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Salesforce Shopping Index, cresce l’ecommerce in Italia

Nel secondo trimestre del 2023 i’ecommerce globale non ha subito alcuna variazione rispetto ai periodi precedenti. L’Italia invece riconferma il trend evidenziato nel trimestre precedente sul fronte del commercio digitale con una crescita dell’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

È quanto emerge dai dati dello Shopping Index, il report trimestrale di Salesforce che racconta quanto accaduto nello shopping online attraverso i dati relativi alle transazioni di oltre un miliardo di consumatori in tutto il mondo.

Gianluca De Cristofaro, Regional Sales VP Commerce Cloud per Salesforce Italia.
Gianluca De Cristofaro, Regional Sales VP Commerce Cloud per Salesforce Italia.

In un mondo sempre più frenetico è davvero importante per le aziende soddisfare al meglio i nuovi bisogni dei consumatori. Ciò è possibile solo attraverso strategie di trasformazione digitale innovative basate sull’Intelligenza Artificiale, sui dati e su applicazioni CRM che aiutino ad andare incontro a un consumatore sempre più esigente” commenta Gianluca De Cristofaro, Regional Sales VP Commerce Cloud per Salesforce Italia. “In Italia, la crescita costante del commercio online superiore alla media globale, dimostra il grande dinamismo del mercato e il fatto che il digitale è qui per rimanere”.

Salesforce Q2 Shopping Index: i dati globali

Di seguito vengono riportate alcune tra le più interessanti evidenze emerse dall’analisi dello stato del commercio digitale nel secondo trimestre 2023:

  • Il commercio digitale a livello globale non ha subito variazioni rispetto al primo trimestre del 2023.
  • Il traffico online globale ha mantenuto il tasso di crescita del 3% su base annua, una variazione pari allo stesso trimestre dell’anno precedente.
  • Gli ordini globali sono diminuiti del 6% su base annua, una riduzione di un punto percentuale in più rispetto all’anno precedente. Per la prima volta nel Q2 del 2023 si è registrata una diminuzione degli ordini effettuati da dispositivi mobili, registrando un calo del 2%, una novità rispetto ai trimestri passati dove il valore è sempre risultato positivo. La variazione degli ordini online da computer continua invece a rimanere quasi costante (-11%), variando di circa un punto percentuale da un trimestre all’altro (con un valore pari a -10% all’inizio di quest’anno e di -9% negli ultimi tre mesi dell’anno precedente) e mantenendo sempre valori negativi.

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I dati italiani sull’ecommerce

  • In Italia il commercio digitale su base annua è aumentato dell’8%, una crescita record rispetto ai numeri globali che sono rimasti del tutto invariati.
  • Il Paese ha inoltre registrato una crescita complessiva del traffico digitale del 5%, in aumento di due punti percentuali rispetto alla media del traffico globale (3%).
  • L’Italia resta anche questa volta tra i paesi con i tassi di conversione – ossia il rapporto tra traffico online e ordini – più bassi al mondo (1%).
  • Il traffico e-commerce generato dai social media nel Paese è pari al 9%, solo un punto percentuale sotto la media globale, dove il dato è all’10%. A livello di singoli device, quest’anno quello che ha generato più traffico sia a livello globale che sul territorio italiano è stato sicuramente il tablet, con una crescita del 24% nel mondo (contro il 15% del secondo trimestre 2022) e con una crescita del 12% in Italia, due punti percentuali in più rispetto allo stesso trimestre dell’anno passato.

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La situazione in Europa

  • Sull’Europa pesa ancora l’impatto della guerra in Ucraina, che ha fatto lievitare i prezzi e ha avuto un effetto immancabilmente negativo sulla fiducia dei consumatori. Il continente ha infatti registrato un calo delle vendite online in quanto il contesto storico attuale ha messo a dura prova questo settore.
  • Tuttavia la prima metà di quest’anno lascia presagire una ripresa, considerando livelli di crescita di Paesi specifici come l’Italia, la Francia, il cui traffico online è aumentato del 3%, e la Spagna, che è cresciuta dell’11%, cinque punti percentuali in meno rispetto allo stesso periodo del 2022, ma pur sempre un valore positivo che che può contribuire alla ripresa dell’Europa.

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