o approcci ibridi. SAP mette a disposizione strumenti avanzati come la Business Technology Platform per semplificare l’interoperabilità, lo sviluppo di estensioni e l’integrazione con sistemi esterni.
L’obiettivo non è solo tecnico: la transizione al cloud consente alle aziende di accedere in tempo reale agli aggiornamenti più recenti, di aumentare la resilienza e la sicurezza, e di sfruttare appieno le potenzialità dell’intelligenza artificiale e dell’analisi predittiva. È un percorso che richiede visione strategica, ma anche concretezza operativa, ed è proprio qui che SAP supporta i clienti con un mix di consulenza, incentivi economici e tecnologia.
L’adozione del cloud permette inoltre di superare quello che Raptopoulos definisce “technological debt”, il divario tra la velocità dello sviluppo tecnologico e il ritmo di aggiornamento effettivo delle aziende. Restare indietro non significa solo rinunciare a funzionalità più evolute, ma anche esporsi a rischi di sicurezza e inefficienza operativa.
Per agevolare la transizione, SAP ha introdotto un’iniziativa che consente ai clienti con sistemi legacy (ECC) di estendere il supporto tecnico, a fronte di un impegno formale alla migrazione verso il cloud. Questa proposta è stata accolta positivamente da molte aziende, in particolare quelle con architetture complesse e multi-paese, che possono così pianificare la trasformazione in modo più graduale e sostenibile. “È stato ricevuto favorevolmente”, ha commentato Raptopoulos, “perché permette ai clienti di proteggere gli investimenti esistenti e al tempo stesso avviare un percorso di modernizzazione strutturata”.
Dati, semantica e AI: un nuovo ecosistema informativo
Uno dei nodi più complessi nell’implementazione di soluzioni AI è l’accesso ai dati rilevanti e la loro corretta interpretazione. SAP affronta il tema con un approccio che preserva la semantica del dato anche fuori dall’ambiente SAP. “La vera sfida dei progetti Data Lake è ricostruire la semantica”, spiega Raptopoulos, “un processo costoso e spesso inefficace”.
Grazie alla partnership con Databricks, SAP permette di unire dati SAP e non SAP, strutturati e non strutturati, mantenendo il contesto informativo necessario all’AI per funzionare in modo affidabile.
La responsabilità nell’adozione dell’intelligenza artificiale è da sempre un tema centrale nella visione di SAP. “Non siamo ancora al punto in cui l’AI può prendere decisioni critiche in autonomia”, ha affermato Raptopoulos. Per questo motivo, SAP sviluppa le sue soluzioni secondo principi di responsabilità, etica e trasparenza: ogni suggerimento o decisione proposta dagli agenti intelligenti è supportato da una catena di ragionamento completamente tracciabile. L’utente rimane sempre l’ultimo decisore, in particolare nei processi sensibili come la concessione di un mutuo o la selezione del personale. L’obiettivo è costruire fiducia attraverso la chiarezza, garantendo che ogni decisione automatizzata sia verificabile e giustificabile anche a posteriori.
Il DNA tecnologico di SAP e Microsoft: due approcci differenti all’innovazione
Durante la conversazione è emersa una distinzione fondamentale tra l’approccio di SAP e quello di altri grandi attori del settore tecnologico, come Microsoft. Questa differenza affonda le radici nel DNA stesso delle aziende e si riflette nel modo in cui concepiscono e applicano l’innovazione.
Mentre Microsoft pone l’accento sulla produttività individuale, come dimostra il ruolo centrale di Copilot nelle sue soluzioni, SAP si distingue per un approccio centrato sui processi aziendali core. La logica è chiara: SAP nasce e si sviluppa intorno alla gestione dei processi che determinano l’efficienza operativa delle imprese. Da qui la sua attenzione nel costruire soluzioni di intelligenza artificiale contestualizzate, pensate per risolvere esigenze specifiche all’interno di settori verticali o aree funzionali ben definite.
Questa differenza si traduce in un modello complementare: Microsoft parte dall’infrastruttura e dalla tecnologia di base, mentre SAP parte dai processi di business, puntando a generare valore tangibile nelle attività quotidiane dei clienti.
