Reality Show

Storie di donne. E anche di uomini. In fondo di persone, che aiutano a leggere, al di là delle vesti ufficiali, il cambiamento in atto in un’azienda che si chiama Sun.

16 aprile 2004 Come spesso accade, le donne sono sempre le prime a
intuire come stanno andando le cose.
Con quell’istinto animale, epperciò
extrasensoriale, trovano la via di uscita ancora prima che abbiano costruito la
porta.
A Peter Frampton piace intenderlo come un regalo per il 25ennale del
suo successo “Show me the way”.
Prendete Sun.
Prendete Patricia Sueltz.

La celebrata direttrice dei servizi, qualche mese fa ha abbandonato il
talamo di McNealy ed è passata a Salesforce.com (il produttore di Crm on
demand), come spesso accade, lasciando il posto a un’altra.
Marissa
Peterson.
Storie d’amore e di passione?
Macché: “Marissa è la scelta più
logica”, ha detto Scott.
Storie di business, quindi.
Perché si deve
andare avanti e fare affari.
Cioè politica.
Che la scelta di Sun di fare
la pace con Microsoft, con tutto ciò che ne consegue, sia stata intuita da
Patricia?
Indizi, posteriori, a carico: la svolta verso il software, il
taglio di 3mila posti di lavoro, l’abbandono del progetto di sviluppo del
processore UltraSparc V.
Si fa fatica a mettere insieme tutti questi
dettagli.
Meglio attenersi a quello che raccontano le storie delle persone.
Come quella di Jonathan Schwartz, softwarista, che da qualche settimana è
diventato il nuovo responsabile operativo di Sun.
O come quella di Rich
Green, invece, l’uomo di Java, che ha preso la porta per raggiungere un altro
“ex-figlio del sole”, Bill Coleman, nell’azienda che questi ha creato, Cassatt
Software, dove pare che i curricula più letti siano quelli dove compare la
parola Sun, per lavorare su utility computing e virtualizzazione.
Dalla
storia delle persone, quindi, come nel miglior reality show, se ne ricava che
Sun sia una società in trasformazione e in cammino verso un dove non chiaro ma
intuibile.
Una società, non dimentichiamolo, che presto dovrà essere
lasciata da molte persone, dal profilo non certo alto come quello di Green e
che, forse, faticheranno a rifarsi, professionalmente, una verginità. Il lato
sarcastico da cogliere (per tirare avanti) è che tutto è cominciato con “la
scelta” fatta da una donna.
Peccato che non si sia chiamata Eva: avrebbe
aiutato a comprendere la situazione.

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