Quando It e Pa convivono in armonia

I responsabili dei sistemi informativi di Bressanone, Todi, Trezzano sul Naviglio e Cusago raccontano come vivono il loro ruolo, che deve muoversi in equilibrio tra politica e tecnologia

Un po’ politico un po’ tecnico. Così deve essere il responsabile It negli enti pubblici, capace di creare equilibrio tra visibilità e concretezza, tra investimento e risparmio del denaro dei contribuenti. Un equilibrio che potrebbe sembrare difficile ma che, invece, può essere raggiunto e con soddisfazione. Così almeno è stato per i comuni di Bressanone (Bz), Todi (Pg) e Trezzano sul Naviglio (Mi), tre realtà geograficamente distanti, ma accomunate dal numero di abitanti (20.000 circa) e dagli obiettivi: far crescere la comunità tramite l’Information technology. Non si tratta certamente di un campione rappresentativo, ma, a sentir parlare i responsabili dei sistemi informativi dei tre enti, sembra proprio che It e Pa siano in grado di convivere in armonia.


«Da dieci anni mi occupo dell’It del comune di Todi – spiega Paolo Orazi, responsabile dei sistemi dell’ente perugino -. All’epoca, la dotazione informatica contava otto terminali e una decina di pc, prevalentemente utilizzati per la videoscrittura. Ora si parla di 120 macchine collegate in modalità mista con fibra ottica, Wi-Fi o rame, otto server, telefonia Ip. Per carattere, non mi sento mai soddisfatto, ma il risultato raggiunto non mi dispiace». Importante è la capacità dell’Edp manager di trasformare in pratica le esigenze dell’ente. «Così è stato per l’Ip, affrontata con Cisco – continua Orazi -. Il trasferimento fisico di una quarantina di persone avvenuto tre anni fa mi ha dato lo spunto per partire con un progetto dedicato. Bisogna essere propositivi, perché è difficile che l’ente muova richieste specifiche».


Anche Alex Curcio, a capo dell’It del comune di Bressanone si ritiene soddisfatto dei risultati raggiunti. «Sicuramente possiamo migliorare ancora – dice -, ma quasi la totalità delle nostre proposte, nel breve/medio periodo, viene approvata dalla giunta. La spesa annuale si aggira sui 50/60.000 euro, da destinare a software, hardware e manutenzione, cui si aggiunge una quota fornita dal fondo sociale europeo per la formazione del personale. Da circa quattro anni, poi, abbiamo iniziato, con Siav, un importante progetto di gestione documentale che ci ha portato anche a rivedere l’organizzazione interna, con tutti i processi annessi. Si può dire che da allora la nostra infrastruttura It abbia preso forma».


Attento alle potenzialità della tecnologia è anche il comune di Trezzano sul Naviglio, che dedica all’It tre risorse e una percentuale di spesa sempre crescente. «Nell’ultimo anno – indica Lisa Amicarella, funzionario e responsabile dell’area gestionali – la cifra si è stabilizzata, ma nei periodi precedenti è sempre aumentata. Tendenzialmente, come assistenza macchinari la previsione a bilancio è di 120.000 euro, 20.000 per spese diverse Ced e 40.000 per acquisti e attrezzature informatiche». Il comune dell’hinterland milanese sta cercando di migliorare il lavoro dei dipendenti e l’interazione con i cittadini (con la biblioteca multimediale, già attiva, lo sportello unico, l’allineamento dei codici fiscali).


Cifre intermedie raffigurano il comune di Todi, che dal 1998 a oggi ha investito in It circa 800.000 euro. «A parte le spese correnti, non esiste una linea generale – specifica Orazi -. In alcuni anni, la cifra si è limitata a 10.000 euro, in altri si sono superati i 100.000». Gli investimenti maggiori sono andati in direzione dell’operatività interna. «Si tratta di una decisione presa razionalmente – illustra Orazi -, soprattutto alla luce del tentativo, fatto ai primi del 2000, di un sito Web con servizi interattivi che, ai tempi, non ha dato esiti soddisfacenti. Né noi dell’amministrazione né i cittadini eravamo pronti. Meglio, quindi, mettere a regime il back office, soprattutto le procedure, e solo poi coinvolgere la gente». Sono molti i progetti It del comune umbro (dalla creazione di un archivio unico, alla tracciabilità degli interventi di manutenzione), riassumibili, tuttavia, nella creazione di un sistema informativo determinato a livello complessivo. Un risultato che, tecnologicamente, l’ente perugino non intende raggiungere facendo leva sull’opensource, così come avviene per il comune di Bressanone. «L’economicità – indica Orazi – non può essere l’unico fattore preso in considerazione». Anche Curcio, che tra i servizi attivi vanta la firma digitale e ha come obiettivo quello di portare, entro l’anno, il maggior numero di prestazioni all’interno dei flussi informatici, non punta sui sistemi aperti perché «alcune realtà che si sono spinte verso l’opensource non sono riuscite ad arrivare a capo dei progetti», lamenta. A Trezzano sul Naviglio, invece, l’opensource è utilizzato per i servizi prettamente tecnici.


I tre enti interpellati sono concordi su un ulteriore aspetto, o meglio su una comune nota dolente: il rapporto con la Pubblica amministrazione centrale va migliorato.

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