Regioni, è ora di chiudere i conti

L’amministrazione degli Enti pubblici va rivoluzionata, per di più usando lo stesso software e tabelle in cloud. Si accetti un taglio netto con il passato.

Nel mare di novità salienti degli ultimi caotici giorni europei, le indagini più o meno conoscitive della Guardia di finanza tra cartucce e cartuccelle delle spese delle Regioni si alternano con gran forza sui media tradizionali come su quelli innovativi.

Nelle voci dei politici che passano in Tv dopo esser stati visitati dalla Finanza, la faccia tosta nel proclamarsi innocenti sta raggiungendo picchi inattesi ed elevatissimi. Ciò che contribuenti come noi osservano è che costoro non hanno la più pallida idea di cosa stiano amministrando dal punto di vista contabile.

Con apparenti capacità divinatorie, poche settimane fa Glocus aveva organizzato un convegno del quale vi riferimmo in questa breve cronaca.

È ora di pagare per cassa

L’evento puntava sui ritardi nei pagamenti dalla Pa alle aziende, ma la questione tecnica era l’assenza d’un sistema di contabilità unico (o almeno simile) per le nostre Regioni, in gran parte causato dalla catalogazione dei costi per competenza anziché per cassa, scambiando promesse di spesa a fine elettorale con il controllo sull’azione reale.

In sintesi, la grande informazione ricevuta in quell’occasione è stata l’assoluta specificità dell’amministrazione di ciascuna delle Regioni italiane, rivendicata anche dall’assenza d’un qualsiasi database a regole comuni e da poltiglie di software e procedure manuali diversissime tra loro.
L’unico tentativo di dati e software comuni, il Siope -Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici-, di fatto è inaccessibile.

Il pregresso ha valore zero

Si dirà che sono in ballo due tipi di contabilità e che non esiste un percorso di migrazione dall’uno all’altro.
Viene in mente il grande capo indiano frequentemente chiamato in ballo da Lillo e Greg in numerose trasmissioni radio.
Qual è il problema, che si può avere perdita di documentazione?
Oggi apparentemente la documentazione in nostro possesso ha valore zero (dove c’è non si sa), quindi non abbiamo nulla da perdere.
Si dirà che la corruzione del sistema politico e l’amministrazione della Regione non sono la stessa cosa.
Sarà.

L’impressione è che se fosse stato tutto in chiaro, confrontabile e documentato, perlomeno si sarebbe fermata prima.
Si dirà che non si può usare lo stesso software in tutta Italia, perché le peculiarità, i distretti eccetera eccetera. E qui no, non ci stiamo. Qui dobbiamo dirlo con forza: è una baggianata colossale. E’ ora di farla finista con questa questione, che via via possiamo far risalire al campanilismo, alla lunga storia. Avere un sistema unico di amministrazione si può e si deve.

Tempo di cloud

Sì, con lo stesso software, e non semplicemente in sede italiana, bensì in sede europea.
Ovvero pensando fin d’ora ad un piano pluriennale di armonizzazione dei criteri e delle voci, per evitare di rimetterci mano di qui a tre anni.
Sì, in cloud, perché così gli altri stanno risparmiando cifre impensabili ed altre ancora contano di risparmiarne. Sì, facendo perno su questo per ricostruire una gestione della Pa che abbia un senso.

E se questo vuol dire che devono saltare cinquant’anni di principi della Ragioneria dello Stato, nel sincero ringraziamento per l’istituzione, allora che salti.
In fretta.

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