Quali vantaggi reali nel passaggio ai 64 bit sui desktop?

Si prepara, a tappe forzate, una migrazione di processori e sistemi operativi anche per i computer da scrivania. Al momento, però, i benefici per gli utilizzatori appaiono legati soprattutto alle prestazioni e alla gestione della memoria.

Non si parla d’altro che di 64 bit nel campo delle architetture. Secondo i costruttori maggiormente impegnati su questo fronte (Intel e Amd, ovviamente, ma anche Microsoft), passare al "nuovo mondo", semplificando un po’, fa guadagnare in potenza elaborativa e consente alle applicazioni di girare più velocemente. E non solo sui server, ma anche su pc, portatili e workstation. Ma nella pratica, le cose stanno realmente così? Qualche dubbio è lecito sollevarlo.


È da circa due anni che hanno fatto la loro apparizione i processori dual core, capaci di far funzionare applicazioni a 32 e 64 bit. È partita Amd con Opteron e Athlon, ma Intel ha poi colmato la lacuna e oggi tutti i Pentium 4 e gli Xeon sono dotati di estensioni a 64 bit. Presto toccherà anche ai Celeron e ai Pentium M, mentre fra diciotto mesi sarà praticamente impossibile trovare un pc non a 64 bit. Al lotto si è aggiunta di recente Microsoft, che da poco ha ottimizzato Windows Xp Pro e Server 2003 per le estensioni più potenti.


I microprocessori a 64 bit presentano il sostanziale vantaggio di poter effettuare calcoli tanto astronomici quanto microscopici e sono in grado di indirizzare una quantità molto più alta di memoria (16 Tb contro 4 Gb) rispetto ai modelli a 32 bit. Questo consente, per esempio, di portare un intero database aziendale nella memoria di una macchina ed effettuare gli interventi più rapidamente, in quanto non si accede al disco, notoriamente più lento. Quindi, più un’applicazione consuma memoria più guadagna nel passaggio ai 64 bit. Stando ai test effettuati, il miglioramento appare evidente soprattutto con i modelli Cad complessi o con Web server ospitati su macchine ben carrozzate in memoria. Per i pc desktop, i vantaggi appaiono assai meno visibili, anche perché, fino a oggi, nessuna applicazione office o "generalista" ha avvicinato il limite dei 4 Gb di Ram. Anche se le applicazioni mostrano da tempo la tendenza all’"obesità", si fa fatica a pensare, nell’arco dei prossimi due anni, a macchine equipaggiate con più di 2 Gb di memoria standard. Soprattutto se si confermerà la tendenza a esaltare il client Web a discapito delle architetture client-server.


Messa in questi termini, la migrazione verso i 64 per la postazione individuale appare poco stimolante. Tantopiù che qualche difficoltà tecnica non manca, come, ad esempio, l’assenza di compatibilità con i 16 bit, problemi di driver o di assistenza tecnica. Questo non impedisce ai costruttori di spingere sulla migrazione. Intel la mette sul piano della storia e, dunque, vede la transizione come ineluttabile, in linea con quanto già avvenuto nel passaggio dai 16 ai 32 bit, a maggior ragione se i processori non costeranno più cari. Microsoft, più prosaicamente, sostiene che i 64 bit sono il futuro e gli sviluppatori saranno in grado di creare applicazioni che oggi non riusciamo ancora a immaginare.


Se i 64 bit presentano indubbi punti di forza, anche in ottica desktop, questi sembrano più che altro a vantaggio dei costruttori. L’occasione è ghiotta, infatti, per rinnovare hardware e software. Windows Xp Pro x64 è disponibile preinstallato sulle nuove macchine, anche in forma di aggiornamento da una precedente versione a 32 bit. Ma chi sceglie questa soluzione, meno cara, perde la precedente licenza Xp Pro e la correlata assistenza tecnica. A questo punto, chiaramente, conviene investire su una nuova macchina.


A vantaggio della migrazione, c’è il fatto che Windows di certo guadagnerà in stabilità. Il nuovo sistema gestisce 16 Tb di memoria virtuale, contro i 4 Gb della versione a 32 bit e questo è un aspetto cruciale per un sistema operativo. Quando un numero troppo elevato di processi e applicazioni va a occupare spazio nei 4 Gb di memoria virtuale, il sistema rischia di "piantarsi", ma i rischi si ridurranno drasticamente con i promessi 16 Tb supportati. Le estensioni a 64 bit contengono nuove soluzioni per visualizzare la memoria in modo trasparente. L’utente non si accorge di nulla, ma per lo sviluppatore è un bel vantaggio. Il chipset di base non offre che otto registri generali, ovvero unità di storage locali, ultrarapide, che conservano le istruzioni e i dati sui quali lavora il processore. Questo, dunque, passa parecchio tempo per cercare i suoi dati nella memoria cache. Utilizzando le estensioni a 64 bit, lo sviluppatore potrà lavorare più comodamente con 16 registri generali. Resta ancora un gap, ad esempio, con il PowerPc, che offre 32 registri, ma il MacOs Tiger non è totalmente orientato ai 64 bit.

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