Quando il killer è l’applicazione

Se cercavate un’applicazione trainante per il mercato del software online, siete fuori strada: aprite bottega, fatevi un AppStore. Magari specializzato.

Il successo del momento è l’appstore, il supermercato delle applicazioni scaricabili dal dispositivo mobile. Se non scrolli il touchscreen vorticando tra icone di straordinari software gratuiti non sei nessuno; se non imbarazzi l’accelerometro per commentare twitter o facebook, nessuno si ricorda di te. E se al negozio senti la gente chiedere “un computer per connettersi a feisbùk”, ricorda che non sei su scherzi a parte e che l’equivalenza internet-web-feisbùk è un fatto sociale serissimo che certamente sta modificando la tua attività. Abbiamo a lungo atteso l’applicazione determinante per il successo on-line ed era sotto i nostri occhi: era il concetto stesso di applicazione.

Il nuovo modo di fruire smartphone e netbook, talvolta detto real-time web, richiede due punti fermi: il social networking e l’appstore. Sono i due capisaldi sui quali si articola l’homo telephonicus; in maniera più o meno modaiola, ma sempre su queste due componenti.
Il modello di business del social networking è ancora poco chiaro, anche se sembra privilegiare aziende microscopiche o atomiche, mentre per realtà appena più grandi gli effetti sono a cascata sul business, più diretti sul personale.

E’ invece più evidente il successo degli Appstore, piattaforme di commercio elettroniche di beni immateriali sulle quali il gestore fa la cresta. Le applicazioni sono complesse, con parti applicative che possono integrare contenuti classici ma anche pubblicità.

Il software è il contenuto
Nati megalitici, gli Appstore evolvono e via via si diffondono, acquisiscono gestori che non hanno un loro hardware. Tra un po’ arriverà il franchising, state sicuri: aspetto con ansia (si fa per dire) la contrattualistica relativa agli AtomStore che Intel ha annunciato. In breve saranno presentati anche i chioschetti e gli appstore saranno disponibili anche come servizi dei singoli siti specializzati. Vendi gomme per veicoli? Apri sul tuo sito una finestrella sui softwarini collegati alla tua merceologia e a quelle collegate, rendi un servizio e ti conviene. Il software è meglio del contenuto: se mi collego ad un wiki devo leggere e quasi studiare, mentre un software mi fa tre domande e capisce tutto lui.

Anche se ogni giorno vediamo un’innovazione nel modello di business, il meccanismo di ricerca delle applicazioni negli store è per ora primordiale. E’ ovvio: anche quello è un mercato. Ho bisogno di un softwarino per calcolare la pressione delle gomme e ce ne sono sette, tre gratis e gli altri a prezzi diversi: quale sceglierò? E’ ovvio: quello che mi viene consigliato in automatico, grazie al servizio automatico che Apple chiama Recommendation genius.

E non finisce qui. Anche il “genius” è a sua volta un mercato, che prima o poi si aprirà al miglior suggeritore, aspettar per credere.
Altro che videochiamate. Altro che partite di calcio sugli schermi dei cellulari. Qui si replica il successo degli Sms, migliorandolo.
I classici contenuti digitali sono sono passi evolutivi verso il software-as-a-content, con la logica mescolata a contenuti classici e pubblicità (interna ed esterna).

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