Reti del futuro, è il momento della svolta

Le Next Generation Network al centro del dibattito in un convegno della Bocconi. In arrivo forti investimenti ma i prezzi scendono così come i margini. I nodi della neutralità del network e della separazione della rete.

Per le tlc è un momento di svolta. E le prospettive sono incerte come ha
confermato il gotha del settore intervenuto al convegno organizzato dalla
Bocconi “Le reti di telecomunicazioni del futuro”. Dal punto di vista tecnologico siamo alla vigilia di un salto
che porterà le vecchie reti a essere sostituite, in un arco temporale molto
lungo, da quelle di nuova generazione (Next generation network,
Ngn). In più, come ha osservato Francesco Caio, vice chairman di Lehman
Brothers, non si è mai assistito a una discontinuità simile.



“Separazione di rete e servizi e cambiamento della struttura del prezzo” sono i due fenomeni che contraddistinguono il momento
attuale delle tlc che contemporaneamente si trovano di fronte a grandi
investimenti
che mettono in difficoltà i carrier alle prese con una
situazione di mercato che vede una continua discesa dei prezzi con conseguente
erosione dei margini e bilanci stagnanti anche da parte degli incumbent
fortemente indebitati.



Come ha osservato Maurizio Esentato di Calyon un terzo dei 750 miliardi di corporate bond in circolazione arrivano proprio dalla società telefoniche. Caio il problema lo ha risolto “andando a lavorare nell’investment banking”, ma chi è
rimasto sa che il problema non è solo di soldi ma anche di
regole. Il network, per esempio, deve essere neutrale? si è
chiesto Francesco Sacco, docente di strategia aziendale alla Sda Bocconi, e poi
c’è il problema del digital divide con il 55% della popolazione che vive in
piccoli centri e un distribuzione molto simile per quanto riguarda le imprese. A
questo punto, ha osservato Sacco, si potrebbe liberalizzare il mercato delle
infrastrutturazioni in modo tale che ognuno si costruisca il proprio network.
Una provocazione non raccolta dagli uomini delle tlc che, secondo Esentato
mancano di una vision e puntano su una strategia difensiva come il taglio dei
costi.



Le questioni sul tappeto sono parecchie. Se tutti
eludono il problema della neutralità del network (bisogna favorire certi
contenuti che viaggiano in rete a scapito di altri?) molta più attenzione
riscuote il tema della separazione della rete
, rispetto alla quale Pasquale Pistorio, presidente di Telecom Italia spiega che “Nessuna forma di separazione dovrebbe essere imposta unilateralmente su un operatore incumbent, mentre la separazione funzionale potrebbe essere accettata come esito finale di un dialogo con il regolatore, concesso che avvenga insieme ad una significativa deregolamentazione dei mercati retail”.


Una proposta che non trova d’accordo Vittorio Colao di Vodafone al quale la
proposta non piace e che naturalmente chiede più possibilità di movimento per
gli operatori mobili oltre un wireless broadband su frequenze migliori. Per
Colao è urgente anche la definizione di un quadro regolatorio anche se Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb, ricorda che la sua società è nata e si sviluppata in assenza di regole investendo comunque 3,5 miliardi di euro.
Altri tempi. Oggi la situazione è diversa. Intanto ci sarà un grande bisogno di banda visto che il driver saranno i video.


“Il problema – ha aggiunto Parisi – è vedere se la competition
sarà fra reseller con margini bassi e scarsa generazione di cassa fra
infrastrutturati che avranno margini più alti”. Dall’Europa però arrivano
messaggi contradditori. Se si insiste sull’abbassamento dei prezzi la strada
diventa in salita.
Qualcuno, conclude Parisi, deve tenere conto degli
investimenti da fare per i prossimi anni.

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