Riverbed all’ottimizzazione Wan

La società propone appliance che eliminano i colli di bottiglia tipici delle soluzioni tradizionali di trasmissione dati su scala geografica.

La latenza nelle attività di backup su scala geografica (ovvero tra siti distanti), così come quella sperimentata nel file sharing su applicazioni condivise tra una sede centrale e uffici remoti, è una delle lamentele più frequenti che giungono al Cio delle grandi aziende.
Proprio per ovviare a questi inconvenienti, di recente alcuni operatori hanno iniziato a sviluppare soluzioni di ottimizzazione della banda di trasmissione, vero collo di bottiglia delle operazioni di condivisione file sulle Wide area network (Wan).

Negli scorsi mesi è stata aperta in Italia dal country manager Gianni Altamura, coadiuvato da un tecnico, la filiale di Riverbed, società californiana che produce una serie di appliance di accelerazione delle Wan.

Fondata nel 2002 da Steve McCanne, ex professore dell’università di Berkeley, e di recente quotata al Nasdaq, questa realtà pone molta attenzione all’innovazione, tanto da investire il 16% del fatturato e dedicare circa 1/3 dei 350 dipendenti alle attività di ricerca e sviluppo.

Oltre 1.700 sono i suoi clienti nel mondo; ancora poche le referenze in Italia, ma con prospettive di mercato di tutto rispetto.

Le soluzioni della casa di San Francisco sono distribuite nel nostro paese grazie ad alcuni accordi, il più rilevante dei quali lega Riverbed a Terasystem.

«La nostra – precisa Eric Wolford, senior Vp marketing and business development di Riverbed – è una tecnologia cross settoriale, che si sposa con le esigenze delle società di manufacturing, del retail o delle banche, con quelle degli operatori dei servizi e delle Tlc. Chiunque abbia necessità di trasferire file sulle Wan, infatti, non fa che lamentarsi dei tempi di latenza delle soluzioni oggi in commercio e non potrà, quindi, non apprezzare i benefici delle nostre appliance, facilissime da installare e che, soprattutto, sono trasparenti alle applicazioni in uso in azienda».

Quello che la società propone per la comunicazione con i siti remoti è un approccio simil-Lan.
Le appliance (si tratta di “scatole” x86 basate su Linux e battezzate Steelhead), secondo i dati forniti dai suoi manager, permetterebbero di ridurre il consumo della banda trasmissiva tra il 60 e il 95%.
In pratica, sono ponti che si innestano sulla rete prima del firewall e che non influenzano, quindi, le performance dei sistemi di sicurezza.

«La nostra tecnologia di analisi e ottimizzazione dei pacchetti – prosegue il manager – sfrutta degli algoritmi proprietari. Questi scansionano a livello locale (di Lan) i file che devono essere trasferiti e provvedono a trasmettere via Wan solo i blocchi di file modificati o aggiornati e i metafile di descrizione ad essi abbinati».

Il cuore degli apparati è il software di gestione RiOs (Riverbed Optimization System), che provvede a “ripulire” i file da scambiare di tutti i dati di negoziazione ridondanti, ovvero di tutte le informazioni duplici scambiate tra client e server di un applicativo (ad esempio, un Erp).
Sfruttando la stessa logica, ad esempio, un messaggio di posta elettronica con un allegato che deve essere spedito a tutti i dipendenti dell’azienda sarà memorizzato nel buffer dell’appliance, quindi scambiato sulla Wan una sola volta e poi inoltrato localmente (a livello Lan).

«Queste appliance – tiene a puntualizzare Raffaele Persico, amministratore delegato di Terasystem – risultano particolarmente indicate per la condivisione di progetti di sviluppo software o di Cad/Cam (Computer aided desing o manufacturing), il file sharing, le applicazioni di posta elettronica, il backup e la replica dati». Tra i settori che, invece, megliono potranno cogliere i benefici di queste soluzioni «il retail e il manufacturing – sottolinea Altamura -, ma anche le banche e le società di telecomunicazioni. In futuro, inoltre, è nostra precisa intenzione investire sul mondo degli Application service provider che, proprio per il loro modello di business, rappresentano il target ideale della nostra offerta».
Un’offerta che, va detto, è abbastanza modulare, con una decina di soluzioni che coprono le esigenze di condivisione di pochi operatori (dal costo di 4.000 euro), fino a quelle per le multinazionali (circa 120.000 euro di spesa), con un pricing variabile in funzione del numero di utenti e delle connessioni Tcp/Ip stabilite.

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