RomeCamp 2008: prove tecniche di Barcamp 2.0

La nuova formula si scrolla di dosso i fardelli del recente passato e studia nuove formule che facciano convivere conferenze e non-conferenze.

La formula dei barcamp per l’Italia, giunta al massimo splendore a cavallo tra il 2006 e 2007, nel 2008 ha visto diminuire l’interesse del pubblico. In buona parte questa perdita di consensi della formula era dovuta ad una scarsa attenzione degli organizzatori dei singoli eventi.
Il RomeCamp 2008 è stato pensato per correggere gli errori e sviluppare un modello che possa nuovamente crescere nel tempo.

Per dirla con Gartner, i barcamp italiani hanno terminato la fase di early adopting e passano nella fase di crescita strutturale, insieme ai blog, ai profili Facebook e ad altre questioni, in una situazione di mash-up interno nel quale le varie applicazioni convergono e si cannibalizzano.

Ospitata dagli ampi locali dell’Università Roma Tre e con la concomitanza del GreenCamp, il RomeCamp2008 non ha raccolto l’interesse degli studenti, che pure avrebbero dovuto essere attratti dagli argomenti e dalle modalità.

Come mostrato anche dalla precedente esperienza di BarCamp e Università (OpenCamp2007, dedicato all’Open Source) e anche dall’iniziativa BlogLab, oggi gli studenti universitari cercano di fare il minimo indispensabile e frequentano iniziative esclusivamente se portano crediti formativi.

L’idea di una non-conferenza organizzata dal basso, rispetto alle classiche strutture congressuali, è ben viva e tale resterà a lungo, ma magari con qualche correttivo. Era necessario pensare a qualcosa di diverso per sfruttarla meglio.

Il RomeCamp 2008 ha introdotto alcune novità interessanti. La presenza di sponsor non è una novità, considerando che due di loro erano del settore, ovvero Yalp! E CurrentTv. Interessante la presenza del terzo, Terna, soprattutto nell’ottica dei tre argomenti principali della manifestazione, con ambiente insieme a tecnologia e società.

Moderare gli interventi
La prima è la durata di due giorni, aggiungendo il venerdì al classico sabato. Poi la gestione degli interventi, sia aggiungendo una sessione plenaria, sia introducendo la figura del “volontario” che fa rispettare i tempi degli interventi. Il pubblico ha risposto con un certo entusiasmo, con presenze valutabili -in attesa dei dati ufficiali- tra i 350 e i 400 partecipanti; di questi, un terzo circa ha partecipato il venerdì e i due terzi il sabato. Ovviamente quando ci sono 60 speech ci sono anche almeno 60 relatori, ai quali vanno aggiunte le altre persone coinvolte nell’organizzazione, per cui circa 100 partecipanti vanno considerati a parte sul totale. Anche la gestione dei tempi degli interventi era già stata tentata (PiuBlogCamp 2007) e all’epoca aveva suscitato alcune polemiche, peraltro rilanciate -con maggior garbo- anche in questa nuova occasione.

Niente più furbetti del bloggherino
Un elemento chiaro di questo evento è che sembra definitivamente finito quell’effetto demi-monde che aveva caratterizzato il primo anno abbondante di vita dei barcamp italiani: non è stato, questo evento, il consueto luogo d’incontro dei “furbetti del bloggherino”  che a lungo si sono presentati in massa a questi eventi, monopolizzandoli e livellando verso il basso elementi fondamentali quali la fantasia e la varietà degli argomenti. L’integrazione con i media tradizionali, principalmente cartacei, è stata limitata in fase di promozione, evidenziando la difficoltà di dialogo tra carta e social network. Ma se il valore aggiunto 2.0 si crea trovando nuovi modi di raccolta di dati utili e nuove forme di analisi, il RomeCamp 2008 può essere considerato il primo vero Barcamp 2.0. Ora c’è da chiedersi come gli altri barcamp rilanceranno le nuove istanze e quale sarà il percorso verso un auspicabile OpenCamp 2009.

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