
Il rapporto del Politecnico analizza anche un paio di ambiti dove i risultati non sono ancora interessanti
La tracciabilità dei prodotti lungo la filiera è uno degli ambiti
applicativi dei quali più si è discusso per quanto riguarda l’utilizzo della
Radio frequency identification. Per ora, però, in Italia si è discusso e
basta visto che secondo l’osservatorio del Politecnico di Milano “non vi sono ancora applicazioni in fase esecutiva ma solo manifestazioni di ineresse e qualche analisi concentrata su taluni comparti più interessati al tema della tracciabilità, quali il farmaceutico e l’alimentare”..
Per quanto riguarda il farmaceutico,
il ministero della Salute ha già emanato un decreto legge che
impone la targatura della singola unità di farmaco e la tracciatura del suo
percorso lungo la supplì chain dal produttore alla farmacia. Secondo l’ateneo
milanese il soddisfacimento dei requisiti di tracciabilità richiesti dalla legge
utilizzando tecnologie tradizionali sarebbe estremamente
costoso
per tanto che la commissione tecnica incaricata di esaminare il problema sta valutando l’utilizzo della tecnologia Rfid.
Ma quali sono per ora i problemi
che ostacolano in questo ambito l’utilizzo dell’Rfid. In sostanza sono relativi
al costo ancora troppo alto delle tag (le etichette da applicare ai prodotti)
che è però destinato a scendere nel breve periodo. Diversa è invece la questione
relativa alla frammentazione del sistema distributivo
italiano. Molte piccole aziende non sarebbero probabilmente in grado di sostenere gli investimenti necessari all’implementazione di una applicazione Rfid nei propri magazzini. L’ultimo problema è di tipo tecnico e riguarda la presenza di prodotti metallici nei blister che diminuiscono l’efficienza della trasmissione dei dati.
Analogo discorso vale
per la gestione del punto vendita dove la sperimentazione avviata dal gruppo
Basic-Net che opera nel settore dell’abbigliamento, calzature, accessori per lo
sport e il tempo libero non ha dato risultati soddisfacenti.