Private smart grid per il private cloud

Aumentare la cilindrata senza riprogettare nessun’altra componente promette prestazioni sorprendenti ma porta solo ad uscire di strada. Energia ed Ict devono riprogettarsi compatibilmente.

Ai data center d’oggi viene richiesta una densità di elaborazione per la quale non erano stati progettati, né in Ict né per consumi. Grazie a tecnologie quali virtualizzazione software e blade hardware, dove una volta c’era un server impiegato al 20% adesso ce ne sono 32 sfruttati all’80%. In conseguenza di ciò il calore cresce e i centri di elaborazione vanno raffreddati imperiosamente, studiando come non mai in quali siti geografici piazzarli, con una serie di scelte ad impatto ambientale al limite del dramma.

Nuvole islandesi
Da qui una proposta recentissima: perché non piazzarli in Islanda? Così facendo, la terra del ghiaccio potrebbe diventare terra del cloud.
Infatti è già fredda per motivi naturali, quindi consente risparmi energetici notevolissimi, economie ancora più elevate grazie alle fonti rinnovabili geotermiche e impatto ambientale ridottissimo. Una serie di “issimi” da sbalordire chicchessia, ovviamente equilibrati, su una ipotetica bilancia, dalla trasmissione dati dal territorio di Reykjavik e dal rischio Paese di un’isola con poco oltre trecentomila abitanti che protegge Wikileaks. Per tacer della Greenland, la Groenlandia, anche più facile da collegare ad un continente (il nordamericano) e “green” anche nel nome, per quanto ormai il green computing sia un termine -non un concetto- già consegnato agli archivi del marketing.
Nonostante le conseguenze della votazione dell’Altingi a favore di WikiLeaks[http://www.swedishwire.com/politics/5052-wikileaks-iceland-safe-haven-for-press-freedom], a spanne la nuvola associata al nome dell’isola resterà quella tutt’altro che benefica del vulcano Eyjafjallajökull.

Smart grid anche italiana
Un altro punto che va inserito nei tasselli dell’energia del futuro riguarda le smart grid, ovvero la bidirezionalità della rete elettrica grazie a sensori sui dispositivi che consentono fortissime economie ed ottimizzazioni. Sull’argomento ci sono movimenti anche in Italia,
Secondo il Politecnico di Milano in Italia ci sono circa 3.000 data center, il cui consumo totale si aggira attorno ad 1 GW, il 2% del totale nazionale. In quest’ottica s’inserisce il progetto Energ-IT, rivolto ai data center di piccole e medie imprese. Attraverso un’opportuna metodologia ed adeguati strumenti software, unitamente ad un sistema di sensori che misurano consumi e temperatura, è possibile distribuire in modo più razionale ed efficiente i carichi di lavoro sulle diverse macchine e monitorare i parametri di efficienza, di fatto sviluppando una private smart grid. Il risparmio per i data center medi è di circa 50 mila euro annui, di quelli grandi anche 20 volte tanto. La rifondazione del sistema energetico industriale apre le porte anche alle nuove aziende locali di energia, che negli States stanno ottenendo grossi risultati. E il termine specifico usato è spesso Data Center Transformation, in sigla Dct.
Ovviamente ripensare l’approccio al consumo elettrico non consiste solo nel cambiare per decreto le lampadine, né può bastare riprogettare il data center. Entrambe le cose, però, possono far parte d’una strategia complessiva che a sua volta sia smart.

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