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Rivalutare TextEdit

Chi usa il Mac per scrivere molti
documenti di testo si è
sempre sentito un po’ in mezzo al guado: da un lato il
mondo Apple è
sempre stato ricco
di elaboratori di testo con pochissimi fronzoli, dall’altro quando si tratta di word processor veri e propri la
scelta è
sempre apparsa
limitata a Office per Mac e poche alternative meno convincenti, almeno sino all’affermazione piuttosto recente di Pages. Eppure abbiamo
tutti avuto sottomano, e gratis, TextEdit: come diverse applicazioni di sistema
è
stata a lungo
sottovalutata e lo è
ancora, tanto che
molti lo lanciano giusto per esaminare velocemente qualche file di testo e poi
lo lasciano lì
nel Dock. Mentre
magari scandagliano il Mac App Store alle ricerca di editor che, a fare un
paragone, hanno meno funzioni di TextEdit e non sono nemmeno gratuiti.

Abbiamo voluto
rendere in qualche modo giustizia a TextEdit, mostrando molte sue funzioni che
probabilmente molti ignorano e che invece lo rendono uno strumento
“testuale” a tutto tondo.

Il formato Word ma senza Word

Negli anni Word si è arricchito di tante funzioni da
diventare quasi un programma per impaginazione, quindi inevitabilmente TextEdit
non è
allo stesso livello
in quanto a opzioni disponibili. Ma quello che conta c’è, ossia il programma di Apple può aprire i documenti creati con Word e
anche modificarli nei suoi contenuti più importanti.

TextEdit riconosce i file creati con
Word dalla versione Word 97 (i classici file .doc) sino al formato più recente (il .docx) e li apre
mantenendo la formattazione del testo, quindi non varieranno tipo di carattere,
dimensione, interlinea, attributi (grassetto, corsivo, sottolineato), struttura
delle tabelle, elenchi e via dicendo. L’unico
problema può
essere legato al
tipo di font, se il documento di partenza è redatto
con un font particolare che OS X non gestisce. Quello che TextEdit non è in grado di interpretare sono gli
elementi che non sono strettamente legati al testo: dai grafici alle note, dal
tracciamento delle modifiche (se presente nel documento di partenza) ai
collegamenti attivi verso altri documenti (i link HTTP invece sì) e via di questo passo. Alcuni di questi elementi possono
essere visualizzati come stringhe di testo incomprensibili, altri possono
mancare del tutto. In generale tutto ciò che
rientra nel raggio d’azione del formato RTF, che TextEdit
utilizza come formato standard per il testo con attributi di stile, resterà con tutta probabilità inalterato.

Consci di questa situazione, in Apple
hanno impostato TextEdit perché
apra i documenti non
“suoi” come bloccati, anche quando il file originario non ha il flag
di blocco attivo. Se cerchiamo di modificare un documento bloccato, TextEdit ci
avvisa che potremmo perdere la formattazione originale e che quindi è meglio lavorare su una copia del file
di partenza. Possiamo anche ignorare questo avviso e lavorare
direttamente sul documento originale, se crediamo, il punto importante è limitarsi a intervenire su testo,
elenchi e tabelle stando attenti a non modificare ciò che non è comprensibile.

Nel digitare il testo, una delle
mancanze apparenti che disturbano maggiormente moltissimi utenti di Word (ma
anche di Pages o di OpenOffice.org, se è per
questo) consiste nel lavorare con davanti solo il testo,
ossia non direttamente nell’anteprima di stampa con tanto di
margini. È
appunto una mancanza
solo apparente: per passare alla visualizzazione della pagina intera basta dare
il comando Formato > Adatta a pagina o, più semplicemente, la scorciatoia da
tastiera Shift + Comando + W. Questa ci fa passare dalla vista solo
testo a quella della pagina e viceversa, con l’unico inconveniente che la vista per pagina non si
ridimensiona automaticamente quando ingrandiamo o rimpiccioliamo la finestra di
TextEdit: per avere una visione più chiara
della pagina dobbiamo dare esplicitamente i comandi Vista > Ingrandisci
o Vista > Riduci (e non, come invece fanno molti, ingrandire o
rimpicciolire il carattere con Comando +/-).

