Reply – Cio, logica evoluzione del Cio

Elena Previtera, Partner di Reply Oggi non si può parlare di innovazione aziendale senza che venga coinvolta l’organizzazione intera. Ed è importante che le iniziative legate all’innovazione non restino in mano solo ad alcuni “registi”, ma va creata un …

Elena Previtera, Partner di Reply


Oggi non si può parlare di innovazione aziendale senza che venga coinvolta l’organizzazione intera. Ed è importante che le iniziative legate all’innovazione non restino in mano solo ad alcuni “registi”, ma va creata una cultura aziendale votata all’innovazione, riconoscendo che questa altro non è che la sommatoria di idee e culture diverse. A supporto di ciò, sono essenziali per le aziende tool tecnologici e ambienti di lavoro che stimolino la collaborazione, lo scambio, il flusso di idee, lo sviluppo di modelli di expertise. Anche il management deve svolgere un ruolo di primo piano, non rimanendo focalizzato solo sui compiti centrali dell’azienda. In questo quadro, oggi l’It deve offrire strumenti e ambienti adeguati, anticipare le esigenze di collaborazione delle risorse per facilitare l’innovazione del business. Le strutture It devono dunque rendere i sistemi informativi flessibili, orientati ai processi e al business: da sistemi monolitici devono evolversi verso sistemi composti, orchestrabili e adattabili sulla base delle nuove esigenze.


Allo stesso modo, i Chief information officer di una azienda devono saper anticipare le tecnologie future, comprenderle, valutarle e dimostrare la loro validità in soluzioni business-oriented, capaci di ottimizzare i processi interni intraconnessi. Ma poiché oggi l’It è considerata sempre più una commodity, è evidente che anche il ruolo del Chief information officer deve evolvere. La sua naturale evoluzione è quella del Chief innovation officer, ma è importante essere consapevoli che “l’onere” di portare innovazione in azienda deve riguardare trasversalmente anche altre figure professionali che, per le loro aree di competenza, si faranno carico di raccogliere idee, proposte, stimoli dei collaboratori e di portarli all’attenzione del Chief innovation officer e che verranno misurate in base a chiari Key performance indicator.


Elena Previtera, Partner di Reply


Il momento di evoluzione tra le due figure è però, al momento, soltanto teorico, poiché siamo ancora in una fase di consolidamento che porterà a utilizzare meglio le tecnologie. Non si tratta di decidere se sviluppare in Java o in altra tecnologia, ma di sviluppare servizi a supporto dei processi aziendali, secondo la logica del Web 2.0 e fruibili da un utente mobile. Il Chief innovation officer deve trovare il mix tra competenze tecnologiche, strategiche, marketing, business e manageriale. Deve essere sempre sulla cresta dell’onda, conoscere e capire con anticipo le novità e le implicazioni per la propria realtà aziendale.

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