Ricucci

Ecce homo per l’It?

Viene spontaneo chiederselo.
Il mondo dell’Ict italiana ha bisogno di
un Ricucci?
Ha bisogno di un uomo venuto dal nulla che sappia scuotere e
sparigliare le carte di un mercato stagnante e loffio?
Ha bisogno di una
ventata finanziaria che ne scompagini la capigliatura, ravvivandola, come sta
accadendo per gli altri settori chiave del’economia italiana, dal panorama dei
mezzi di comunicazione al credito, dove la commistione fra assicurazione e banca
ha ormai raggiunto la sublimazione con il caso Unipol-Bnl? Posto che noi
italiani riconosciamo il valore del ricco solo quando questi lo è per censo e
non per aver maturato sul campo (presto o tardi, in breve o con un lungo
percorso) i galloni del magnate. Posto che di tutto l’Ict nazionale ha bisogno:
di un ministro per l’innovazione che sappia farsi non solo ascoltare, ma anche
seguire, di una manifestazione fieristica forte e fiera di esserlo, di imprese
che una volta per tutte riconoscano il valore dell’investimento in tecnologia, e
quindi in mezzi, e quindi in lavoro.
La risposta all’interrogativo è no.

Anzi, no grazie.

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