Dopo aver apportato le modifiche
necessarie al testo (delle opzioni disponibili mentre si scrive in TextEdit
trattiamo nel prossimo paragrafo) vorremo salvare il nostro file. Sempre in
tema di formati di file, se abbiamo lavorato su quello originale non ci sono
problemi: nella parte alta della finestra di TextEdit appare la dicitura
“modificato” accanto al nome del file per indicare appunto che il
documento è
stato variato, il
normale comando Salva (Comando + S) sovrascrive il file di
partenza e il file così
sovrascritto non
risulta più
bloccato per
TextEdit. Se invece abbiamo scelto di duplicare il file originale, stiamo
lavorando su un documento che per TextEdit è “senza
titolo”: il comando Salva apre quindi una finestra di dialogo in cui dare
il nuovo nome del file modificato ed eventualmente anche modificarne il formato
(viene comunque proposto per default quello .docx di partenza, come in figura).

È
possibile anche
creare in un solo passaggio una nuova versione del file originale, senza
duplicarlo, con un nome e un formato differente. È quello
che ha sempre fatto il comando Salva col nome e basta infatti
“recuperarlo” attivando il menu File e tenendo premuto il
tasto Alt, che trasforma il comando Duplica appunto in Salva col nome.

Gli strumenti di scrittura

Abituati alle toolbar ricche di
pulsanti e che generano finestre flottanti piene di opzioni, l’interfaccia di TextEdit può apparire
un po’
scarna anche con
tutti suoi elementi bene in vista come in figura 3 (se non vediamo il righello superiore,
utile per gestire le tabulazioni, diamo il comando Formato > Testo >
Mostra righello
). Eppure c’è
tutto quello che
serve, da sinistra verso destra: stili predefiniti, tre menu per i font
(carattere, tipo, dimensione), due impostazioni del colore (testo e sfondo),
attributi del testo (grassetto, corsivo, sottolineato), allineamento dei
paragrafi, interlinea, elenchi formattati. Mancano le tabelle, ma solo nella
toolbar: tutte le loro opzioni si richiamano con il comando Formato >
Tabella
.

Gli stili predefiniti sono una
funzione che molti, indipendentemente dal word processor usato, trascurano e
per questo non ne sfruttano la comodità: se
esiste una combinazione di attributi del testo che usiamo con frequenza,
associamola a uno stile predefinito per averla sempre a portata di mano e
applicarla con un clic. TextEdit parte con sette stili di base pre-configurati
(standard, grassetto, corsivo, ombreggiato e così via)
che servono a poco, il suo vero valore sta nel memorizzare gli stili che poi
indichiamo noi. Creiamo un paragrafo con del testo qualsiasi ma formattato con
gli attributi che vogliamo (font, dimensioni, allineamento, interlinea e così via), poi diamo il comando Mostra
stili
dal menu a discesa degli stili. TextEdit mostrerà una piccola finestra di sintesi con
le caratteristiche del paragrafo che gli abbiamo presentato e
cliccando su Aggiungi ai preferiti le memorizzerà definitivamente, chiedendoci di dare
un nome allo stile  e presentandoci due altre opzioni: Includi
font come parte dello stile
, se attiva, implica che quando applicheremo
quello stile a una parte di un documento sarà cambiato
anche il tipo di font e non solo i suoi attributi; Includi righello come
parte dello stile
fa sì
che il nuovo stile
assorba anche le impostazioni delle tabulazioni e dei margini. Ovviamente
questa procedura vale anche per ricavare un nuovo stile da un qualsiasi
documento preesistente. Se uno stile predefinito non ci interessa più, eliminarlo è semplice.
Diamo nuovamente il comando Mostra stili dal relativo menu a discesa,
clicchiamo sul bottone Stili preferiti, dal menu a tendina selezioniamo
quello che vogliamo eliminare e clicchiamo su Rimuovi dai preferiti.

Come abbiamo già accennato, la gestione delle tabelle è demandata al comando Formato >
Tabella, che apre la palette Tabella con cui possiamo indicare i
dettagli della tabella stessa. Le opzioni a disposizione  sono
tutte quelle classiche e gli attributi principali (allineamento e colore del
testo, spessore e colore del bordo, colore dello sfondo) possono essere diversi
per ciascuna cella, come ovviamente gli attributi di stile applicati al testo
digitato all’interno della tabella. TextEdit
supporta le tabelle annidate, quindi una cella può contenere
una tabella autonoma, e la combinazione di più celle
in una sola con il pulsante Unisci celle, che “fonde” le celle
selezionate (sembra funzionare solo in orizzontale ma non è così, più avanti spieghiamo come fare anche in
verticale). Il pulsante Dividi celle serve a ri-dividere celle
precedentemente fuse insieme, non divide una cella originariamente singola. Per
le tabelle non è
prevista una prima
riga formattata diversamente dalle altre e dedicata alle intestazioni delle
colonne.

