Quando virtualizzare significa risparmiare (energia)

Gli ambienti virtualizzati fanno ridurre i consumi energetici e i costi per il condizionamento dei data center. Spieghiamo come.

In questo spazio (Techne - Con parole mie) i protagonisti della tecnologia raccontano e si raccontano, portando alla luce la miscela virtuosa di tecnica ed esperienza al servizio delle esigenze dell'utenza. Parlano sulla base della conoscenza, evitando di fare riferimento alla propria produzione, bensì portando il discorso su un piano generale e fruibile da tutti.

Uno degli effetti meno evidenti della virtualizzazione, ma non per questo meno importanti, è la riduzione dei consumi energetici necessari per il mantenimento di un data center. La dichiarazione a parole sembra banale, ma i numeri lo dimostrano, come è evidente da un esempio reale. Un server blade consuma in media tra 4 e i 40 kiloWatt. Un server a doppio processore consuma circa 850 Watt. Un normalissimo notebook può consumare 120 Watt, mentre uno schermo Lcd ne utilizza circa 45. Un thin client invece consuma solo 6 Watt, più lo schermo. E non è una differenza da poco.

Inoltre proviamo a considerare le emissioni di CO2 collegate all'energia che viene prodotta. In media si parla di oltre 600 grammi di CO2 per ogni kiloWatt/ora (kW-h) generato. In Francia il valore è inferiore, grazie alla percentuale maggiore di energia prodotta dal nucleare, mentre in Italia e Spagna il valore è più alto. Non è un dato da sottovalutare, se consideriamo che una foresta di alberi di grandi dimensioni è in grado di assorbire in media 15-20 chilogrammi di CO2 all'anno, mentre una piccola ne assorbe tra i 2 e i 7.

Probabilmente non è facile immaginare un gas in termini di peso. E' più naturale pensare al volume. Se si ragiona sulla densità di CO2, allora vuol dire che produrre 1 kW-h comporta l'emissione di circa 300 litri di CO2 nell'atmosfera. Non è poco - 300 litri all'ora? Se poi pensiamo che un server blade viene utilizzato in media al 5% delle sue potenzialità, questo significa che spreca (facendo una stima particolarmente conservativa) 3,8 kW, che vuol dire 2,5 chilogrammi di CO2 all'ora (oltre 1.000 litri), ogni ora dell'anno.

Calcolando questo numero per anno intero, si arriva a 9 milioni di litri di CO2 che vanno nell'atmosfera! Ci vorrebbero 1.000 alberi di grandi dimensioni per assorbire tutta l'anidride generata, e questo senza nemmeno parlare dei costi legati al condizionamento, che solitamente raddoppiano i consumi di energia elettrica.

Fornire i necessari livelli di energia per far girare il sistema e mantenerlo aggiornato e correttamente funzionante è diventata una sfida importante per i manager It. Il costo di alimentazione energetica per un data center è diventato un problema da affrontare seriamente.

La richiesta di potenza di elaborazione è salita rapidamente e altrettanto è cresciuto il costo dell'energia negli ultimi anni. Possiamo pensare ai server moderni come all'equivalente informatico dei Suv, veicoli che consumano molto più carburante di un'utilitaria! Secondo stime Idc oggi la media dei server consuma quattro volte di più (circa 400 W) rispetto ai sistemi di dieci anni fa. Forrester ha stimato che i server utilizzano circa il 30% dei loro consumi durante le fasi di inattività. Considerando che la media dei server resta inattiva per circa l'80% del tempo in cui sono accesi, il livello di costi da affrontare è diventato sproporzionato rispetto al carico di lavoro svolto.

Non solo, anche il numero di server di cui le organizzazioni necessitano per supportare il loro business sta salendo drammaticamente: per fare un esempio il numero di server per rack è passato da 7 a 14. Se consideriamo l'aumento dei livelli di consumo di energia, del numero di server installati, e la densità dei data center significa che il costo relativo alla gestione dei data center cresce del 15% di anno in anno. Tutta l'elettricità consumata dai server si trasforma in calore e per prevenire la trasformazione dei data center in vere e proprie fornaci, un ulteriore 125% circa di elettricità viene utilizzato per il condizionamento degli ambienti. Ciò crea un circolo vizioso che causa dispendi sempre maggiori di energia e fa scendere l'innovazione tecnologica in fondo alla lista delle priorità.

Risolvere questo problema significa fronteggiare e dominare numerose problematiche chiave: la proliferazione dei server, il livello di energia consumato da ogni server e il mantenimento di un sistema It flessibile e rispondente. Questi obiettivi sono strettamente collegati tra loro: la virtualizzazione è il mezzo per poterli affrontare. Una delle aree di maggior crescita dei progetti di server consolidation è l'utilizzo di macchine virtuali per far girare più applicazioni su una singola macchina fisica. Questo approccio permette di ridurre il numero delle macchine che devono essere installate nel data center e di diminuire il consumo totale di energia necessaria.

Il secondo beneficio di un ambiente virtuale è l'utilizzo più efficace del consumo di energia. Un normale server necessita di circa 400 W di potenza per supportare una singola applicazione, ma se consideriamo i tempi di inattività del server fisico, questo consumo energetico risulta mal distribuito. Un server virtuale che ospita dieci applicazioni contemporaneamente risulterà proporzionalmente più vantaggioso in termini di consumo e per ogni applicazione potrà essere stimato un consumo di soli 40 W. Il costo totale di gestione del data center risulterà quindi molto più basso e si ridurrà in proporzione anche il costo del raffreddamento degli ambienti.

Questo non è solo un beneficio teorico: lo spostamento di un'applicazione su una macchina virtuale può generare un risparmio medio annuo di 150 euro sui costi di elettricità e di 188 euro sui costi di condizionamento degli ambienti.
L'impatto generale della virtualizzazione non viene percepito solo a livello di spese e budget It aziendali: ha vantaggi diretti anche sull'ambiente. Ogni server virtuale consente di risparmiare una certa quantità di energia, che rapportata alle tariffe attuali è di circa 8.000 kW-h di potenza; circa il doppio del consumo medio di un'abitazione in un anno, che è stato stimato in 4.628kW-h.

Ogni server virtuale svolge quindi un ruolo molto importante nel rendere più efficienti i consumi di energia delle aziende e nella riduzione del quantitativo di energia necessario per rispondere alle richieste della clientela. Creare un'infrastruttura It con queste caratteristiche significa non solo soddisfare le esigenze di business (flessibilità, potenza e riduzione dei costi), ma anche contribuire alla tutela dell'ambiente in cui viviamo.

*Country Manager di Vmware Italia

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