Radio, ultimo baluardo del piccolo mondo antico

Google ci ha provato, ma non ha sfondato nell’etere

Grazie alla segnalazione del blog Radiopassioni abbiamo scoperto la storia scritta da Jessica Vascellaro e pubblicata ieri dal Wall Street Journal, relativa alla sorte dei tentativi di Google di conquistare mercati pubblicitari al di fuori del Web.


La notizia è che alla fine del mese il motore di ricerca rinuncerà ai progetti di vendere spot radiofonici con gli algoritmi, ossia con lo stesso meccanismo delle parole chiave usato sul Web.


Accantonata anche l’idea di vendita di pubblicità sui giornali, ancora in fase sperimentale quella di spot televisivi, a Google dunque non rimane che la certezza del Web.


Come sintesi sdrammatizzante viene in mente un vecchio adagio milanese, “offelè fa el to mestee”, ossia, a ciascuno la sua missione, il suo compito.


Google si è alla fine convinta che gli algoritmi non hanno funzionato perché, contrariamente a quanto accade sul Web, la radio non consente di misurare l’efficacia immediata dell’annuncio pubblicitario trasmesso.


Con la radio, insomma, la persona forse riesce a difendere la propria identità, il proprio essere “animale”, soggetto anche a imponderabili comportamenti, magari istintivi. Con la radio è insondabile o lo è solamente entro certi limiti. Chi ha fatto la storia della radio lo ha sempre saputo e accettato.

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