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Pesca d’altura nel mare magnum dei web service. Sempre più pescoso.

19 febbraio 2004 Meraviglioso il mondo della natura.
Quello dove
l’ecosistema prevede che il pesce grande si nutra di quello piccolo che si è
nutrito, a propria volta, dei celenterati (magari non è vero, ma dobbiamo
crederci: mica tutti abbiamo comprato il brevetto da sub con un pacchetto
vacanze).
La natura dell’It dice che il pasto fiero da qui a un po’ si
chiamerà Web service.
Segnatevi questi nomi: Actional, Amber Point,
Blue Titan, Digital Evolution, Flamenco Networks, Infravio, Reactivity, Service
Integrity, Vordel
.
Sono tutte piccole società statunitensi che
hanno uno, massimo due anni di tempo per costruirsi gambe forti atte a
sorreggerle, altrimenti saranno acquistate.
Da chi, è chiaro.
Possiamo
osare una Hp, una Ibm, una Computer Associates, una Oracle, una Bea e, perché
no, anche una Microsoft.
Ovvero, i pescioni dell’It stanno guatando i
piccoli avanotti, placidamente, sul fondale del mare dei servizi Web.
E, tra
un po’… zacchete!.
Niente di male, per carità: il mondo va avanti così da
sempre.
Lo si fa notare solo per contornare un fenomeno di cui saremo
obbligati a scriverne e voi a leggerne, se si avrà la bontà (di fare entrambe le
cose).
Fenomeno, quello dei Web service che, l’anno scorso (chissà come ha
fatto l’analista ZapThink ad arrivarci?) ha fruttato un mercato poco sotto i 200
milioni di dollari, ma che quest’anno dovrebbe arrivare a 1,4 miliardi di
dollari e a 8,8 miliardi l’anno dopo.
Siete a conoscenza di un altro settore
che propone questa tendenza di crescita?

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