Quando finisce un amore

Dalla stampa per diletto ai giornali di servizio. La logica dei potentati

20 febbraio 2003 Forse non potra’ sembrare questo il luogo corretto per commentare la
chiusura di un giornale. Invece secondo noi lo e’. In primo luogo perche’
quando si parla di mezzi di comunicazione, ogni strumento puo’ e deve
farsi cassa di risonanza di analisi e concetti correlati, andandone della
liberta’ di informazione di tutti.
In secondo luogo perche’ il giornale in
questione, Punto Com, era un quotidiano che come oggetto d’analisi aveva
proprio i mezzi di comunicazione.
Un meta quotidiano, quindi, che pero’, specie ultimamente, non usava meta
linguaggi per parlare ai lettori, e forse e’ stata questa la sua sfortuna
finale. Ovvero, non e’ piaciuto al potentato economico di riferimento
(purtroppo, ce ne deve sempre essere uno).
Il suo creatore e’ uscito dalla
porta realizzando una congrua ricompensa, il suo ultimo compratore, la Hdc
di Luigi Crespi, e’ entrato dalla stessa, ma per spegnere la luce. Scopo
dell’investimento, zero. Apparentemente.
Allora, usando quel meta linguaggio che pare essere gradito alle alte sfere,
tutto sembra una manovra per spostare una piccola area di influenza da un
feudo a un altro.
Si e’ sentito dire che il marchio Punto Com potrebbe finire nell’area
dell’editore del Riformista, il dalemiano Claudio Velardi. Ce ne rallegriamo
per la redazione e il direttore di Punto Com, Emanuele Bruno (bistrattato
oltre ogni misura, specie dai colleghi di Clarence, paragonato a un
burattino ora nelle mani di Crespi, ora in quelle di Rossella, e, cio’ che
e’ peggio, messo in condizione di non poter replicare).
Ma questa e’ la logica del giornaletto di servizio per qualcuno.
Intendiamoci: va benissimo per salvare i posti di lavoro, che,
prosaicamente, vengono prima di qualsiasi altra cosa.
Ma l’amore, quello per la stampa leggera, che crea e prova diletto, e’
finito.

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