Quelle voci dall’Italia senza Adsl

Il Paese a velocità diverse è quello in cui l’Adsl non arriva persino nei quartieri centrali dei capoluoghi di provincia. Ed è quello in cui i decreti arrivano troppo tardi perchè vi siano ancora fondi per attuarli.

La meritoria iniziativa del sito di Repubblica che ha chiesto ai sui
lettori di raccontare come si vive nell’Italia senza Adsl ha messo a nudo una
realtà che in pochi conoscevano anche fra gli addetti ai lavori.
In molti
infatti pensano che l’Italia senza banda larga sia fatta da sperduti paesi di
montagna, località lontane dai centri più importanti e luoghi simili.

Sbagliato.
“L’Adsl, – dice Massimo, – non arriva in via
Laura nella zona centrale di Firenze”

, ma anche alla periferia di Roma e della Siena cablata.

A secco anche il quartiere romano di Colle Prenestino, un’altra zona del centro
storico di Roma dietro piazza del Popolo e Corticella, un quartiere di Bologna.

Alessandro da Ravenna abita a due km dal centro storico. Troppo.
Niente
Adsl anche per lui.
Per qualcuno oltre danno c’è anche il fastidio di
ricevere telefonate di gentili operatori che gli offrono l’Adsl salvo poi dirgli
che nella sua zona non è ancora arrivata.
E per altri non c’è neanche la
speranza che prima o poi arrivi.
Mi hanno detto che faccio prima a
cambiar casa
” spiega Fabrizio dal quartiere romano di Casal Fattoria sulla
Laurentina.

Voci di un’Italia di serie B che subisce
la retorica dei discorsi sull’innovazione, sulla reazione al declino e sui
giovani che devono studiare le materie scientifiche.

Salvo che poi a Serramanna, un paese di diecimila abitanti in provincia di Cagliari l’istituto tecnico con indirizzo informatico non può utilizzare l’Internet veloce.

Specchio di un paese inefficiente con infrastrutture
obsolete questa Italia ha poca speranza.

Una proposta dell’Anfov,
l’associazione della convergenza, per fare rientrare la larga banda nel servizio
universale (i servizi che i carrier devono fornire obbligatoriamente, ndr) è
rimasta lettera morta, inascoltata da una politica non proprio concentrata sui
problemi del Paese.

Certo Telecom avrebbe dovuto investire parecchio per
rispettare una simile normativa, ma l’alternativa per il momento è di lasciare
un pezzo d’Italia senza Adsl.
Normale in un paese dove ci sono zone con
problemi ad avere l’acqua in casa e dove lo scorso anno due sperduti casolari in
Valle d’Aosta sono finalmente stati raggiunti dall’energia elettrica che non
avevano mai avuto il piacere di utilizzare.

Incentiviamo il wi-fi,
allora.

Certo se non che il decreto che ne autorizzava anche l’utilizzo fuori dagli uffici ha tardato parecchio, troppo, prima di essere varato e adesso rimangono un sacco di piccole amministrazioni che non hanno gli strumenti (si parla di conoscenze, know how) o i soldi per realizzare una rete Wi-fi.

Basta una dato di quelli forniti da Repubblica.
Su 10.400 centrali esistenti seimila sono quelle che
devono ancora essere abilitate al servizio.

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