Il ruolo dei partner nell’ecosistema SAP: abilitatori dell’innovazione
Nel percorso di trasformazione digitale, il ruolo dei partner SAP – in particolare i system integrator – è sempre più strategico. L’evoluzione della piattaforma SAP e il ritmo serrato con cui vengono introdotte nuove funzionalità richiedono competenze aggiornate, capacità di esecuzione rapida e un forte orientamento all’innovazione. In questo scenario, i partner si configurano come abilitatori fondamentali per portare sul mercato il valore della tecnologia SAP. “La capacità di innovazione sulla piattaforma SAP dipende molto dalla capacità del mondo della system integration e del solution provider di portare sul mercato”.
Tuttavia, proprio l’elevata domanda di competenze e la scarsità relativa di consulenti esperti creano un circolo vizioso. Come è stato detto durante l’incontro, “c’è sempre un mismatch tra domanda e offerta di consulenti: l’utilizzo in rete dei consulenti è molto alto, ed è un cane che si morde la coda”.
Per rispondere a questa sfida, SAP ha rafforzato il proprio programma di enablement, investendo sia nella formazione continua dei partner sia attraverso la propria struttura di consulenza, orientata non alla realizzazione dei singoli progetti, ma al posizionamento della consulenza di prodotto necessaria per sostenere l’innovazione nel lungo termine.
Un altro fronte su cui SAP sta collaborando attivamente con i partner è l’accelerazione dei tempi di progetto. I clienti chiedono implementazioni rapide, concrete, a valore aggiunto. Per rispondere a questa esigenza è stato introdotto SAP Joule for Consultants, una soluzione che mette a disposizione l’intero patrimonio di conoscenze SAP in modalità interattiva, accessibile sia ai partner che ai clienti. Attraverso un’interfaccia semplice e conversazionale, è possibile porre domande su configurazioni, migrazioni e best practice, ottenendo risposte puntuali e contestualizzate.

In sintesi, i partner non sono semplici esecutori, ma attori chiave nella filiera dell’innovazione SAP. Con il giusto supporto, strumenti adeguati e un approccio collaborativo, possono accompagnare le aziende clienti in percorsi di trasformazione più rapidi, efficaci e sostenibili.
Nvidia come partner tecnologico
SAP collabora da anni con NVIDIA, uno dei partner tecnologici più avanzati e strategici nel campo dell’AI. “Lavoriamo da anni con NVIDIA, ma oggi la collaborazione entra in una nuova fase: progettare insieme i requisiti dell’hardware e del software, per portare sul mercato soluzioni cloud-native con AI integrata”, ha dichiarato Raptopoulos durante l’incontro. L’obiettivo è sviluppare hardware e software in modo congiunto, ottimizzando entrambi per i carichi AI più intensivi, ottenendo un training più efficiente di modelli di AI generativa, una maggiore scalabilità per le imprese che adottano AI embedded nelle business application e il supporto all’evoluzione di scenari complessi come gli agenti intelligenti e l’AI multimodale, uno tra i temi emersi nel corso dell’incontro, anche se solo accennato. Pur non ancora al centro dell’offerta attuale, SAP conferma il proprio interesse per questa direzione evolutiva, riconoscendo che l’AI multimodale rappresenterà una delle prossime frontiere nella trasformazione digitale dell’impresa. Questa tecnologia ha il potenziale per ampliare ulteriormente le capacità delle applicazioni intelligenti, rendendole più contestuali, accessibili e capaci di rispondere a una varietà di scenari reali, aumentando il valore per utenti e decisori.
Sfide culturali e formazione continua
Oltre agli aspetti tecnologici, una delle barriere principali all’adozione dell’AI e del cloud nelle aziende è di natura culturale. Come sottolineato durante l’incontro, l’adozione di nuove tecnologie può incontrare resistenza legata alla scarsa comprensione del valore aggiunto, alla complessità percepita o alla paura di cambiamenti nei ruoli professionali.
SAP affronta questo scenario su più fronti. Come ha dichiarato Carla Masperi, “È meno complicato di quello che pensiamo, perché quando semplifichi il lavoro, l’umano è portato a guardare l’innovazione con la giusta prospettiva di comodità”.
