Quelli che… l’agenda digitale

“Passavamo di qui per caso” sembra il motto di chi sta commentando le azioni della nascente Agenzia per l’Italia digitale. Speriamo che i diretti interessati agiscano diversamente.

C’era una volta l’innovazione, la chiave del rinnovamento automatico di qualsiasi iniziativa, pubblica o privata che fosse. Ad un certo punto l’Italia, da innovatore che era, ha dimenticato questa vocazione.
Negli anni la partitica ha via via regolato tutto, a modo suo, ingessando qualsiasi attività, rinnovamento compreso. L’esempio più evidente è la cosiddetta banda larga: nessuno è in grado di spiegare razionalmente, senza argomentazioni lobbistiche, come mai la rete fissa italiana non sia stata in grado di evolvere mentre quella mobile va decorosamente bene. Inutile evocare la conformazione dello Stivale per giustificare le aree di scarsa connettività: l’internet satellitare esiste da vent’anni, il 3G è stato un’altra grande occasione persa ed ora vedremo se si perderà anche l’occasione del 4G. Intanto continua da almeno dieci anni lo schifoso gioco delle tre carte fatto con i fondi per la banda larga: anche se arriveranno, ormai servirebbe quella ultra-larga.
Siamo sulla frontiera.
E come in tutte le storie di frontiera, adesso arrivano i nostri, quelli dell’agenda digitale.


Top-down e bottom-up

Il termine Digital agenda è usato dalla Commissione europea come quadro di riferimento dell’evoluzione verso il 2020. Si articola su sette pilastri, spesso tradotti in sei punti: infrastrutture e sicurezza, e-commerce, e-gov /open data, competenze digitali, ricerca e innovazione, smart communities.
Se ne parla da così tanto tempo, con tappe intermedie che si perdono nella notte dei tempi, che oggi si dovrebbe sapere già cosa si vuol fare e discutere sulle reali implementazioni.
Per fare degli esempi, alcuni avrebbero preferito scegliere solo alcuni dei punti sui quali operare noi direttamente, adottando per gli alti proposte europee, accettando una forte discontinuità con il sistema precedente.
Una volta fatto un teorico piano top-down, sarebbe stato auspicabile scegliere alcune best practices italiane -ce ne sono, ce ne sono-, metterle sul cloud ed imporle alle altre Amministrazioni simili. Teoricamente non si può fare, lo sappiamo, ma intanto proviamoci; magari adesso la sensibilità è maggiore e l’impegno personale, politico e non partitico, può essere più forte che nel passato. In alcuni casi sarebbe necessario abbandonare del tutto il passato, come nella contabilità regionale, alle cui enormità dobbiamo gran parte del dissesto complessivo.
In alcuni casi avremmo auspicato delle azioni forti, anche non popolari ma utili e realizzabili, come la scelta di dare formazione digitale ed innovativa agli scarsi ma non a tutti.
Probabilmente le azioni della neonata Agenzia per l’Italia digitale considereranno anche queste tra le opzioni di scelta per l’azione.
Nel frattempo di questi argomenti si parla più del solito. E come si orienta la discussione?


Quelli che

Poiché in Italia ci sono state le elezioni politiche e l’indicazione è che il primo tentativo di governo sia fatto dalla coalizione di Pierluigi Bersani, che sta cercando un dialogo con il Movimento 5 Stelle, sarebbe ragionevole anche verificare come le forze in ballo intenderebbero declinare l’Agenda digitale sì pubblica, ma che deve dar stimolo ai privati.
Questi sono gli argomenti dei quali vorremmo vedere piani dettagliati. Queste sono alcune delle discussioni che vorremmo ascoltare.
Invece no.
Mercoledì 13 erano in programma due eventi romani sull’agenda digitale. Poiché uno era in streaming e l’altro no, abbiamo seguito il secondo, con un orecchio al primo.
Che abbiamo sentito? Quelli che parlano a braccio, che vengono con un generico discorsetto per tutte le stagioni, gente che -udite, udite!- legge discorsi scritti (da chi?), gente che “si ricollega a quanto detto dall’oratore taldeitali”, quelli che “è colpa degli informatici”, quelli che “avevo preparato un discorso ma vivaddìo, ne improvviso un altro”. Quasi quasi diventano accettabili quelli che “noi sì che siamo stati bravi, adesso vi raccontiamo”.
E tra loro esponenti dell’Agenzia Digitale, ex Garanti, ex esponenti del Governo, professori, giuristi.
Ma stiamo scherzando?
Di show personali ed improvvisati non se ne può più. Per favore, si parli di cose reali o si declinino impegni per i quali non si è adeguati.

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