Salta ma mega-fusione fra Mci WorldCom e Sprint

La pressione delle autorita antitrust americane ed europee sembrano aver convinto i management delle due aziende a non procedere oltre nell’operazione da 120 miliardi di dollari. Mci WorldCom, in particolare, non intende rinunciare a Uunet.

Mci WorldCom sembra pronta a rinunciare a Sprint e alla più
importante operazione di fusione mai avviata nel settore delle
telecomunicazioni. Sotto la pressione delle autorità antitrust
americane ed europee, infatti, l’operatore statunitense ha ammesso di
non volersi privare di Uunet, il braccio Internet provider, che
dovrebbe invece cedere per venire incontro alle richieste delle
autorità. Dunque, secondo gli esperti, ma anche qualche dirigente
delle due aziende, l’operazione da 120 miliardi di dollari pare
destinata a sfumare. Alcuni consulenti hanno, oltretutto,
raccomandato alla divisione antitrust del Dipartimento di giustizia
americano (Doj) di bloccare il matrimonio, ritenendo che generi una
concentrazione troppo forte nella telefonia a lunga distanza, mercato
nel quale Mci WorldCom e Sprint occupano rispettivamente il secondo e
il terzo posto Oltre Atlantico. Anche l’Unione Europea ha deciso di
aprire un’inchiesta approfondita sulla megafusione, preoccupandosi
soprattutto della concentrazione che si verrebbe a creare nelle
infrastrutture Internet, nonché nei servizi di trasmissione dati per
le grandi imprese.
Per far avanzare la "pratica" Mci WorldCom si è detta disposta a
rivendere l’attività Internet di Sprint, ma non vi è questione che
possa avvenire altrettanto con Uunet, poiché la cosa equivarrebbe a
una perdita di controllo sulle proprie strategiche infrastrutture
Internet. Se non sarà possibile una mediazione, Mci WorldCom si è
detta pronta a rinunciare alla fusione. Una decisione del Doj
americano è attesa entro qualche settimana, mentre la Commissione
europea si è data la scadenza del 12 luglio prossimo per emettere un
giudizio. Anche il presidente di Sprint, William Esrey, si è detto
dubbioso sulle possibilità di successo dell’operazione, ma ha
ribadito che le paure emerse, almeno sulle comunicazioni a lunga
distanza, sono infondate, poiché anche l’integrazione delle attività
delle due aziende produrrebbe un market share inferiore a quello
della leader At&T (peraltro da poco rafforzatasi con l’acquisizione
di MediaOne).

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