Prodi: più che hardware e software serve una nuova visione

Il Presidente del Consiglio Romano Prodi ha aperto i lavori del 18° Forum Pa a Roma e insieme al Ministro Luigi Nicolais ha tracciato il profilo della Nuova Pubblica Amministrazione.

Roma

Il 18° Forum Pa arriva a un anno dalla nascita del Governo e Romano Prodi
non dimentica di ricordare, nel suo intervento al convegno di apertura del
salone, che la sfida dell’innovazione della Pa era e rimane uno dei punti
centrali del suo programma.

Accanto ha il Ministro Luigi Nicolais che
proprio sul tema della nuova funzione pubblica sta giocando la sua partita più
importante.

Ma il capo dell’esecutivo affronta il tema della Pa dalla
prospettiva più progettuale, nella logica del fare e osserva che il «Digital
divide non si risolve se la mano destra, che si occupa di hardware, non parla
continuamente e costantemente con la mano sinistra, che si occupa di
software
».

E poi si spiega:
«Nel passato – prosegue il
premier – si è pensato che l’acquisto di hardware fosse una condizione
sufficiente per dare impulso all’innovazione della Pa, in realtà si è visto che
tanti investimenti hanno giovato solo a chi ha saputo vendere macchine. Questo
significa che occorre investire, ma con maggiore attenzione ai processi, e con
una grande visione dell’organizzazione e delle funzioni che dovranno poi essere
supportate da hardware, software e servizi
».

Prodi rivendica una
posizione chiara nei confronti del ruolo dello Stato nei servizi ai cittadini.
«Non condivido le posizioni di coloro che vorrebbero un passaggio nella
gestione dei servizi ai cittadini dalla Pubblica Amministrazione al privato. La
Pa deve esser snella, deve essere efficente e deve essere misurabile, ma deve
continuare a essere l’interlocutore decisivo nell’offerta dei servizi ai
cittadini»
.

La posizione del Premier in tema di rapporto
Pubblico-Privato è però più sfumata: «La Pubblica amministrazione deve
imparare a essere più pragmatica, deve saper valutare con grande razionalità i
progetti sui quali concentrare le risorse e quelli che invece devono essere
abbandonati, deve guardare anche al mondo privato dove le scelte sono legate
alla possibilità di pianificare progetti e risorse in funzione di un risultato.
In questo scenario le funzioni della Pa devono crescere anche dal punto di vista
formativo e si dovrebbe arrivare a una situazione in cui cresce una maggiore
interdipendenza tra pubblico e privato sia a livello di servizi sia a livello di
management
».

Una prospettiva volta a premiare chi fa meglio. Con
privato e pubblico che “competono” e che si scambiano competenze, risorse e
opportunità di sviluppo. Una situazione auspicabile, ma come sottolinea lo
stesso premier di non facile attuazione. Lo scenario immaginato dal Presidente
del Consiglio fa peraltro riferimento anche alla crescita e allo sviluppo di una
nuova generazione di “burocrati”, ovvero di uomini e gestori della macchina
dello Stato, capaci di «far crescere – spiega – il peso dell’Italia
a livello europeo, con una cultura amministrativa che parte dalla consapevolezza
che molte scelte anche locali dipendono dalla capacità di influenzare scelte
europee e internazionali
».

Magari non ce siamo accorti, ma c’è una
globalizzazione della Pubblica Amministrazione che aggancia le scelte delle Pa
Locali, magari anche molto piccole, alle scelte che vengono adottate
quotidianamente a Bruxelles e a Strasburgo. Insomma, per decidere a livello
locale occorre contare (di più) anche a livello internazionale. E per decidere o
crescere a livello decisionale l’Ict può e deve fare molto.

Ma se si
dovesse intravvedere un segnale di sviluppo nelle parole del Presidente del
Consiglio questo segnale va nella direzione dell’organizzazione, del ridisegno
dei processi, della formazione e della rivisitazione dei modelli di erogazione
dei servizi. E dopo, ma solo dopo, nell’offerta di prodotti veri e propri,
hardware o software che sia. Ma c’è un altro aspetto, un po’ sottotraccia nel
passaggio del Presidente del Consiglio, sul quale l’Ict è destinata a giocare un
ruolo decisivo, e si chiama Rete. Rete come Internet, ovvero come infrastruttura
sulla quale basare i processi di innovazione, e rete come capacità di far
dialogare tutti gli attori della Pa, ma rete anche come strumento di conoscenza
e di misurazione dei servizi e della «soddisfazione del cittadino».


Prodi ha fatto esplicito riferimento a un progetto di Spending Review,
uno strumento al quale sta lavorando il Ministro Nicolais che deve servire per
capire, semplificando un po’. quali progetti meritano maggiori investimenti e
quali invece meritano di essere chiusi. «Si parla di misurabilità e su
questo tema un ruolo strategico l’avranno proprio quegli strumenti come la
Business Intelligence, come i performance management tools che possono dare
risposte chiare ed efficaci proprio al tema della misurabilità»
.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome