Reportage da Taiwan, dove nasce la tecnologia

Un reportage esclusivo nel cuore dell’isola tecnologica. Le aziende, i centri di ricerca, i laboratori di una regione che non vuole più essere considerata centro del low cost. La valorizzazione dei brand, i nuovi segmenti di mercato e la ricerca di contatti con il canale

Con 383 miliardi di
dollari di prodotto
interno lordo,
16.790 pro capite, da qualche
decennio Taiwan rappresenta
uno dei crocevia
della produzione Ict mondiale.
Componenti, schede madri,
processori, pc, prodotti
di rete, e ancora Tv tuner, telefoni
cellulari, fotocamere e
accessori: le tecnologia qui
è davvero di casa.

Secondo i dati più recenti
presentati dal Market Intelligence
Center
di Taiwan, in
questo 2008 saranno oltre
110 milioni i notebook che
usciranno dalle industrie locali.
Nel primo trimestre dell’anno
ne sono stati consegnati
25,1 milioni, in crescita
del 35,6% rispetto al pari periodo
dell’anno precedente,
per un valore complessivo
di 12,99 miliardi di dollari, in
crescita del 26,9% anno su
anno.

Una situazione positiva, che
presenta tuttavia più di una
criticità. L’insufficiente capacità
produttiva dei fornitori
di batterie, il problema dei
mutui subprime sul mercato
nordamericano e i timori di
un suo allargamento all’Europa
Occidentale, la crescita
del costo delle materie prime
e le nuove norme sui contratti
di lavoro in Cina sono tutti
fattori concomitanti destinati,
secondo il Mic, ad avere un
certo impatto sul comparto,
in particolare nella seconda
metà dell’anno.
E gli stessi fenomeni sono
destinati a riflettersi anche
sul fronte delle schede madri
e dei prodotti di rete. In particolare,
sono sempre dati
Mic, per il secondo trimestre
dell’anno i volumi delle
Nic Wlan (Network interface
Card) sul mercato taiwanese
dovrebbe scendere del 5% a
46,2 milioni di unità, mentre
quelli degli access point dovrebbe
crescere del 3,4% a
1,2 milioni di unità.

In questo scenario, i produttori
di Taiwan cercano un
nuovo spazio, che consenta
loro di mantenere alta la redditività,
senza rinunciare allo
sviluppo innovativo.

Negli anni, il ruolo di Taiwan
nell’industria Ict mondiale è
sempre stato quello di luogo
di produzione a basso costo.

Un ruolo che da qualche
anno a questa parte non basta
più. Rivendicano le loro capacità innovative, i player
taiwanesi, rivendicano gli investimenti
in ricerca e sviluppo,
rivendicano soprattutto,
la dignità dei loro brand.
E,
incoraggiati anche da politiche
governative che favoriscono
le attività di branding,
spostano il focus dal low
cost all’innovazione.

«Con la costante erosione
dei margini
– spiega Walter
Yeh
, vice presidente del Taitra
(Taiwan External Trade
Development Council) – i produttori
taiwanesi si sono resi
conto dell’importanza anche
economica di presentarsi sul
mercato con il proprio marchio.
Qualcuno ha fatto da
apripista, ma in questi anni
il numero dei produttori attivo
sulla scena internazionale
con il proprio brand è
cresciuto significativamente,
così come è cresciuta la percezione
di eccellenza tecnologica
dei nostri prodotti
».

E Yeh cita la classifica, pubblicata
lo scorso mese di
maggio da BusinessWeek,
delle prime 100 società tecnologiche
a livello mondiale,
valutate in base alle performance
finanziarie, alla crescita,
ai dividendi distribuiti
agli azionisti.

Nella top ten
due posti sono occupati da
altrettante realtà taiwanesi
(Asustek al nono posto e
Htc al decimo). E in totale, su
100, 18 vengono da Taiwan.

«Lo scorso anno erano quattordici
– ricorda Yeh -. Continuiamo
a crescere
».

Sicuramente, il successo più
recente dello sviluppo tecnologico
made in Taiwan è
rappresentato dai netbook.
Lanciati da Asus, con gli Eee
Pc, sono rapidamente entrati
nel listino di altri marchi della regione, tra i quali Acer, Micro-
Star
, Gigabyte, Elitegroup
Computer Systems
(Ecs) e First International
Computer
(Fic).

E senza dubbio, anche se
sulla stessa scia si stanno
muovendo anche i tradizionali
big dei pc, come Hp o
Dell, su questa nicchia di
mercato il ruolo di leader
viene conteso proprio dai
marchi taiwanesi.
Una recente
nota della Camera
del Commercio estero di
Taiwan sottolinea come nel
corso del recente Computex
(3-7 giugno), dei 20
modelli di netbook presentati,
la stragrande maggioranza
fosse made (o per lo
meno developed) in Taipei.

Del resto, le stime più recenti
presentate da diversi
istituti di ricerca, ascrivono
sempre a società taiwanesi
almeno l’80% delle vendite
totali di netbook nel 2008.
Ma non è tutto. Secondo
Idc
, il segmento è destinato
a crescere del 274% nel
corso dei prossimi tre anni e
queste prospettive di sviluppo
stanno di fatto mettendo
in moto un circolo virtuoso
che finisce per coinvolgere
gran parte degli attori della
computer industry. Non
è un caso, precisa sempre
nella sua nota la Camera di
Commercio di Taiwan, che
Intel da una parte e (siamo
di nuovo a Taiwan) dall’altra
si siano impegnate e si stiano
impegnando nello sviluppo
di processori progettati
specificamente per questa
categoria di prodotti.

L’idea del circolo virtuoso
è importante in una realtà
come Taiwan, che da decenni
ha fatto dei propri
centri di ricerca e dei parchi
tecnologici veri e propri incubatori
non solo di tecnologie,
ma anche di imprese.

Nel nostro viaggio ne abbiamo
visitati due: Itri (Industrial
Technology Research Institute)
e l’Hsinchu Science
Park
. Fondato nel 1973, l’Itri
si configura come realtà noprofit
a partecipazione statale,
nella quale lavorano circa
6.000 persone. Bastano i
numeri a dare la dimensione
del centro: dei dipendenti,
900 sono quelli che hanno
raggiunto un Phd, mentre
oltre 3.000 hanno per lo
meno un master.

All’Itri sono
intitolati quasi 9.000 brevetti
e l’Istituto ormai viaggia al
ritmo di cinque brevetti al
giorno. Dall’Itri hanno preso
vita 130 nuove aziende, tra
le quali nomi importanti nella
produzione di microprocessori.
E proprio l’Itri ha contribuito,
tra l’altro, al lancio di
imprese che portano nomi
come Acer o BenQ. Fortemente
collaborativi con centri
di ricerca internazionali e
università – Itri ha uffici a San
José, Berlino, Tokyo, Mosca
– l’Istituto ha deciso di concentrare
le sue attività su un
numero limitato di ambiti (tra
questi biomedicina, scienza
dei materiali, energia,
WiMax, Rfid) nei quali però
si ravvedano interessanti
opportunità di business.

Similmente, l’Hsinchu Science
Park, nato nel 1980, è
uno dei 12 parchi tecnologici
presenti a Taiwan, collocato
nel cuore di quella che viene
definita la Silicon Valley
locale. Inizialmente il parco
si proponeva come punto di
attrazione per lo sviluppo
dell’industria domestica. Oggi, con i suoi 653 ettari di
terreno, cerca un respiro più
internazionale. Culla delle
imprese ad alta tecnologia,
attualmente ne ospita 480,
382 delle quali taiwanesi,
47 statunitensi. Grazie a una
serie di incentivi e facilitazioni
anche di tipo fiscale, qui,
attualmente si concentra
il 5% del prodotto interno
lordo di Taiwan. E qui, soprattutto,
si concentrano
una serie di laboratori che finiscono
per diventare di accesso
comune alle società
che nel parco si insediano:
Nanotecnologie, High Performance
Computing, Chip
Implementation, giusto per
citarne alcuni.
È dunque una Taiwan che
vuole essere riconosciuta
come centro di competenza
e di eccellenza e che guarda
oggi ai mercati internazionali
come chi ha da proporre
qualcosa che va oltre la
mera produzione a basso
costo.

Nel corso di questa
nostra visita abbiamo avuto
l’opportunità di incontrare
sei aziende che nel corso
di quest’anno hanno ricevuto
dal Taitra riconoscimenti
per la loro spinta innovativa.
Spinta che si traduce in idee,
prima ancora che in prodotti,
destinati a modificare e a
migliorare stili e abitudini di
vita. Tutte da tempo hanno
una presenza non limitata al
mercato domestico.
Tutte,
da tempo, guardano oltre ai
confini cinesi.
L’Europa è il
primo polo di attrazione per
le società di Taiwan, sorprendentemente
più degli
Stati Uniti, forse per la possibilità
di essere affrontato
Paese per Paese, mercato
per mercato, zona linguistica
per zona linguistica, con
un approccio “step by step”
in un certo senso forse più
facile di un approccio globale
necessario quando si
parla di Nord America. La
maggior parte dei manager
incontrati in questo tour
conoscono bene le realtà
esterne dalla grande Cina.
Molti hanno al loro attivo
percorsi di studio negli Stati
Uniti, molti (probabilmente
tutti) hanno nel loro curricula
esperienze di lavoro in
molti dei mercati nei quali le
loro società sono presenti,
direttamente o attraverso
partnership. Perché, poi, la
forza delle società taiwanesi
in Europa sta proprio
qui. Nella loro capacità di
costruire, nei Paesi nei quali
vogliono essere presenti,
reti efficaci di distribuzione,
fatte di distributori, rivenditori,
negozi specializzati.
Partendo dagli operatori di
nicchia, come è stato per
Asustek o Gigabyte, per approdare,
poi, al cosiddetto
Gotha. Un’espansione graduale,
che è proseguita di
pari passo con la crescita
delle aziende, sia in termini
di offerta, sia in termini
di competenze e servizi.
Oggi è il nuovo corso.

Da
Taiwan arrivano in Europa
non solo prodotti ma anche
marchi. L’Istituto del Commercio
Estero li supporta,
alla ricerca di sempre nuove
opportunità. Perché, come
dichiarato da uno dei nostri
interlocutori in questo nostro
viaggio, “Taiwan is not
a follower anymore”.

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