È nella gestione degli elenchi
formattati che TextEdit mostra una elasticità inaspettata,
permettendo di definire, per i marcatori di inizio riga, combinazioni
automatiche di caratteri quasi di ogni tipo. Se abbiamo già digitato una sequenza di righe che
vogliamo trasformare in elenco, selezioniamola e dall’ultimo menu a destra scegliamo il tipo di marcatore che
preferiamo tra quelli standard: punti, trattini, segni di spunta, numeri arabi,
numeri romani, caratteri alfabetici e via dicendo.
Soprattutto, selezionando Mostra altri possiamo definire un marcatore di
inizio riga più
complesso, con un elemento centrale
che può
variare in sequenza
compreso tra un prefisso e un suffisso che invece restano immutati per ciascuna
riga. La scelta per l’elemento centrale è ampia: oltre ai classici simboli
possiamo scegliere sequenze di numeri romani, arabi, cinesi e giapponesi oppure
lettere dell’alfabeto latino, greco, cirillico ed
ebraico. TextEdit gestisce anche gli elenchi annidati
(sotto-elenchi che fanno capo a una voce di un elenco “superiore”) e
in questo caso assume un senso l’opzione Aggiungi
all
inizio il marcatore dellelenco che lo contiene: la descrizione non è chiarissima,
attivando questa opzione all’inizio di ogni riga del sotto-elenco
appaiono sia il suo proprio marcatore che quello dell’elenco gerarchicamente superiore.

Ricerche e selezioni

Le funzioni di ricerca e sostituzione
in TextEdit sono quelle classiche, ma implementate con una dinamica di utilizzo
assai immediato. La ricerca si attiva con il comando Composizione > Cerca
> Cerca
(molto meglio Comando + F) e si presenta come una riga sotto
la toolbar, nella quale digitare il termine da cercare. Diamo un segno di
spunta all’opzione Sostituisci e le righe
diventano due, dato che si aggiunge quella per il termine con cui sostituire
quello cercato. Man mano che si digita la stringa da cercare le sue occorrenze
nel documento vengono evidenziate in giallo e in grigio: i
pulsantini con i simboli delle frecce destra e sinistra servono a passare da un’occorrenza all’altra, Sostituisci
effettua la sostituzione solo per il termine evidenziato, Tutto la
esegue per tutte le occorrenze.

Facendo clic sulla lente d’ingrandimento posta nel campo di ricerca appaiono alcune
opzioni di uso comune, ma è
scegliendo la voce Inserisci
modello
che si vede la maggiore potenza di TextEdit rispetto a molti word
processor. Questa voce permette infatti di inserire nel campo di ricerca dei
“segnaposto” che rappresentano spazi, caratteri alfanumerici
qualsiasi, numeri, interruzioni di riga e altri elementi sino agli indirizzi di
e-mail e gli URL . In questo modo si possono costruire delle
stringhe di ricerca simili alle espressioni regolari, sebbene molto meno
potenti. In figura, ad esempio, ecco come evidenziare tutte le parole
che iniziano con la lettera “i”.

TextEdit ha un comportamento molto
elastico anche per quanto riguarda la selezione del testo. Ovviamente si
possono selezionare con il mouse blocchi interi di testo consecutivo, ma è anche possibile selezionare delle
“regioni” di testo arbitrarie e separate fra loro, quindi non
consecutive. Dopo la prima selezione teniamo premuto il tasto Comando e
procediamo a selezionare qualsiasi altra parte del documento, che resterà evidenziata insieme a quelle
selezionate in precedenza. In questo modo si può, ad
esempio, convertire in corsivo o grassetto sezioni diverse del documento in un
colpo solo. TextEdit supporta anche una curiosa selezione
“rettangolare” del testo: premiamo Alt e il cursore del mouse si
trasformerà
in una crocetta,
spostandolo con il pulsante sinistro premuto selezioneremo il
“rettangolo” di caratteri che in un certo senso stiamo delimitando.
Non si tratta di un’area rettangolare perfetta,
ovviamente, a meno che il carattere usato per il documento non sia a spaziatura
costante.

Questa forma di selezione a dire il
vero non ha molte applicazioni, però si
rivela indispensabile per selezionare una singola colonna all’interno di una tabella. Se spostiamo il mouse in verticale
senza tenere premuto Alt, infatti, finiamo per selezionare tutte le celle delle
righe che incontriamo, di qualsiasi colonna, come se stessimo selezionando del
testo generico in un documento.


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