Poca Internet? Più attenzione alle ragazze

Fondazione Ugo BordoniL’esclusione dalla Rete sembra essere, nel nostro Paese, un fenomeno fortemente connesso alla condizione anziana, alla presenza di un basso titolo di studio e al sesso. In particolare, le donne italiane in età di scuola superiore maturano un disinteresse forte nei confronti della rete. Equilibrando questo elemento recupereremmo ben dieci punti di gap, avvicinandoci alla media europea ma tenendocene ancora lontani.

Si tratta dell’analisi di Internet@Italia 2013. La popolazione italiana e l’uso di Internet, svolta della Fondazione Bordoni su dati Istat che analizza la situazione in profondità e propone anche soluzioni.

Nel pubblicare dati di questo genere c’è sempre il rischio che qualcuno li commenti senza obiettività e senza leggere né l’articolo, né il rapporto. Auspichiamo che ciò non accada per questo articolo, ma confidiamo nel contributo di lettrici e lettori per diffondere ed analizzare i dati, magari trovando soluzioni di dettaglio rispetto a quelle proposte. Per fare un parallelo, sono dieci anni che si auspicano politiche per preparare alla rete le persone mature ed anziane, e non si sono segnalate proteste in tal senso.

L’Italia è ancora molto indietro rispetto ai principali Paesi dell’Unione europea e il divario esistente non sembra affatto ridursi col passare del tempo. L’Italia, con una percentuale di utenti del 56%, si colloca al terzultimo posto della graduatoria EU27. Siamo quasi ultimi in tutte le fasce di età, con una distanza è di 16 punti dalla media e maggiore dai grandi Paesi (Uk 87, D 80 e F 78).

Difficilmente potremo raggiungere l’obiettivo fissato dall’Agenda Europea per il 2015, ovvero un uso regolare di Internet da parte del 75% della popolazione della classe di età 16-74 anni.

Ma di indagini che dicono quali sono le nostre frequentazioni di rete ce ne sono molte. La particolarità di Internet@Italia 2013 è di analizzare in dettaglio anche la non utenza: non solo i non utenti ma anche gli utenti deboli e i delusi che l’hanno provata e se ne sono allontanati.

I “non utenti” sono la metà

Giriamo quindi il paradigma e guardiamo gli italiani che non usano internet. Nella fascia 16-74 la percentuale è oggi al 34%. Tra chi ha più di 6 anni, gli utenti deboli risultano circa 10 milioni (17%) mentre sono circa 1,5 milioni gli utenti sporadici (2,7%). Gli ex utenti (coloro che hanno usato Internet più di 3 mesi prima della rilevazione) ammontano a circa 2,5 milioni (4,5%).

Sono, infine, ben 23,3 milioni i non utenti di Internet, pari al 40,7% della popolazione. Se sommiamo gli utenti forti a quelli deboli otteniamo una bipartizione della popolazione italiana: metà va in rete, l’altra metà risulta esclusa.

Attenti alla geografia

Anche nelle ripartizioni geografiche ci sono dati molto interessanti. Le “isole” fanno un 44,7% di non utenti, ma il problema è la Sicilia con il suo 46,6%, non l’ottimo dato della Sardegna (39%). Analogamente il “Trentino Alto-Adige” ottiene un 33,8% dovuto al 29,5% di Bolzano e al 37,9% di Trento. La regione con il maggior numero di non utenti è la Campania (52,1%), seguita dalla Calabria (50,4%) e dalla Sicilia (46,6%).

Scuola al femminile

Nel consumo della rete c’è differenza anche tra uomini e donne: oggi i non utenti per sesso sono il 35% e 46% rispettivamente, mentre nel 2008 erano 49% e 60%. Nei primi tre anni il recupero è stato veloce (circa 9 punti recuperati), mentre poi c’è stato un forte rallentamento e in 4 anni il gap s’è ridotto di appena 5 punti.

Recuperare in un settore specifico è più semplice che operare ad ampio spettro. Il rapporto suggerisce un’attenzione che appare facile da avviare. I dati di dettaglio, infatti, sembrano suggerire che il periodo delle scuole medie inferiori sia fondamentale per l’avvicinamento delle ragazze al web. In particolare, il triennio dagli 11 ai 14 anni è un importante snodo nel percorso di alfabetizzazione a Internet. Sono quindi fortemente auspicabili azioni volte a compensare le eventuali carenze familiari e ambientali da parte delle istituzioni, in primo luogo nella scuola.

In quest’ottica, molte iniziative anche private si stanno susseguendo negli ultimi tempi. Non solo nell’uso delle tecnologie, ma anche della realizzazione di nuovi oggetti e nella programmazione software. Si tratta d’una strada percorribile e dalla quale espandersi nella ricerca d’una nuova formazione.

 

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