Proteggere l’identità. Parte seconda

I codici maligni si combattono con software appositi, antivirus e antispyware

I codici maligni si combattono con software appositi, antivirus e
antispyware. Sul mercato ce ne sono tanti, tutti validi, anche se con livelli di
protezione differenti. L’importante è che questi software siano costantemente
aggiornati, in modo da mantenere le definizioni dei virus più recenti e siano
così in grado di intercettarli mentre stanno cercando di entrare nel proprio PC.
Inoltre, i firewall sono barriere molto utili, al pari almeno degli opportuni
filtri antispam dei programmi di posta elettronica. A livello di rete aziendale,
l’amministratore deve provvedere con attenzione ad assegnare i permessi e le
autorizzazioni ai vari utenti commisurandoli alle effettive esigenze di lavoro e
competenze informatiche. Password a rischio


L’altro elemento di rischio è costituito dall’uso delle
password, tanto quelle che danno accesso ai servizi Web quanto quelle che danno
accesso al PC, soprattutto nei casi di realtà aziendali. Esistono dei codici
maligni basati su dizionari che possono ricostruire la password d’uso
dell’utente e associandola al rispettivo nome di login permettono di comandarne
l’identità online. Per questo motivo bisogna prendere delle precauzioni anche
sul fronte delle password. Errori e consigli La prima regola, in questo caso, è
semplice: no alle password deboli. Per password deboli si intendono quelle
basate su parole o codici ricostruibili senza troppo affanno: il proprio
cognome, la propria data di nascita, il proprio paese di nascita, e in generale
tutti quei dati personali facilmente conoscibili da parte di un malintenzionato.


Molto meglio ricorrere a password forti, cioè a combinazioni
alfanumeriche complesse: sequenze, anche casuali, di lettere e numeri che non
sono riconducibili a dati personali facilmente conoscibili. La difficoltà, in
questo caso, è quella di ricordare la password scelta: bisogna evitare
assolutamente di mantenere un file con i propri login e le password. Meglio
scriverle su un quaderno, ma – soprattutto se si lavora in azienda – si eviti di
lasciarlo a portata di mano. Scriverle su carta e mantenerle in un luogo diverso
da quello dove c’è il computer può essere un’idea. Inoltre, sulla facilità di
ricostruzione delle password agisce anche la loro lunghezza: più sono lunghe,
meno sono semplici da intercettare. Infine, un accorgimento molto utile, anche
se spesso trascurato: cambiare la password in maniera radicale a distanze di
tempo prefissate, una volta al mese o ogni due mesi.


Fonte: www.diadenet.it


 

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