Durante l’intervista è emerso anche un elemento chiave: la comunicazione con il top management. “Quando diciamo a un CEO: vogliamo mostrarti come l’AI può impattare il tuo EBITDA, ci ascolta subito”, ha spiegato Masperi, sottolineando l’importanza di un dialogo orientato ai risultati economici. Quando i messaggi sull’adozione dell’AI vengono declinati in termini di impatto sull’EBITDA, sull’efficienza operativa o sulla competitività, il dialogo si sblocca più facilmente. In questo senso, SAP lavora a stretto contatto con i CEO e i responsabili di linea per rendere evidente e misurabile il valore della trasformazione.
L’approccio alla gestione del cambiamento è quindi strutturato su tre livelli: tecnologie abilitanti, formazione continua e comunicazione orientata al business. È proprio questa combinazione a trasformare potenziali ostacoli in leve di accelerazione. “Le aziende sono molto sensibili al tema dell’innovazione”, ha aggiunto Masperi, “perché hanno capito che se le personalizzazioni bloccano il cambiamento, c’è un problema”.
L’adozione dell’AI non è solo una questione tecnologica, ma culturale. La resistenza al cambiamento è spesso legata alla percezione di complessità. Per questo SAP investe in strumenti di supporto all’adozione come WalkMe, piattaforma di Digital Adoption che guida l’utente in tempo reale nell’utilizzo delle applicazioni, e SAP SuccessFactors Workforce Analytics, che fornisce strumenti avanzati di analisi per comprendere i trend della forza lavoro e ottimizzare le strategie HR.
Le nuove generazioni di lavoratori, più propense all’uso di tecnologie evolute, rappresentano un fattore abilitante per questo cambiamento, che deve essere supportato anche da percorsi di formazione continua e da una comunicazione orientata ai benefici tangibili, come l’impatto sull’EBITDA.
SAP WalkMe: guidare l’adozione digitale con semplicità ed efficienza
All’interno dell’ecosistema SAP, WalkMe, una soluzione acquisita nel giugno 2024 per 1,5 miliardi di dollari, si presenta come una piattaforma di Digital Adoption pensata per accompagnare le persone nell’utilizzo quotidiano delle soluzioni SAP, facilitando l’apprendimento e l’efficienza operativa. Grazie a guide interattive e contestuali, WalkMe supporta gli utenti passo dopo passo direttamente all’interno dell’applicazione, riducendo tempi di formazione e incertezze operative. A questo si aggiungono automazioni intelligenti e suggerimenti in tempo reale, che aiutano a semplificare i processi e a svolgere le attività in modo più veloce e accurato. Un altro punto di forza è la possibilità di monitorare i comportamenti degli utenti, raccogliendo insight utili per ottimizzare continuamente l’esperienza d’uso e intervenire dove necessario. Per le aziende, tutto questo si traduce in un onboarding più rapido, una maggiore adozione delle innovazioni SAP e un sensibile incremento dell’efficienza operativa.
Questa tecnologia si integra con l’ecosistema SAP e fornisce insight sull’utilizzo delle applicazioni, contribuendo a identificare colli di bottiglia o aree in cui è necessario un supporto maggiore. Insieme a strumenti di monitoraggio come SAP SuccessFactors Workforce Analytics, WalkMe permette una gestione proattiva del cambiamento, semplificando l’esperienza utente e accelerando il ritorno sugli investimenti tecnologici.
L’AI come vantaggio competitivo
L’AI non è una moda tecnologica, ma una leva per la competitività. Dalla generazione di insight predittivi alla gestione automatizzata dei processi, fino all’interazione diretta con gli utenti, l’intelligenza artificiale può rivoluzionare il modo in cui le aziende operano e decidono.
“Un fornitore tedesco del settore automobilistico ha ridotto i tempi di pianificazione da quattro giorni a 15 minuti”, racconta Raptopoulos. “In un contesto globale dove l’agilità è tutto, questa non è solo efficienza: è vantaggio competitivo”. Una riduzione così drastica dei tempi decisionali rappresenta un vantaggio competitivo di primo piano, permettendo all’azienda di reagire con maggiore tempestività alle variazioni del mercato e ottimizzare l’intera supply chain.







