Reply – Una cultura votata all’innovazione

Il termine “Innovazione” viene spesso associato dalle aziende ad un processo da sviluppare e gestire, preceduto da scelte chiare. Spesso però, gli effetti che questa scelta produrrà, non sono altrettanto chiari e possono far n …


Il termine “Innovazione” viene spesso associato dalle aziende ad
un processo da sviluppare e gestire, preceduto da scelte chiare. Spesso però,
gli effetti che questa scelta produrrà, non sono altrettanto chiari e
possono far nascere sentimenti di insicurezza. Una cosa però pare ormai
certa: non si può oggi parlare di innovazione aziendale senza che ne
venga coinvolta l’organizzazione intera, a tutti i livelli. L’innovazione
si realizza infatti attraverso investimenti di tempo e denaro. Di tempo, dando,
ad esempio, la possibilità ai propri collaboratori di seguire corsi di
aggiornamento e formazione, o allacciando collaborazioni con le università;
di denaro, investendo in società giovani, innovative ed emergenti ecc..

È importante però che queste iniziative non restino in mano
solo ad alcuni “registi”, ma che, sfruttando il potenziale dei singoli
collaboratori, venga creata una cultura aziendale votata all’innovazione,
riconoscendo che questa altro non è che la sommatoria di idee personali,
spesso internazionali, e culture diverse. A supporto di ciò, sono dunque
essenziali per le aziende tool tecnologici e ambienti di lavoro che stimolino
la collaborazione, lo scambio reciproco, il flusso di idee, lo sviluppo di modelli
di expertise. Anche il management deve svolgere un ruolo di primo piano, non
rimanendo focalizzato solo sui core-competenze e core-task dell’azienda,
ma partecipando e stimolando l’innovazione.

In questo quadro, oggi l’It deve saper offrire strumenti ed ambienti
adeguati, anticipare le esigenze di collaboration delle risorse per facilitare
l’innovazione continua del business. Le strutture It devono dunque rendere
i sistemi informativi flessibili, orientati ai processi e al business: da sistemi
monolitici devono evolversi verso sistemi composti, facilmente orchestrabili
ed adattabili sulla base delle nuove esigenze che possono emergere o dei nuovi
device.

Allo stesso modo, i Chief Information Officer di una azienda devono saper
anticipare le tecnologie future, comprenderle, valutarle e dimostrare la loro
validità in soluzioni business-oriented, capaci di ottimizzare i processi
interni intraconnessi.
Ma poiché oggi l’It è considerata sempre più una
commodity, è evidente che anche il ruolo del Chief Information Officer
deve evolvere.

La naturale evoluzione del ruolo del Chief Information Officer è quella
del Chief Innovation Officer, ma è importante essere consapevoli che
l’ “onere” di portare innovazione in azienda deve riguardare
trasversalmente anche altre figure professionali che, per le loro aree di competenza,
si faranno carico di raccogliere idee, proposte, stimoli dei loro collaboratori
e di portarli all’attenzione del Chief Innovation Officer e che verranno
misurate in base a chiari Key Performance Indicators.

Il momento di evoluzione tra le due figure (Chief Information Officer e Chief
Innovation Officer) è però al momento soltanto teorico, poiché
siamo ancora in una fase di consolidamento che in futuro porterà ad utilizzare
al meglio le tecnologie a livello strategico. Non si tratta più di decidere
se sviluppare in Java o in un’altra tecnologia, ma di sviluppare nuovi
servizi a supporto dei processi aziendali, secondo la logica del Web 2.0 e fruibili
da un utente mobile.

Il Chief Innovation Officer deve trovare il giusto mix tra competenze tecnologiche,
strategiche, marketing, business e manageriale. Deve essere sempre sulla cresta
dell’onda, conoscere e capire con largo anticipo le novità e le
relative implicazioni e possibilità per la propria realtà aziendale.

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