Red Hat e Microsoft, i perché di un accordo

Tutti quelli che ancora abbinano, con un assolutismo sbagliato, Red Hat all’opensource e Microsoft alle piattaforme proprietarie, saranno sicuramente rimasti sorpresi dall’accordo che le due società hanno siglato un paio di settimane fa, e di cui vi abbiamo messo al corrente QUI.

Sbagliato perché, lo diciamo in maniera semplice, non tiene conto di due aspetti sostanziali: l’apertura di Microsoft all’opensource, che data ormai un decennio, e il cloud, che nel frattempo è emerso e ha cambiato tutto lo scenario.

L’accordo, peraltro, ha in sé delle componenti di sorpresa, ma non sono tanto legate alla “religione” del software (che vivaddio non ne ha), quanto a scelte di mercato che indubbiamente andranno a caratterizzare il futuro delle due società e degli utenti.

Antonio Leo, Head of Alliance, Partners & Territory Leader di Red Hat
Antonio Leo, Head of Alliance, Partners & Territory Leader di Red Hat

Ci siamo pertanto rivolti ad Antonio Leo, Head of Alliance, Partners & Territory Leader di Red Hat, per affrontare tre aspetti, secondo noi, dirimenti: motivi, metodi e offerta.

Quali sono le ragioni che hanno portato a questa partnership?

Già nel 2009 avevamo una collaborazione incentrata su Red Hat Enteprise Virtualization e sistemi guest Windows, e su Hyper-V e sistemi guest Red Hat Enterprise Linux. Ma con la crescente diffusione del cloud computing e il fatto che Windows Server e Rhel sono i due sistemi operativi più diffusi sul mercato oggi, si è fatta più forte la richiesta da parte dei clienti di una più stretta collaborazione. L’obiettivo è quello di poter supportare appieno i clienti che hanno scelto e scelgono le soluzioni Red Hat anche quando si affidano a cloud providers come Microsoft con la soluzione Azure. Un esempio concreto, l’accordo oltre a Rhel riguarda anche  CloudForms che sarà interoperabile con Azure e Microsoft System Center VM Manager, in questo modo i clienti avranno la possibilità di gestire Rhel sia su Hyper-V sia su Microsoft Azure, in linea con la nostra strategia dell’hybrid cloud.

Come si concretizzerà in Italia? Ci sono già pieni di attività relativi al nostro mercato?

Più che piani di attività iniziano a esserci clienti, realtà interessate all’accordo perché si trovano esattamente in una condizione dove l’interoperabilità trae le diverse tecnologie e ambienti è necessaria, perché hanno sviluppato e svilupperanno in futuro in .Net ma vedono in Rhel la piattaforma OS target sicura dove far girare le proprie applicazioni, magari ospitate nei Linux containers di Rhel 7.

Come si integreranno le offerte cloud?

Stiamo lavorando per rendere le nostre soluzioni globalmente disponibili su Microsoft Azure e questo include Red Hat Enterprise Linux, JBoss Enterprise Application Platform, JBoss Enterprise Web Server e OpenShift.

Vogliamo poi permettere la portabilità come feature delle sottoscrizioni attive dei clienti che scelgono Azure e, una volta importate, i clienti avranno la possibilità di continuare a sfruttare la relazione e il supporto Red Hat anche su Azure. Vogliamo abilitare CloudForms con Azure e Microsoft System Center, distribuire e supportare .NET per entrambe le soluzioni Rhel e OpenShift, il che vorrà dire abilitare entrambe le piattaforme all’uso dei containers. Lavoriamo per estendere la certificazione incrociata di prodotti Red Hat su Microsoft Hyper-V e l’offerta Microsoft su Red Hat Enterprise Virtualization. Per far ciò creiamo e allochiamo team congiunti in grado di offrire una struttura di supporto enterprise che copra gli ambienti cloud sia onpremise che offpremise.

 

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