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Chi sono i nuovi provider e perché devono usare l’opensource

Le cosiddette aziende digitali pure play stanno trasformando il mercato, cogliendo le opportunità offerte dall’opensource per fornire nuovi servizi come i provider. Siamo parlando di Google, AWS, Netflix, Facebook: tutte si basano sulla tecnologia aperta.

Al loro fianco nuove telco iniziano a partecipare a questo banchetto. L’opensource sta diventando un elemento chiave del movimento di modernizzazione che sta attraversando il settore delle telecomunicazioni e i player, in qualità di fornitori dell’infrastruttura di comunicazione e della capacità elaborativa fondamentali per molte aziende, hanno la possibilità di capitalizzare la loro posizione nell’era digitale.

Ma, al fine di diventare un abilitatore centrale, le telco devono prima modernizzare il proprio business, non solo con aggiornamenti tecnici, ma rivisitando la stessa cultura aziendale, compresa l’apertura verso nuove e diverse partnership e la partecipazione alle community.

Ne parliamo con Santiago Madruga, head of Emea Telco & ICT di Red Hat, per il quale molte aziende, indipendentemente dalla dimensione, stanno esplorando come sfruttare tecnologie dirompenti quali cloud, mobile, social e big data.

Per Madruga communication service provider (CSP) si trovano al centro della catena del valore digitale dato che le aziende di tutti i settori fanno affidamento su reti e potenza di calcolo per gli elementi cruciali dei loro servizi.

Santiago Madruga, head of EMEA Telco & ICT di Red Hat
Santiago Madruga, head of EMEA Telco & ICT di Red Hat

La vera domanda per i CSP è: come ottenere il massimo valore dallo loro posizione di forza al centro della catena ed evitare di trasformarsi nello strumento che semplicemente mette tutto insieme? Gli operatori devono cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione al fine di competere in modo efficace con una vasta gamma di nuove realtà digitali che sta sconvolgendo il mercato e i servizi che gli operatori hanno tradizionalmente monetizzato.

Provider che non sono pronti

Per Madruga una parte della sfida è data dal fatto che l’infrastruttura degli stessi CSP non è avanzata. Una grande quantità dei loro clienti ha iniziato ad adottare tecnologie trasformative come il cloud e la virtualizzazione molti anni fa. Se vogliono quindi operare nel settore enterprise, i CSP devono imboccare la strada della trasformazione.

Ed è qui che entra in gioco il passaggio a un’architettura virtuale software-defined. Tradizionalmente, i servizi di rete erano realizzati su hardware proprietario custom-made che richiedeva molti anni di investimenti.

Oggi questi stessi servizi possono girare su piattaforme private cloud su server standard, cambiando non solo la tecnologia, ma le economie e le dinamiche del settore. Dinamiche che modificano l’ecosistema e ridisegnano i confini della concorrenza.

Dove prima i network equipment provider fornivano soluzioni verticali che i CSP avrebbero poi integrato, oggi le funzioni di rete implementate virtualmente aprono la strada a piccoli ISV.

E con il software ormai indipendente dall’hardware, vediamo che l’opensource prende piede in nuove comunità che collaborano per definire soluzioni di prossima generazione. In queste community, la velocità con cui si mettono a punto soluzioni e si favorisce l’innovazione è impareggiabile. Tutto questo permette agli operatori di staccarsi dalla tecnologia proprietaria guadagnando in flessibilità e lasciando la libertà di scegliere il vendor che più soddisfa determinate esigenze in un momento specifico. Incoraggia inoltre la partecipazione a comunità che possono utilizzare per aumentare il loro budget R&D esistente.

OpenStack logo

Il caso OpenStack

Prendiamo OpenStack per esempio, i CSP accedono sempre più spesso agli sviluppatori del mondo software defined e creano infrastrutture cloud basate su queste tecnologie e best practice.

