Rapporto Rita: le imprese innovative sono soprattutto nell’Ict

L’indagine del Politecnico evidenzia le caratteristiche delle giovani imprese che operano in settori a forte crescita

Nel panorama delle giovani imprese italiane ad alta tecnologia l’Ict
continua a recitare un ruolo fondamentale. Secondo i dati del Rapporto
Rita
(Ricerche sull’imprenditorialità nelle tecnologie avanzate) del
Politecnico di Milano il settore Internet, servizi e Tlc vale il 33% delle nuove
imprese high tech, il software il 27% e il manifatturiero Ict il 22%. Queste
nuove imprese sono concentrate soprattutto nel nord ovest (43,1%), seguito dal
nord est (22,7%), centro (18,8%) sud e isole (15,4%). La regione leader rimane
la Lombardia con il 30% del totale che significa soprattutto aziende che si
occupano di applicazioni per le tlc, editoria elettronica e componenti
elettronici. Lo sviluppo di questi settori – ha commentato Massimo Colombo del
Dipartimento di ingegneria gestionale dell’ateneo milanese – che si spiegano con
la presenza di grandi aziende che fanno da traino.
Nuove imprese continuano a nascerne
anche se il ritmo è rallentato. Colombo invita a prendere con le pinze i dati del 2002 e 2003 (rispettivamente 22 e 86 imprese) ma è certo che un calo c’è stato dopo il picco delle 176 imprese del 2000 scese a 105 l’anno successivo. “E il decremento della natalità – aggiunge – non è stato causato tanto al mondo Internet ma soprattutto dal settore bio farmaceutico e chimico oltre che dal manifatturiero Ict”.
La percentuale delle uscite dal mercato è stata del 12% nel biennio 2000-2001 e dell’11% nel 2002-2003. Uscite che devono essere lette come cessazione di attività (5,3% e 7,6% nei due bienni) o come fusioni o acquisizioni (6,7% e 3,4%).
Con il passare degli anni la
crescita degli addetti è andata diminuendo
, mentre rispetto al biennio precedente nel 2002-2003 si è avuta una ripresa dei fatturati. “La crescita del fatturato per addetto – osserva Colombo – indica che le imprese si vanno irrobustendo”.

Caratteristiche tipiche delle “gazzelle” italiane (è il soprannome che il rapporto ha
affibbiato alle giovani imprese innovative) arrivano dalla presenza nel team di
fondatori di individui con un elevato livello di istruzione e una solida
esperienza lavorativa in funzioni tecniche nello stesso settore in cui opera la
nuova impresa. L’esperienza in funzioni commerciali ha effetti modesti, se non
quando è accompagnata dall’esperienza tecnica: La presenza nel team di fondatori
di individui con precedenti esperienze nella creazione di un’impresa
(serial entrepreneurs ) incide positivamente sulla crescita, così come la presenza nel capitale azionario di soggetti esterni, come le società di venture capital, rappresenta un chiaro fattore di sostegno alla crescita.

Nonostante si stia parlando di imprese innovative le gazzelle dedicano risorse relativamente modeste all’attività di ricerca e sviluppo con in media solo il 16,7% degli addetti impiegati in queste funzioni. Un dato che non impedisce di realizzare il 45,2% del fatturato con prodotti e servizi innovativi.
Infine il
capitolo finanziamenti
. Solo il 12,4% delle imprese che fanno parte
dell’osservatorio ha ottenuto finanziamenti di questo tipo che si concentrano di
solito entro il primo anno di vita. Il 39,6% ha ottenuto invece finanziamenti
pubblici che arrivano di solito nella fase più avanzata della vita dell’azienda.
Un capitolo a parte è stato riservato alle start up accademiche (Asu) che
mostrano un tasso di natalità superiore a quello delle rimanenti gazzelle. Le
Asu sono concentrate soprattutto nel nord-est (in particolare nel Trentino Alto
Adige), nel Centro (Toscana) e in Liguria. I settori di elezione sono
l’aerospazio, l’automazione robotica e l’editoria elettronica. Le Asu
presentano superiori performance innovative
, non sembrano godere di
vantaggi nel ricorso a venture capital e mostrano una propensione maggiore
all’utilizzo di finanziamenti pubblici. Fra le loro caratteristiche c’è la
presenza di fondatori con competenze scientifiche e tecniche più elevate, un più
stretto legame con la ricerca pubblica ma forti carenze in campo commerciale e
gestionale.

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