Riboli, Symantec: la data protection ora l’hanno capita tutti

Ma per il Vp quello di sei anni fa fu un momento di rottura. La sicurezza è ormai un asset di business. E per lo storage allo studio in Italia un programma di noleggio operativo.

Al Technology Day di Milano Marco Riboli, Vice President e General Manager di Symantec Emea Mediterranean Region ha proiettato la propria big picture sulla gestione e protezione dei dati agli utenti e partner italiani.

Una grande immagine che ha ai quattro lati del perimetro la crescita delle informazioni, quella delle minacce, la mobility e la virtualizzazione.
In mezzo, le attività che Symantec fa per tenere la dimensione It entro una figura riconoscibile.

L’azione della società, emerge dalle parole di Riboli, è quella proprio di risagomare il business delle aziende, senza lasciare elementi sulla strada, ma, anzi, sublimandoli.
«Tutto ruota attorno alle persone e alle informazioni», ha detto Riboli alla platea.
Il mondo, insiste, oggi è pieno di minacce alla sicurezza e gli sforzi che Symantec fa per conoscerli incrociano il loro cammino con il mutare delle forme di reazione.

Non ci si protegge tanto più con le signature (che Symantec produce con un sistema fatto da 6 datacenter, con 40mila server, collegati a 175 milioni di client di utenti), ma valutando la reputazione delle applicazioni, con uno strumento come Endpoint Protection.

E poi, storage e virtualizzazione, che hanno a che fare entrambi con la crescita dei dati, da far girare e conservare. Proprio la cosiddetta “finestra di backup” da azzerare è in relazione a questa dinamica, che non ha termine, e pertando va eliminata, con la deduplica, che significa saper far girare in rete solamente i dati utili, interessanti per il lavoro.

Ipotizzando la suddivisione del complesso dei dati in tre parti, la prima è già stata virtualizzata, quella delle applicazioni di base. Quello attuale è il momento del secondo terzo: le applicazioni business critical.
La terza parte, ci rivela Riboli, sarebbe «quella relativa al fine tuning dei dati, ma non è detto che sarà virtualizzata».

Nel complesso, dall’enfasi sul tema security espressa al Technology Day si ha la sensazione che il piatto della bilancia di Symantec sia tornato a pendere su un lato “antico” dopo che per qualche anno quello di storage e backup pareva dover prevalere.
E abbiamo chiesto a Riboli, uomo di retaggio storage, un commento in merito.

«Quando integrammo availability dei dati e sicurezza, oramai sei anni fa, non lo capì nessuno. Forse anche noi per primi, che abbiamo dovuto digerire l’operazione internamente. Ma non ci siamo mai staccati dalla security. Il fatto è che oggi la compenetrazione dei due aspetti è chiara davvero a tutti».

I due temi sono cardinali nei datacenter, specie per il cloud. Ma di che tipo?

«Nei medio grandi ambienti si fa e farà cloud privato, non c’è dubbio. Aziende grandi come le banche non useranno mai quello pubblico. Invece, tramite i propri datacenter forniranno servizi cloud ai propri clienti. Anzi, lo fanno già».

Come si trasmette questa big picture fatta di sicurezza, data availability, virtualizzazione, cloud ai decisori Ict?

«Con una business review trimestrale, con cui si fa lo stato dell’arte della tecnologia e si apprendono le novità che riguardano l’utente. Si incontra il board dei decisori, ossia Direttore generale, Cio, Ciso, i budget owner. L’approccio è da business plan».

In Italia il modello funziona?

«Sì e diciamo pure che il nostro paese, di tutti quelli che seguo su questi argomenti è quello messo meglio. E anche in confronto con altri paesi che guidano l’economia europea non ci sono particolari differenze. Diciamo che forse in Italia abbiamo una mentalità meno assicurativa, meno orientata alla prevenzione e più alla reazione, rispetto al nord Europa».

Ma oltre all’azione di persuasione, servono anche servizi finanziari per aiutare le aziende all’azione…

«Lo sappiamo, e difatti abbiamo modificato il listino software con il concetto di pay per use. In questo campo non ci interessa che qualcuno finanzi l’utilizzo: lo finanziamo noi.
Diverso il discorso per l’hardware di storage. Siamo in contatto con alcune società finanziarie per varare un sistema di noleggio operativo. È una mia iniziativa e l’Italia farà da pilota agli altri paesi dell’area.
E poi abbiamo varato un sistema di offerte flessibili, modulari che prevedono però un pagamento tradizionale da parte dell’utente
».

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome