Quando il bilancio sociale fa bene ai dipendenti

Sony Italia adesrisce all’impostazione dei rendiconti della gestione responsabile.

14 settembre 2004 “Caspita, ma allora anch’io sono uno stakeholder”.
Antonio Gallo, agente commerciale di Sony partecipa alla conferenza stampa nel corso della quale la filale italiana annuncia di aver prodotto il suo primo bilancio sociale, battendo in anticipo tutte le altre filiali.
E pure la casa madre.
E Gallo scopre che l’azienda per cui lavora da anni ha deciso di intraprendere una strategia di business etico.
Ovvero?
“Ovvero fornire una rendicontazione trasparente della nostra attività – spiega l’amministratore delegato Massimilano
Alesi
-, rispetto a tre dimensioni tipiche della sostenibilità d’impresa: economica, sociale e ambientale”.
E Gallo se ne vanta.
Anche a lui
(oltre a tutti gli altri stakeholder che in questo caso sono i dipendenti, i collaboratori, i fornitori, partner di affari…) il management assicura trasparenza nell’ottica di un programma di miglioramento generale.
Anche sociale.
Ad esempio, al di fuori di ciò che la legge sull’ambiente impone “noi stiamo portando avanti il recupero di sistemi dismessi, associato allo smaltimento selettivo dei prodotti”.
Sul fronte
gestione interna Maurizio Ghislandi
, responsabile delle comunicazioni di Sony Italia, invece, sottolinea come per “i dipendenti si stia cercando di studiare orari differenziati”.
Nella loro testa un orario invernale, diverso da quello estivo.
“La riflessione nasce – commenta ancora Ghislandi – dal fatto che i nostri colletti bianchi passano molte più ore del dovuto al lavoro”.
Sarà anche per questo che in Sony Italia c’è un bassissimo turnover?
Alesi parla del 2% all’anno.
Ma, interessati come siamo alla rete di vendita ci viene da chiedere se la responsabilità sociale prevede nel proprio programma anche ricadute sull’indotto commerciale.
Alesi è positivo: “stiamo fortemente investendo nella formazione di tutta la nostra rete di vendita. E quando parliamo di formazione ci riferiamo al fatto che la rendiamo fruibile a costi zero, perché questi ce li accolliamo noi”.
Non è la prima volta che durante la presentazione di questo Bilancio sociale Alesi parla di costi.
“Intraprendere questa strada significa avere degli oneri economici da sostenere – spiega Alesi –, ma crediamo che questo valga l’impresa”.
Costosa fu anche la decisione, circa due anni fa, di chiudere l’impianto produttivo di Rovereto.
Pare però che i circa duecento dipendenti siano stati riqualificati e assunti dalla società francese che aveva rilevato il sito produttivo.
E a proposito di personale un sindacalista presente alla conferenza stampa non si è lasciato sfuggire il fatto che i conti, su questo stesso bilancio sociale, si tireranno solo fra dodici mesi.
Intanto, notiamo come alla presentazione del bilancio sociale, Sony non faccia minimamente riferimento ai risultati economici.
Unico veloce accenno è relativo allo scorso esercizio chiuso nel marzo 2004 con 670 milioni di euro.
A dimostrazione che in questa era sociale non si parlerà
più solo di denaro.

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