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Protezione dei consumatori online: le nuove norme europee

Le piattaforme di acquisto online e i servizi comparativi come Amazon, eBay, AirBnb, Skyscanner, in futuro dovranno rivelare ai consumatori i parametri che determinano la classificazione delle offerte risultanti da una ricerca.

C’è anche questo nella direttiva approvata a Strasburgo, uno degli ultimi atti del Parlamento europeo uscente.

Con 474 voti favorevoli, 163 contrari e 14 astensioni la Plenaria ha approvato una direttiva che modifica quattro direttive esistenti in materia di protezione diritti dei consumatori: le pratiche commerciali sleali, i diritti dei consumatori, le clausole contrattuali abusive e l’indicazione dei prezzi.

La direttiva, che fa parte del pacchetto conosciuto come “Nuovo accordo per i consumatori”, iniziativa lanciata dal presidente della Commissione Jean-Claude Junker un anno e mezzo fa, sarà ora sottoposta all’approvazione formale (il testo è stato già con concordato) del Consiglio dei ministri UE.

Dopodichè gli Stati membri disporranno di 24 mesi dalla data di entrata in vigore della direttiva per recepirla nel diritto nazionale.

La nuova direttiva modifica la direttiva 93/13/CEE del Consiglio, la direttiva 98/6/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, la direttiva 2005/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e la direttiva 2011/83/UE del Parlamento europeo e del Consiglio.

Si tratta di un aggiornamento delle norme UE sulla tutela dei consumatori, realizzato per contrastare le recensioni ingannevoli online e la doppia qualità dei prodotti.

La nuova legge aggiorna i diritti dei consumatori all’era di internet, garantendo ai consumatori maggiori informazioni sul funzionamento delle classifiche online e quando queste derivino da post sponsorizzati.

Le nuove regole mirano a rendere più trasparente per i consumatori l’utilizzo delle recensioni online e dei prezzi personalizzati.

I consumatori dovranno inoltre essere informati da chi acquistano i beni o servizi, cioè se da un commerciante, dal marketplace stesso o da un privato, e se sono stati utilizzati dei prezzi personalizzati.

Il testo approvato a Strasburgo tratta anche la questione della cosiddetta doppia qualità dei prodotti, ovvero quelli commercializzati con lo stesso marchio in diversi Paesi UE, che differiscono per composizione o caratteristiche, assegnando agli Stati membri il compito di combattere la commercializzazione ingannevole.

Al determinarsi di condizioni come la commercializzazione simile in Stati membri di prodotti identici, con composizione o caratteristiche significativamente diverse e senza una giustificazione, la pratica potrebbe essere qualificata come ingannevole e quindi proibita.

Inoltre il testo include una clausola di riesame che impone alla Commissione europea di valutare la situazione entro due anni, per verificare se la doppia qualità dei prodotti debba essere aggiunta alla lista nera delle pratiche commerciali sleali.

Per le infrazioni ritenute diffuse, che danneggiano i consumatori in più Paesi UE, l’ammenda massima disponibile deve ammontare ad almeno il 4% del fatturato annuo del commerciante nell’esercizio finanziario precedente o, qualora non fossero disponibile informazioni sul fatturato, a un importo forfettario di due milioni di euro.

Un pacchetto, definito dall’europarlamentare uscente inglese, Daniel Dalton, caponegoziatore del testo, in grado di rinforzare i diritti dei consumatori nell’era di internet, portando nuove protezioni e dando ai consumatori la possibilità di ricevere informazioni ogni volta che acquistano.

L’accordo che abbiamo trovato è un inizio. Si affronta la questione dei prodotti a doppia qualità per la prima volta e nei prossimi anni la Commissione europea dovrà esaminare i progressi compiuti“. E chissà se Dalton parteciperà alla valutazione o sarà uno spettatore esterno alla Comunità.

2 COMMENTI

  1. Tutto bello. Mi chiedo se l’Europa è al corrente che in Italia le compagnie telefoniche, energetiche e non so che altro, possono fare contratti telefonici senza alcuna firma degli interessati e spesso accade che vengano “creati” dei consensi col cut&paste di un Si pronunciato in tutt’altro contesto. Il tutto alla faccia dei diritti dei consumatori…

  2. Un’altra legge fatta per pararsi… se li beccano massimo possono risarcire il 4% del fatturato fatto. Recensioni false o pagate generano molto più del 4% del fatturato.
    Ovviamente se li beccano…

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