Rischi sotto controllo, parola di Capitalgest

La società di gestione fondi ha implementato un sistema per la valutazione della volatilità associata ai portafogli

Nome storico nel panorama italiano della gestione del risparmio, Capitalgest è una realtà che occupa un’ottantina di persone, parte integrante del Gruppo Ubi Banca, con un’offerta che spazia dai fondi comuni, alle gestioni individuali, fino ai fondi pensione. Per una società di questo tipo, la valutazione del rischio e il monitoraggio delle performance costituiscono una necessità. Scaturisce da queste esigenze il progetto che ha portato Capitalgest a implementare un sistema integrato per l’analisi del rischio. «L’iniziativa – esordisce Paolo Rizzini, responsabile unità Risk Management di Capitalgest – è stata divisa in due parti, corrispondenti al modulo fondi, ovvero alle gestioni collettive, e al modulo gestioni patrimoniali individuali. Per ora è in produzione solo il primo, per il cui rilascio sono stati necessari circa 9 mesi. Pensato nel luglio del 2005, siamo andati in produzione ad aprile del 2006. La seconda parte del progetto, invece, dovrebbe essere implementata nel giro di un paio di mesi». La scelta del vendor, secondo Rizzini, era tesa a privilegiare le tecnologie in grado di gestire il modello di simulazione storica per l’analisi dei rischi. «Doveva trattarsi – prosegue – di una soluzione con un motore di calcolo decisamente potente. Per rendere l’idea, basta pensare che, ogni giorno, processiamo circa 12.000 titoli, ciascuno con almeno due anni di serie storica». Il progetto si incentra su Sas Risk Dimensions ed è una sorta di cruscotto direzionale a disposizione dei gestori per valutare, con frequenza ravvicinata, il rischio e le performance dei portafogli secondo uno schema coerente con i processi di investimento sottostanti. «Gli indicatori e gli algoritmi di calcolo sono facilmente modificabili – tiene a puntualizzare Rizzini -, in modo che le analisi siano aderenti ai singoli processi di investimento, per loro natura variabili nel tempo. Il sistema ha permesso di costruire una base dati comune a livello societario, indispensabile per lo sviluppo di progetti interni connessi all’utilizzo dei dati quantitativi sui prodotti gestiti, come il controllo dei limiti di asset allocation e la reportistica commerciale». Una trentina gli utenti della soluzione, appartenenti alle aree gestione rischi, commerciale e alla direzione generale. Quattro, invece, le persone coinvolte internamente, tutte della divisione gestione rischi, affiancate da un programmatore, che si è occupato dell’alimentazione dei dati provenienti dall’As/400, che ospita la contabilità. «In realtà – conclude il manager – siccome abbiamo integrato diversi database, abbiamo optato per creare dei file di alimentazione di Sas che fossero dei .txt, prodotti a partire da procedure sviluppate su tabelle Sql Server». A breve, dovrebbe entrare in produzione anche un sistema che consentirà di entrare più nel dettaglio analitico, attraverso la scomposizione degli indicatori di rischio dei sottoportafogli azionario e obbligazionario.

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