Sono diversi i player che entrano in gioco e con velocità differenti e assisteremo a nuove partnership proprio perché nessuna soluzione sarà adatta per tutte le situazioni. Ma affinché i CSP si adeguino a queste dinamiche e possano sfruttare l’onda digitale devono andare al di là della modernizzazione tecnologica e adottare una nuova cultura di business. Il passaggio al digitale richiede un approccio aperto verso la revisione della struttura interna, l’adozione di tecnologie come container e devops e la collaborazione.

Per Madruga stiamo assistendo all’era delle telecomunicazioni aperte, realizzate e supportate da un ecosistema aperto. Proprio come abbiamo visto in altri settori, gli operatori potranno innovare più rapidamente, ridurre i costi e aumentare la flessibilità al fine di contrastare i nuovi player emergenti.

Tuttavia, coloro che vorranno sfruttare l’opensource dovranno navigarne l’ecosistema, e comprendere le differenze tra progetti upstream e prodotti commercializzati. Dovranno inoltre capire come le tecnologie vengono certificate affinché operino con altri software e hardware e i rischi di lock-in e di compatibilità di versioni proprietarie di software opensource, note come fork.

Il datacenter di Swisscom
Il datacenter di Swisscom

Esempi di digital transformation

Swisscom nel 2012 l’azienda ha delineato una strategia cloud per semplificare l’infrastruttura e offrire nuovi servizi. Con OpenStack ha consolidato tutto su un’unica piattaforma cloud per uno sviluppo più rapido e agile e per scalare più facilmente le applicazioni in base alle richieste dei clienti. Su questa base virtuale ha lanciato l’offerta PaaS di modo che i clienti potessero, a loro volta, creare e implementare applicazioni più rapidamente. Il progetto cloud ha dato vita a nuovi flussi di fatturato sia sui clienti aziendali che residenziali.

Anche Fastweb, che offre servizi ICT basati su cloud alle aziende, è un esempio. Per soddisfare tassi di adozione in crescita ed esigenze dinamiche dei propri clienti ha sviluppato su OpenStack la sua strategia di software-defined datacenter e oggi può sfruttare funzionalità di automazione e self-service per creare in modo rapido e semplice reti personalizzate. I suoi clienti possono acquistare blocchi di risorse di calcolo, di rete e di storage nell’ambiente cloud di Fastweb e possono realizzare data center virtuali tramite il portale self-service. Con un’infrastruttura moderna Fastweb può offrire ai clienti livelli di servizio coerenti che coprono l’intera piattaforma tecnologica, dalla rete ai sistemi cloud.

ll datacenter tier IV di Fastweb
ll datacenter tier IV di Fastweb

Dinamismo nelle community

È evidente che se il CSP vuole avere successo nel mondo digitale, agilità, scalabilità e flessibilità devono permeare l’intero ecosistema ICT. Sono queste le promesse di NFV e SDN, ma anche di OpenStack.

Richieste di mercato in costante evoluzione e aggressivi nuovi player stanno favorendo il rapido sviluppo della tecnologia di telecomunicazione ma, al tempo stesso, esercitano notevoli pressioni sulle aziende del settore.

I service provider devono soddisfare queste esigenze senza impattare in modo negativo l’efficienza e le prestazioni di rete e senza far crescere il TCO. Non basta innovare, i CSP devono innovare alla velocità di internet, abbandonando il legacy e accogliendo le nuove dinamiche che stanno dando forma al modo in cui gli utenti interagiscono e usano la tecnologia.

Questo insieme di cambiamenti, innovazioni e concorrenti ha dato luogo a nuovi ecosistemi basati su un approccio aperto e collaborativo che ispira modi diversi di pensare. Oggi ci sono oltre un milione di progetti open source e la tecnologia aperta è alla base di molte scoperte scientifiche rivoluzionarie. Per competere in questo mercato i CSP devono prendere sin da subito a queste comunità open source in cui persone piene di passione con background diversi collaborano per risolvere i problemi e definire le nostre reti future.

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