Rfid: privacy sotto il riflettore

Ibm manda in test nuove etichette, disattivabili dall’utente. Intanto arrivano le linee guida per la privacy: il cliente deve sempre essere informato.

Sicurezza e privacy sono due tra i temi più scottanti quando si parla di Rfid.
Questioni tecnologiche aperte, sulle quali si stanno impegnando i principali player e tutti i gruppi di lavoro attivi sull’argomento.

Nel corso di questa settimana, ad esempio, si attende da parte di Ibm la dimostrazione di un progetto per nuovi tag Rfid nei quali è integrata una funzionalità in grado di disabilitare la capacità del chip di inviare informazioni.
Questo significa che gli acquirenti di un prodotto hanno la possibilità di disabilitare i tag sui singoli prodotti, sapendo che la stessa funzionalità può essere utilizzata in un secondo tempo, ad esempio nel momento in cui l’oggetto deve essere inviato a un centro assistenza per un intervento di manutenzione o riparazione.

L’etichetta alla quale sta lavorando Ibm può essere in parte rimossa, riducendo, in sostanza, la portata dell’antenna, da qualche metro a pochi centimetri. Il codice è ancora leggibile, in questo caso solo avvicinando il prodotto direttamente al lettore.

E mentre Ibm pensa alle etichette, il gruppo di lavoro dedicato al Rfid nell’ambito del Center fot Democracy and Technology ha pubblicato una serie di linee guida, per la cui stesura è stato necessario oltre un anno di lavoro, nelle quali si sottolinea come le aziende che scelgono di utilizzare i tag Rfid sui loro prodotti siano tenute a informare sempre e in ogni caso i clienti, informandoli anche sulle modalità con le quali disattivare le etichette stesse.

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