Riesce l’Opa Olivetti su Telecom Italia. E ora ?

Alla fine Roberto Colaninno, amministratore delegato di Olivetti, ce l’ha fatta. Raccogliendo poco più del 51% dell’azionariato, è infatti riuscita l’Opa ostile lanciata circa tre mesi fa su Telecom Italia. Per confermare che, almeno per …

Alla fine Roberto Colaninno, amministratore delegato di Olivetti, ce
l’ha fatta. Raccogliendo poco più del 51% dell’azionariato, è
infatti riuscita l’Opa ostile lanciata circa tre mesi fa su Telecom
Italia. Per confermare che, almeno per il momento, si è trattata
soprattutto di un’operazione finanziaria, basti ripensare alla dinamica
degli ultimi giorni utili prima del termine designato per la scadenza
dell’offerta (venerdì scorso). Solo nelle ultime ore si sono mossi i
grandi gruppi, che detenevano quote sostanziali dell’azionariato
Telecom. A loro non interessava tanto il piano industriale di Colaninno
e soci, quanto che vi fosse un’adeguata adesione dell’azionariato
diffuso, che garantisse la riuscita dell’operazione. Inoltre, il maggior
azionista della casa di Ivrea, oggi, è la holding lussemburghese Bell,
nel cui azionariato figura anche l’amministratore delegato Roberto
Colaninno, e che, nella composizione azionaria, comprende Fingruppo (la
presenza piu’ forte con il 39,1%), il Gruppo Antonveneto la
Gpp International (del finanziere Gnutti e altri), The Oak Fund, Chase
Manhattan Unipol e altri minori.
Franco Bernabé, attuale amministratore di Telecom, esce come il grande
sconfitto e, probabilmente, non accetterà l’offerta del "nemico" di
restare per gestire il periodo di transizione che prelude al cambio di
gestione.
E’ ancora presto per capire cosa cambierà dal punto di vista sociale,
sia per l’occupazione che per l’utenza telefonica. E lo è anche per
colpa dei "raider" di Ivrea, preoccupati per ora solo di proporre il
prezzo giusto per il titolo e che ora vanno attesi al varco
dell’enunciazione di un piano industriale del quale finora non si sono
viste molte tracce.
Intanto, in linea con quanto promesso durante la fase di definizione
della proposta d’acquisto, dovrebbero passare ai tedeschi di Mannesmann
sia Omnitel che Infostrada, operazione questa che ha ottenuto il via
libera della Commissione Ue. Uno dei risultati finali di tutta la storia
potrebbe essere che il passaggio del grosso delle telecomunicazioni
nazionali in mano teutonica. Non dimentichiamo, infatti, che esiste
ancora un progetto di fusione fra Telecom Italia e Deutsche Telekom,
avviato da Bernabé come alternativa di difesa rispetto all’Opa, ma che
l’operatore tedesco, a botta calda dopo la conclusione della scalata, ha
mostrato di non voler abbandonare. Se i termini rimarranno gli stessi
nati dall’accordo fra Bernabé e il corrispettivo tedesco, lo
ricordiamo, la maggioranza della società nata dal merge dovrebbe
essere di Deutsche Telekom.
Gli analisti finanziari hanno generalmente reagito in modo positivo
all’acquisizione, pur ricordando che Olivetti si porta dietro un forte
indebitamento. Molti hanno notato come sia andata in porto la prima
grande acquisizione ostile dell’Europa continentale La Tecnost, in
particolare avra’ un indebitamento molto elevato, ma non
avra’ molta liquidita’ per finanziarlo se Colaninno non riuscira’ a
fonderla con Telecom. In quel caso si dovra’ accontentare dei suoi
dividendi una volta l’anno e questo significa che in futuro Colaninno
potrebbe essere costretto a lanciare un’altra offerta per aumentare la
quota in suo possesso”. Secondo più di un esperto, l’indebitamento
del gruppo limitera’ l’orizzonte d’investimento del nuovo management per
i prossimi due anni e la Telecom potrebbe perdere cosi’ importanti
opportunita’ d’investimento.

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