Viviane Reding In un contesto economico turbolento come quello attuale parte dei cambiamenti macro-sociali sono affidati all’Internet del futuro. Se ne è detta convinta Viviane Reding, la lussemburghese commissaria europea per la Società dell’Informazi …
Viviane Reding
In un contesto economico turbolento come quello attuale parte dei cambiamenti macro-sociali sono affidati all’Internet del futuro. Se ne è detta convinta Viviane Reding, la lussemburghese commissaria europea per la Società dell’Informazione e i Media, che, a margine di un incontro della Commissione sul futuro dell’Europa in questo ambito, ha addirittura tracciato i paradigmi del Web 3.0.
Sarà una società formata da individui connessi, in grado di accedere sempre e ovunque a servizi che vanno dal social networking al business online, dai servizi nomadici basati su Gps a quelli basati sugli smart tag.
Una nuova società, tuttavia, che avrà bisogno di adeguate politiche di supporto, che da un lato favoriscano l’apertura e la competizione, e dall’altro sappiano porre punti fermi quando si tratta di sicurezza e privacy. Secondo la Reding, si parla di un salto quantico tra le reti attuali e il traffico atteso entro il 2015. L’Europa è però in grado di sostenere questa crescita, grazie anche alle politiche che sostengono la liberalizzazione e la concorrenza tra operatori. Politiche che vanno pertanto sempre più sostenute e promosse.
«Dobbiamo essere certi che il Web 3.0 si realizzi in Europa e in Europa venga utilizzato», ha sostenuto la commissaria.
Non a caso si è anche parlato di un nuovo Broadband Performance Index (Bpi), studiato per misurare le perfomance dei singoli paesi in aree quali la velocità delle connessioni a banda larga, prezzo, concorrenza e copertura.
L’Italia, in questo momento, si colloca in diciassettesima posizione (su 28 paesi censiti) distanziata dalle prime economie dell’Unione.
La Reding ha sottolineato, però, come nell’ultimo anno non solo si sia registrato un sensibile aumento della velocità di trasmissione, ma anche sia migliorata la copertura, soprattutto nelle zone rurali. Si parla oggi di una copertura del 70% della popolazione rurale in tutti gli Stati Membri, valore questo che migliora il gap esistente rispetto alla copertura totale, che oggi raggiunge il 93% della popolazione.
Se di Web 3.0 si parla, tuttavia, è chiaro che ci si deve riferire al cosiddetto
“ubiquitous coverage”, perché l’Internet delle cose alla fine non significa altro che comunicazione wireless tra macchine, veicoli, appliance e sensori, garantita da Internet.