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Red Hat non dimentica Linux e amplia l’offerta open

“Open unlock the world potential”. In un momento storico in cui nel mondo più che l’open vince il close, Red Hat prosegue per la sua strada e raccoglie consensi. Le aziende si dimostrano più aperte del mondo reale e così la società leader dell’open source raccoglie il 64° trimestre consecutivo di crescita.

I risultati parlano infatti di ricavi per 2,9 miliardi di dollari con una crescita del 21% rispetto allo scorso anno. Il maggior contribuente in termini di codice sviluppato per diversi progetti open source (Linux, Open Stack per esempio) ha registrato una forte crescita del fatturato soprattutto per quanto riguarda l’application development e le emerging technologies come JBoss, OpenStack, Openshift, cloud, storage e altro) aumentate del 42%.

La strategia openness di Red Hat

Il 60-70% arriva sempre dal sistema operativo, ma Gianni Anguilletti, amministratore delegato della filiale italiana, sottolinea i fattori critici di successo, che comprendono le evoluzioni tecnologiche “che hanno assicurato una completezza funzionale dell’offerta con tutto ciò che serve per l’infrastruttura tecnologica a partire dal sistema operativo per arrivare a storage e cloud”. Altro fattore di successo è la strategia openness grazie alla quale “i clienti sono liberi di scegliere di utilizzare in tutto o in parte le soluzioni Red Hat abbinandole ad altri brand”, come spiega Anguilletti e la flessibilità che si traduce nell’any application, anytime, anywhere. Le evoluzioni organizzative sono infatti l’altro fattore critico di successo e comprendono il know-how del personale, la verticalizzazione e la focalizzazione.

Fattori che hanno fatto centro in particolare in Italia, che si è ben comportata dal punto di vista di Red Hat, visto che è il paese che cresce di più a livello europeo, che è poi l’area dove la società open source raccoglie i migliori successi. “Questo succede – osserva l’amministratore delegato – perché da una parte il portfolio di servizi e soluzioni ha visto una bella reazione del mercato locale. A questo si è accompagnata una chiara strategia go to market che prevede la focalizzazione su aree promettenti e mercati verticali”. Anguilletti non sottovaluta il ruolo dei collaboratori di Red Hat che in Italia sono oggi 150, 80 dei quali solo per la parte tecnica.

Per quanto riguarda la strategia di prodotto, si basa su tre pilastri, il primo dei quali è l’hybrid cloud infrastructure, un’infrastruttura che possa permettere la realizzazione di cloud ibridi. Il secondo riguarda la suite dei prodotti, framework, soluzioni per lo sviluppo e messa in esercizio di applicazioni per il cloud ibrido, mentre il terzo pilatro comprende l’area management & automation. “Una volta realizzata l’infrastruttura per mettere in esercizio vecchie e nuove applicazioni – aggiunge Anguilletti – ho a disposizione le tecnologie per automatizzare i processi di gestione”.

Le acquisizioni di Red Hat

Questa offerta è il frutto di oltre una trentina di acquisizioni nei 25 anni di vita dell’azienda. Tra le ultime arrivate, Codenvy, fornitore di tool di sviluppo cloud-native, Permabit, fornitore di soluzioni di data deduplication, data compression e thin provisioning, CoreOS, fornitore nelle soluzioni Kubernetes e container-native e nell’area container OpenShift Container Platform 3.7 e l’integrazione con Aws per servizi accessibili direttamente.

Per quanto riguarda i mercati di sviluppo dal 2016 è stato creato un mercato verticale per le telco e poi anche per banche e assicurazioni. “In Italia questa focalizzazione ha visto anche la realizzazione di due mercati per il settore pubblico e il manifatturiero, mentre negli Stati Uniti è molto forte l’healthcare”. E il target delle aziende sono i grandi nomi del panorama italiano ma anche aziende che hanno una forte visibilità sul mercato. Per loro e gli altri clienti, la società del cappello rosso sta investendo nell’area container e nel cloud e, a medio termine, nell’intelligenza artificiale e nel machine learning.

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