Rischio Sealand per l’Europa della privacy

Il diritto d’autore e la privacy, due dei capisaldi della legislazione del mondo occidentale, stanno mettendo a dura prova l’istituto dello Stato nazionale come noi lo conosciamo.

Per il diritto d’autore, gli interessi acquisiti su proprietà intellettuali (e anche brevettuali) impattano su legislazioni disomogenee, generando una serie di disomogeneità che difficilmente potranno trovare un punto d’incontro tra loro. Dall’altro verso c’è la pressione di chi lede questo diritto in vario modo, in particolar modo con quel p2p di copia contro cui tanti Stati si stanno muovendo.
In Italia c’è qualche movimento in questa direzione, certo nelle pieghe del decreto Romani ma anche nella asimmetria tra l’accordo Rai/Youtube e la causa legale Mediaset/Youtube. Qualcosa si chiarirà a giugno, con l’arrivo del provvedimento di AgCom a chiarire il sintetico decreto che sarà applicabile in vari modi.

Rischio Sealand per il Cloud
Per quanto riguarda la gestione della privacy, negli ultimi tempi si sta profila un nuovo problema transnazionale, ovvero il cloud computing. Per la normativa europea, recepita dagli ordinamenti nazionali, i dati sono considerati in prestito alle aziende; i rischi da affrontare sono due, il controllo sui dati dei singoli e la concentrazione in enormi data center.
Come sottolineano gli autori del libro Next Privacy, è evidente che “la globalizzazione delle attività economiche e delle informazioni ha frantumato i capisaldi della dottrina classica dello Stato: sovranità, territorio, accentramento della coazione”.
Sempre questo testo sottolinea con divertito paradosso che oltre agli Stati esistono altre possibilità di superfici extraterritoriali che -come nel caso di Sealand per The Private Bay – teoricamente vanificherebbero qualsiasi regolamentazione (pubblica o privata).
Ovviamente le superfici extraterritoriali sarebbero facile preda di criminalità organizzata o terroristi, realtà che già sfuggono alle leggi e agli Stati e che già svolgono attacchi informatici e fisici ai siti sensibili.

Isola Europa
La globalizzazione dei mercati e delle reti, insieme alla digitalizzazione dei contenuti e alla virtualizzazione dei server, richiederebbe una globalizzazione delle normative internazionali.
L’Unione Europea ha una solida impostazione normativa, ma un’Europa sicura da sola non serve a niente. Molto spesso la Commissione europea si comporta come se esistesse solo il Vecchio Continente, scrivendo buone regole e verificandone le implementazioni come il mondo se fosse tutto lì.
Anche qui sembra aleggiare il concetto insulare di Sealand. Nel XVII secolo molti regnanti europei erano convinti che la California, lontana terra a suo tempo governata dalla amazzone Califia, fosse un’isola. Ovviamente si trattava solo di cattivi resoconti di esploratori approssimativi.
Per la legislazione e per Internet l’Europa non è né tutta la Terra né un’isola, quindi lo sforzo di armonizzazione dovrebbe essere ben più ampio. Ma a medio termine non è ragionevole attendersi una convergenza della legislazione mondiale, con tante alternative regolate diversamente o anche non regolate. Giacché ci siamo, rendiamoci conto che la nostra verità europea è deformata da concetti dei quali la Rete fa tranquillamente a meno, “Stato sovrano” compreso, nella creazione di un suo universo, con sue regole evolutive, diverse senza malizia.

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